“Gli esami non finiscono mai”- diceva Luciana Savignano. I nuovi esami si riferivano all’apprendimento della tecnica di quella forma di ballo argentino che prende il nome di “Tango”. La nostra étoile, grazie all’intermediazione della bravissima coreografa Susanna Beltrami, ha “incontrato” il Tango e, per lei, è stato subito amore. E’ stato un incontro ineludibile, non più procrastinabile. La Savignano “doveva” cimentarsi nel tango. Vederla ballare con le prodigiose gambe avvinghiate al maestro tanghéro ci conferma nella convinzione che il tango era iscritto nel suo DNA. Non poteva sfuggirne il fascino. La figura eretta, sottile, flessuosa, nervigna, scattante, così prepotentemente femminile e sensuale non poteva non trovare nel ballo argentino un più consono modello espressivo. Il tango che si balla nella milonga (il luogo deputato) è intimità e vicinanza col pubblico, è una danza intensa, che vibra dentro dinamiche fisiche di contatto e di scambio, è un abbraccio di contenuto universale (materno, fraterno, amoroso). Ritmate sul tango vengono fuori prepotenti amore, emozioni, seduzione, sensualità. La Savignano si è spesa magnificamente passando attraverso tre stadi esistenziali: il passato, il presente e il futuro. Così la nostra grande artista si racconta, parla della “sua” danza prima di entrare, complice la luna, in una abbandonata milonga. Ed è in quel mondo magico che si celebra la sua iniziazione al tango e che incontra l’amore.
Spettacolo di grande suggestione che sposa la struggente malinconia del tango di Osvaldo Pugliese con la forza magnetica e la raffinata sensualità dell’interprete. Susanna Beltrami si conferma regista e coreografa capace di trasmettere entusiasmo e fantasia a tutti gli interpreti, dalla magnifica Savignano ai bravissimi “tanghéri” Alejandro Angelica, Matteo Bittante, Fabrizio Calanna e Cristian Cucco.