di Mario Gelardi
con Francesco Di Leva (Emilio), Stefano Meglio (Antonio), Andrea Vellotti (Massimo)
scene Roberta Mattera, costumi Giovanna Napolitano, disegno luci Ettore Nigro
progetto grafico e foto di scena Carmine Luino, datore luci Sara Pascale
aiuto regia Giuseppe Gaudino
regia di Giuseppe Miale di Mauro
produzione Compagnia Gli Ipocriti
Siamo a Napoli, catapultati in una periferia, quasi ai margini della realtà, e qui si consuma la complessa e travolgente vicenda di 12 baci sulla bocca, che approda, mercoledì 24 aprile 2013 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 28) al Teatro Nuovo di Napoli.
Scritto da Mario Gelardi, drammaturgo conosciuto per aver portato in teatro Gomorra, e diretto da Giuseppe Miale Di Mauro, l’allestimento, presentato da Compagnia Gli Ipocriti, è interpretato da Francesco Di Leva, Stefano Meglio e Andrea Vellotti.
La periferia napoletana degli anni ‘70 fa da sfondo a12 baci sulla bocca, che racconta l’incontro-scontro tra Emilio, lavapiatti dai modi delicati e Massimo, fratello “ripulito” del proprietario di un ristorante.
Massimo sta per sposarsi con l’unica donna che ha avuto nella vita. E’ al punto in cui, o ti lasci o ti sposi. Massimo si sposa.Emilio è giovane ed è “ricchione”, questo era l’unico termine usato a Napoli per identificare un omosessuale. Emilio riesce a scardinare l’omosessualità assopita malamente da Massimo.
I loro incontri sono carezze sfuggenti e nascoste ad occhi che non capirebbero. Sono pericolosi, e i due ragazzi si nascondono, ma quel rapporto così controverso, rappresenta forse, l’unico momento di vero sentimento nella loro vita.
Il loro è un ambiente in cui non è permessa alcuna diversità, vigono leggi sociali e di branco che non permettono nulla al di fuori di una prassi consolidata. Ma gli occhi di Antonio, fratello di Massimo, lo guardano dentro, sanno molto di più di quel fratello di quanto lui pensi. In quell’ambiente i problemi si risolvono in maniera spicciola, e uno come Massimo, non può certamente essere un “ricchione” di paese.
Raccontare oggi una storia di omofobia sembra “eccessivamente” attuale. Sembra di cavalcare l’onda delle continue notizie di cronaca che riempiono le pagine dei giornali con atti di violenza inaudita.
La storia è ambientata negli anni settanta, non per dare una risposta, ma per formare domande, perché solo guardando al passato, si possono capire le falle del nostro presente.
Copre l’arco tra due tragedie nazionali, la strage di piazza della Loggia e la tragica morte di Pasolini, evocate entrambe nello spettacolo e simbolo di anni devastanti dal punto di vista sociale e politico.
Il testo di Gelardi, però, porta in scena una storia d’amore: semplice ed emozionante come ogni storia d’amore. Poco importa se i protagonisti di questa storia sono due uomini, simbolo di una libertà che negli anni settanta era pura utopia, e oggi è finta democrazia. L’amore, quello vero, è libertà, anche se parte dalla periferia della nostra terra, dove il tempo sembra essersi fermato, di là da un finto progressismo, ci sono ancora leggi sociali antiche.
Un piccolo melodramma sudato, che ha l’eco della musica popolare degli anni settanta, che vive di squarci di luce, sul nero dei giorni e di quelle vite.
Napoli, Teatro Nuovo – da mercoledì 24 a domenica 28 aprile 2013
Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (feriali), ore 18.30 (domenica)
Info e prenotazioni al numero 0814976267;email botteghino@teatronuovonapoli.it
Napoli, anni ‘70.
La provincia soffocante e a volte disorientante napoletana. Il conflitto politico e sociale che divide il paese sembra lontano da queste terre, invece attecchisce nell’ombra.
In questo ambito, nasce “12 baci sulla bocca”, che racconta l’incontro-scontro tra Emilio, lavapiatti dai modi delicati e Massimo, fratello “ripulito” del proprietario di un ristorante. Massimo si sta per sposare, con l’unica donna che ha avuto nella vita; è al punto in cui, o ti lasci o ti sposi. Massimo si sposa.
Emilio è giovane ed è “ricchione”, questo era l’unico termine usato a Napoli per identificare un omosessuale. Emilio riesce a scardinare l’omosessualità assopita malamente da Massimo.
I loro incontri sono carezze sfuggenti e nascoste ad occhi che non capirebbero. Sono pericolosi, e i due ragazzi si nascondono, ma quel rapporto così controverso, rappresenta forse, l’unico momento di vero sentimento nella loro vita.
Il loro è un ambiente in cui non è permessa alcuna diversità, vigono leggi sociali e di branco che non permettono nulla al di fuori di una prassi consolidata. Ma gli occhi di Antonio, fratello di Massimo, lo guardano dentro, sanno molto di più di quel fratello di quanto lui pensi. In quell’ambiente i problemi si risolvono in maniera spicciola ed uno come Massimo, non può certamente essere un “ricchione” di paese.
Mario Gelardi
Raccontare oggi una storia di omofobia sembra “eccessivamente” attuale. Sembra di cavalcare l’onda delle continue notizie di cronaca che riempiono le pagine dei giornali con atti di violenza inaudita. Ma da dove arriva tutto questo odio?
Si è pensato di ambientare questa storia negli anni settanta, non per dare una risposta, ma per formare domande, perché solo guardando al passato possiamo capire le falle del nostro presente. Gli anni settanta ci hanno dato la possibilità di costruire un tessuto emotivo ancora più claustrofobico. La storia si svolge coprendo l’arco tra due tragedie nazionali, la strage di piazza della Loggia e la tragica morte di Pasolini, evocate entrambe nello spettacolo e simbolo di anni devastanti dal punto di vista sociale e politico. E l’abbiamo fatto provando a raccontare una storia d’amore, semplice ed emozionante come ogni storia d’amore è. E poco importa se i protagonisti di questa storia sono due uomini, perché Emilio e Massimo sono il simbolo di una libertà che negli anni settanta era pura utopia, e oggi è finta democrazia. Perché l’amore, quello vero, è libertà. Anche se parte dalla periferia della nostra terra, dove il tempo sembra essersi fermato, dove, al di là di un finto progressismo, ci sono ancora leggi sociali antiche.
Un piccolo melodramma sudato, che ha l’eco della musica popolare degli anni settanta, che vive di squarci di luce, sul nero dei giorni e di quelle vite.
Giuseppe Miale di Mauro
Mario Gelardi
Autore, regista e attualmente direttore artistico della rassegna “Teatri della legalità”, è stato vincitore di numerosi premi nazionali tra cui si ricordano: Premio Olimpici del Teatro per “Gomorra”, scritto con Roberto Saviano, Premio Ustica per il Teatro con “Quattro”, scritto con Giuseppe Miale di Mauro, Premio Fersen per il Teatro con “La vita come prima”, scritto anch’esso con Giuseppe Miale di Mauro, Premio Flaiano 2002 con “Malamadre”, premio della critica a Schegge d’autore e Premio Drammaturgia Oggi con “Solo per te”. Il suo spettacolo “Idroscalo93”, realizzato per il Progetto Petrolio diretto da Mario Martone, è stato incluso tra gli eventi del Comune di Roma per “30 anni dopo, Pasolini uno di noi”. E’ autore di “Fango”, monologo sulla tragedia di Sarno del 1998 trasmesso da RAIDUE e RadioTre.
Giuseppe Miale di Mauro
Regista e autore, si diploma come attore all’Accademia teatrale del Teatro Bellini e in questa veste interpreta, tra gli altri, spettacoli quali “Guappo di cartone” di Viviani con la regia di Cerciello e “Allegretto…perbene ma non troppo” di Ugo Chiti con la regia di Enrico La Manna. E’ stato inoltre tra gli interpreti principali di “Gomorra”, diretto da Mario Gelardi. Come autore è stato selezionato per il Premio Extra Candoni 2005 ed è risultato finalista del premio Riccione 2005 con “Becchini”, scritto con Mario Gelardi. Ha vinto poi il Premio Fersen per la drammaturgia con “La vita come prima”.
Francesco Di Leva
Ha realizzato diverse interpretazioni teatrali, tra queste “Napoli Milionaria” e “Le Voci di Dentro”, di Eduardo De Filippo , per la Regia di Francesco Rosi; “L’opera segreta”, regia di Mario Martine; “Gomorra”, regia di Mario Gelardi. Tra le sue interpretazioni cinematografiche, Pater Familias di Francesco Paterno e “Vento di Terra” di Vincenzo Marra.
Stefano Meglio
Attore di cinema e teatro, recita nel film “L’Inchiesta” di Giulio Base e Primo Carnera di Renzo Martinelli, e in teatro “Ninà” per la regia di Claudio Insegno.
Andrea Vellotti
Si diploma all’Accademia di arte drammatica “Silvio D’amico”. Lavora in teatro in “Fari nella nebbia”, regia di Vincenzo Manna e “Svenimenti” regia di Lilo Baur.
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