Arcieri, dame ,cavalieri, Lucrezia Borgia, il corteo storico, le quattro contrade (San Biagio, Santa Croce, La Rocca, Santa Maria), i giochi popolari, il palio dell’anello… La nuova edizione del Palio del Saracino di Nepi (in provincia di Viterbo) che si svolge dal 1 al 16 giugno, propone delle novità. La festa è stata creata nel 1995 per ricordare il legame fra la cittadina nepesina e la famiglia Borgia, miscelando però storia e fantasia,e facendo così rivivere alcune tradizioni e inventandone di nuove. Tanti gli eventi: il corteo storico di Lucrezia, il nuovo spettacolo “Lucrezia a Nepi – libera rievocazione storica ispirata al passaggio di Lucrezia Borgia da Nepi nell’anno 1499”, le conferenze, la manifestazione numismatica, teatro e musiche rinascimentali, letture di novelle, i giochi popolari e l’apertura delle taverne nelle quattro contrade.Sabato 8 giugno alle 21.30, lungo le vie della cittadina sfilerà il suggestivo Corteo Storico di Lucrezia Borgia con circa trecento figuranti in costume, fiore all’occhiello del Palio del Saracino mentre alle 22 nella piazza del Comune si darà inizio a un’altra grande novità che arricchisce questa edizione, ovvero lo spettacolo “LUCREZIA A NEPI – Libera rievocazione storica ispirata al passaggio di Lucrezia Borgia da Nepi nell’anno 1499” per la regia di Giovanni Anfuso, con le coreografie di Claudia Celi assistente alla regia Francesca Zampaletta.Nello spettacolo si parla di Lucrezia Borgia e di Nepi. Saranno impegnati, oltre ai 12 attori, un coro di 40 elementi, 30 ballerini, 8 nobili, 4 armigeri, 12 soldati, 8 ragazze che eseguiranno la danza di ringraziamento ai priori, 8 tamburini e una chiarina. L’atmosfera sarà coinvolgente. Spiega il regista Giovanni Anfuso nella sua relazione artistica: “La prima: una giovane liberale ed amante delle arti, il cui fascino e la cui bellezza, viene usata dalla famiglia per alleanze che nulla hanno a che vedere con la felicità della ragazza…..La seconda, cioè Nepi: cittadina ceduta agli Sforza e poi, a questi, ripresa….. “La difesa dei privilegi, la lotta del bene sul male, la formazione di una comunità fondata sull’uguaglianza, il tradimento, il ricatto ed il riscatto morale, sono gli ingredienti che riempiono i contenuti di questa pièces, liberamente improntata a qualcosa che potrebbe non essere impossibile sia avvenuto, e se così non fosse, è avvenuta certamente nella nostra fantasia. Poiché oggi, per l’attuale comunità di Nepi, la celebrazione di un passato diventa ricerca delle proprie radici e riconoscimento della propria identità, e, attraverso la riscoperta o la reinvenzione di ciò che fu, donare un artigianato di libertà a coloro che verranno”.L’ingresso allo spettacolo è gratuito. In caso di maltempo sarà posticipato a domenica 9 giugno.
Durante le serate della festa ogni contrada, nel centro storico, aprirà le taverne proponendo piatti tipici della tradizione nepesina.
Per il diciottesimo anno dell’evento è stato realizzato un nuovo sito: www.paliodelsaracinonepi.it.
INFO:
Nuovo sito web: www.paliodelsaracinonepi.it
Informazioni sugli eventi: 0761-559068 – 570604-55811 – Fax: 0761550968
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Ufficio Stampa Ente Palio del Saracino di NepiMaria Rita ParrocciniGiornalista e Ufficio Stampa339-5219443 – mariaritaparroccini@gmail.com
“Lucrezia a Nepi”
Libera Rievocazione Storica Ispirata al passaggio di Lucrezia Borgia da Nepi nell’anno 1499
Relazione Artistica di Giovanni Anfuso
Sebbene Nepi sia stato solo un piccolo centro, fra quelle che oggi sono le provincie di Viterbo e di Roma, è innegabile che fu uno snodo fondamentale ed un pedina significativa, in quello scacchiere chiamato Italia, fra la seconda metà del XIV secolo e la fine del XVI.
Lì, in quel territorio noto come l’Agro Falisco, si sono incontrati, o forse sarebbe meglio dire “scontrati”, gli Orsini, i Colonna, i Borgia, gli Sforza ed i Farnese, ovvero: le famiglie più influenti che, per quasi due secoli, dettarono le alleanze nazionali e non, oltre che la politica, l’economia, l’urbanizzazione, lo sviluppo della arti, delle scienze e delle lettere, disegnando un idea di nazione, più o meno, come noi l’abbiamo ereditata.
La cessione di quel territorio agli Sforza ad opera di Roderigo Borgia, in cambio dei voti per divenire Papa Alessandro VI: è questo il punto di partenza della libera rievocazione, ispirata al passaggio di Lucrezia da Nepi; e quindi la successiva rottura di quest’alleanza a causa dell’indebolimento della famiglia milanese, dovuto alla calata francese sul capoluogo lombardo. Da una parte i Borgia con la loro urgenza di liberarsi velocemente dall’abbraccio mortale con gli Sforza, non solo per non inimicarsi l’invasore francese, ma allo scopo di consolidare la posizione di forza rispetto a quanto stava accadendo nel sud della penisola. Dall’altra parte: gli Sforza che, sebbene indeboliti, cercano in tutti i modi di non rinunciare a Nepi, soprattutto per la sua posizione strategica e per la sua incombenza sullo territorio Pontificio.
Al centro di tutto questo: Lucrezia e Nepi. La prima: una giovane liberale ed amante delle arti, il cui fascino e la cui bellezza, viene usata dalla famiglia per alleanze che nulla hanno a che vedere con la felicità della ragazza. Il destino della giovane è nelle mani del padre, ma, soprattutto, del sanguinario e spregiudicato fratello. A causa di ciò il nome di Lucrezia, anche presso i posteri, sarà accoppiato a qualcosa di sinistro e fatale che, in realtà, nulla ha a che vedere con il carattere pacifico e liberale della ragazza, che, sembra davvero strano, considerata l’immagine comune che si ha di lei, morì con, indosso, l’abito di terziaria francescana. La seconda, cioè Nepi: cittadina ceduta agli Sforza e poi, a questi, ripresa. Un territorio in cui si gioca una partita il cui valore va molto al di là della partita stessa, con i reggenti nominati dagli Sforza, disposti a difendere, a qualunque costo, i privilegi derivanti da quella posizione.
Non sappiamo se quanto narrato da questa libera rievocazione storica sia davvero avvenuto, di certo c’è che, da Spoleto, Lucrezia, con un gran numero di uomini e mezzi, fu “esortata” dal padre (Papa Alessandro VI) a dirigersi su Nepi, per divenirne duchessa. Il corteo spoletino si biforcò, con vera manovra militare, per giungere su Nepi da nord e da est, mentre da sud (cioè da Roma), il Papa mandava, se non un esercito, qualcosa di simile, ma “solo per la giusta accoglienza di colei che diventerà duchessa”. Strano modo di intendere l’accoglienza! Ma si sa, per i Borgia tutto era estremamente sui generis.
La difesa dei privilegi, la lotta del bene sul male, la formazione di una comunità fondata sull’uguaglianza, il tradimento, il ricatto ed il riscatto morale, sono gli ingredienti che riempiono i contenuti di questa pièces, liberamente improntata a qualcosa che potrebbe non essere impossibile sia avvenuto, e se così non fosse, è avvenuta certamente nella nostra fantasia. Poiché oggi, per l’attuale comunità di Nepi, la celebrazione di un passato diventa ricerca delle proprie radici e riconoscimento della propria identità, e, attraverso la riscoperta o la reinvenzione di ciò che fu, donare un artigianato di libertà a coloro che verranno.
GIOVANNI ANFUSO
Nato a Catania nel 1963, ben presto inizia a frequentare il palcoscenico del Teatro Stabile della città e del Teatro dell’opera V. Bellini, scoprendo, sin dall’adolescenza, la vocazione per la regia, di prosa e di lirica. Dopo la formazione, avvenuta a Roma, Giovanni Anfuso inizia il suo apprendistato come assistente di alcuni fra i maggiori registi italiani: Giorgio Strehler, Lamberto Puggelli, Glauco Mauri e partecipa, con questi, a prestigiosi allestimenti quali: Faust (“Piccolo” di Milano), Questa sera si recita soggetto (“Stabile” di Catania), Edipo (Comp. Mauri). Debutta nella regia lirica al fianco di Lamberto Puggelli in Otello, di G. Verdi, per affrontare, poi, Cavalleria rusticana (dir. G. Gavazzeni). Firma, intanto, gli allestimenti de: Gli innamorati di Goldoni, Interrogatorio a Maria di G. Testori, Racconti variopinti da Cechov, Non si sa come e L’uomo, la bestia e la virtù di Pirandello, Elena di Ritsos con Ivana Monti (Tao Arte, 1999). Dirige, per Segesta Festival 2000, Dyonisos da Euripide e Pluto di Aristofane. Negli anni a seguire mette in scena, fra gli altri, Mercator di Plauto, Les femmes savantes di Molière e ’A vilanza di Pirandello-Martoglio (spettacolo che, oltre in Italia, andrà in tour in Francia, Belgio, Germania, Argentina e Uruguay). Nel 2003 inaugura la stagione del Teatro Stabile di Catania con Questa terra diventerà bellissima. Nella stagione artistica successiva dirige, prima Paola Gassman in Ecuba di Euripide per il Teatro Olimpico di Vicenza, e poi Sebastiano Tringali in La rigenerazione di Svevo. Nel 2005 è impegnato allo “Stabile” di Catania per la messa in scena del Barbiere di Siviglia di Beaumarchais, mentre è già direttore artistico del Teatro Antico di Segesta. Il persiano di Plauto con Lello Arena e Se non così di Pirandello con Paola Gassman sono gli impegni per il 2006 ai quali, negli anni successivi, si aggiungono la regia di Fedra di Seneca con Paola Pitagora e Roberto Alpi e, poi, Le sedie di Jonesco e Troiane di Euripide. Per il 2009 è impegnato con lo “Stabile” di Catania per la regia di U sapiti com’è (dal repertorio popolare dell’Ottocento); con la compagnia “Produzioni Raffaello” per cui prepara La ragione degli altri di Pirandello che debutta al teatro El Globo di Buenos Aires; e con il Teatro Bellini di Catania per cui firma l’allestimento di L’Elisr d’amore di Donizetti. Il 2010 lo vede impegnato nella regia di Nabucco per l’Ente lirico d’Abruzzo e delle donizettiane Rita e Il campanello per il teatro Marrucino di Chieti. L’avventura di Ernesto di Patti per lo “Stabile” di Catania e L’inganni d’amore per il Circuito Teatrale Siciliano sono, fra le altre, le regie firmate nel 2011. Il 2012 si apre con Tosca, messo in scena per il Teatro Bellini di Catania, a cui si aggiungeranno: Terra Bellissima (nel ventennale dell’omicidio di Paolo Borsellino), e Il Tartufo di Moliere (Festival Internazionale di Borgio Verezzi).