Per essere, o meglio, per apparire originali e non ripetitivi, è costume ormai diffuso da parte dei registi di reinterpretare l’opera di un grande drammaturgo cambiandone ambientazione, ritmi e contaminando nel corpus generi teatrali diversi. Non capisco quale messaggio abbia inteso veicolare il regista Valerio Binasco attualizzando la vicenda (costumi e ambiente) del “Mercante di Venezia” e trasformando la tragedia in commedia e spesso in farsa. (Già di per sé “Il mercante di Venezia” è un testo di straordinaria attualità, che tocca temi come intolleranza e razzismo, senso dell’etica e denuncia dell’opportunismo).A questa domanda si potrebbe rispondere che Il regista ha contaminato generi teatrali diversi introducendo nella grandezza tragica, nei fremiti lirici, nelle preziosità stilistiche dell’opera, altri elementi propri del drammaturgo come la comicità a volte farsesca e la fantasia aggraziata e lieve. Ha poi caratterizzato, forzandone i toni, alcuni personaggi sulla falsariga dei canoni della commedia dell’arte come quella sorta di demenziale performance del giovane Lancillotto, l’allucinato segretario di Shylock. Quello che non si capisce è la discontinuità. O si imposta la drammaturgia sulla falsariga di “Quelli di Grock” la cui operazione dissacrante è il frutto di intelligenza e creatività o si rimane fedeli all’originale. Per concludere questa interpretazione registica ha prodotto nello spettatore una forma di sconcerto che ha depotenziato l’emozione e il divertimento. Ed ora la storia.Venezia XVI sec. Il giovane e squattrinato Bassanio per rimettere in sesto le proprie finanze, vuole sposare la bella e ricca Porzia. Per raggiungerla a Belmonte chiede in prestito 3000 ducati all’amico Antonio il quale, non avendone la disponibilità immediata, chiede il denaro al suo “nemico” Shylock, L’ebreo Shylock , vittima di emarginazioni e umiliazioni, e quindi smanioso di vendicarsi, offre il suo denaro in cambio di una condizione: se entro tre mesi Antonio non restituirà i soldi dovrà pagare con una libbra di carne dal suo corpo. Bassanio parte per Belmonte e, fra tanti contendenti, conquista il cuore di Porzia, ma un incidente rovina la felicità dei due: tutte le navi di Antonio si perdono in mare e Antonio dovrà quindi pagare il debito con una parte del suo corpo. Bassanio decide immediatamente di tornare a Venezia per restituire il prestito con i soldi messi a disposizione dalla moglie Porzia. Malgrado le sollecitazioni del Doge, al quale le parti si sono rivolte, Shylock si mostra irremovibile, non accetta nemmeno il doppio della somma. Esige la crudele penale. Nel frattempo anche Porzia, travestita da giovane giurista avvocato, interviene nel processo e salva la vita ad Antonio grazie a un cavillo legale (che non sveliamo). Shylock è sconfitto ed è per di più condannato a pagare un’ammenda salatissima: la privazione dei beni che saranno divisi tra la città di Venezia e Antonio. Ma quest’ultimo, che ha miracolosamente recuperato il suo patrimonio, offre la sua parte del denaro di Shylock alla di lui figlia Jessica e chiede in cambio che l’ebreo si converta al Cristianesimo.La storia di Bassanio e Antonio da una parte e lo spietato Shylock dall’altra è un capolavoro di ambiguità. Il ruolo di vittima e carnefice passa dall’uno all’altro in diverse occasioni. Ma alla fine la maschera del carnefice rimane appiccicata alla figura di Shylock, un individuo dominato dalla pulsione di vendetta come rivalsa all’emarginazione e alle umiliazioni subite in quanto “diverso”.Silvio Orlando nei panni di Shylock ha saputo dare al personaggio del Mercante una sincera carica di dolente umanità interiorizzando le pulsioni attraverso la fissità della maschera.Bravi gli altri interpreti da Sergio Romano a Elena Giliotti, Andrea Di Casa, Nicola Pannelli, Milvia Marigliano Fabrizio Contri, Simone Luglio, Barbara Ronchi, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati. Le musiche originali sono di Arturo Annecchino, le scene sono curate da Carlo de Marino. Funzionali infine le luci di Pasquale Mari che creano affascinanti effetti ombra che assolvono una funzione descrittiva e simbolica.