Continua il viaggio immaginario ed eterno della Pequod, la nota baleniera di Achab che rivive nella penna di Melville. Non è ancora terminato il suo vagabondare.
Il 25 (ore 21) e il 26 maggio (ore 19) al Teatro Opera Prima di Latina e il 28 maggio a Reggio Calabria ritorna in scena “Mobydick”, la co – produzione Teatro Bertolt Brecht e Teatro dell’Acquario.
Un’allegoria dell’uomo alla ricerca di se stesso ed esplorazione del mistero. Dalle pagine di Melville, rivisitate dal regista Antonello Antonante, si scopre che quell’abbandonare la sicurezza della terraferma per puntare verso la verità del mare aperto appaga per sempre l’istinto di qualsiasi Ulisse e l’ambizione di ogni gioventù.
A Messina è stato definito “un’ora di pura poesia”, “suggestione in scena” il Mobydick interpretato da Maurizio Stammati.
La Pequod (il nome della baleniera di Achab) si trasforma, preso il mare, in un microcosmo, in una metafora della vita umana. Achab, nella sua determinazione di lottare, sino all’ autodistruzione o al sacrificio, per conoscere la verità assoluta (perché questo è il senso della sua caccia alla balena) scopre, per tutti noi, il limite fatale della sua follia che sta nella superbia.
“La grande drammaticità, la grande bellezza della figura di Achab nasce da questo: che la tragedia di Achab è quella stessa dello scrittore e insieme quella stessa dell’uomo. Non solo, ma un nuovo grado di intensità vi si aggiunge per noi moderni, e ciò perché questa tragedia è quella stessa dell’uomo moderno.” (Agostino Lombardo)
Il viaggio per mare diventa un viaggio nell’anima, un viaggio nell’essere uomo figlio dei tempi moderni sulla scia di Mobydick.
Mobydick
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