E’ con orgoglio che il Teatro Stabile d’Abruzzo presenta Sabato 23 luglio, a Penne, (Pescara) area Belvedere, alle ore 21,00, “Così è (se vi pare)” un importante allestimento del testo pirandelliano che vede lavorare insieme tre compagnie teatrali abruzzesi: Lanciavicchio di Avezzano, Terrateatro di Giulianova e Teatro del Paradosso di Loreto Aprutino.
L’imponente produzione nasce nell’ambito di “Progetto Abruzzo” che vede il TSA promotore ed incubatore delle più vitali iniziative culturali del nostro territorio; sul palcoscenico un perfetto esempio dell’ attività dell’ente teatrale regionale in collaborazione con le amministrazioni provinciali di Chieti, L’Aquila, Pescara, Teramo.
“Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello, con Cristina Cartone, Tommaso Di Giorgio, Stefania Evandro, Federica Nobilio, Ottaviano Taddei, Alberto Santucci, Rita Scognamiglio, Giacomo Vallozza, la regia di Antonio Silvagni, risente profondamente degli ultimi avvenimenti che hanno sconvolto l’Abruzzo: il terremoto, che per Pirandello era un pretesto per azzerare certezze e fisionomie, e un non luogo da cui far emergere la critica alle sicurezze preconfezionate, diventa ora punto di partenza imbarazzata e comica per un’inchiesta sul profondo dissidio tra verità e realtà, tra le ostentate certezze dei salotti televisivi e l’eterna fragilità dell’esistere.
Verità fluttuanti e identità incerte diventano tracce da scovare sotto le macerie del sisma. Lo spaesamento di chi arriva da un luogo in rovina contrasta con la messinscena delle presunte verità; e la morbida ricerca di un equilibrio esistenziale da parte di coloro che arrivano dalla catastrofe appare follia a chi non ha ancora conosciuto il vuoto sotto i piedi.
Il terremoto della Marsica nel 1915 cui Pirandello fa un rapido accenno nell’opera “Così è (se vi pare )” corrisponde nel presente allestimento al franare dell’architettura emotiva e psicologica del Signor Ponza e della Signora Frola, reduci volutamente anonimi e impegnati nella ricostruzione di un senso nuovo e possibile dell’esistere, ‘aperto a mille lampi’ se pur privo di una verità burocratica.
Il salotto Agazzi diventa così un microcosmo autosufficiente in cui personaggi creati da una realtà mediatica incarnano ruoli autoreferenziali, cui nulla importa della verità reale.