Standing ovation alla prima alla Sala Umberto di Farà giorno, uno dei migliori spettacoli visti negli ultimi tempi, frutto dell’incontro tra un grande attore come Gianrico Tedeschi e un testo ben scritto che sa dosare leggerezza e profondità. La piéce riesce a rappresentare con grande fluidità personaggi complessi, diametralmente opposti, e a svelarne i segreti gradualmente, tenendo viva la curiosità negli spettatori, segreti che rendono i protagonisti non così lontani e diversi tra loro come credevano inizialmente. Ma cosa hanno in comune Renato (Gianrico Tedeschi), ex comunista partigiano e medaglia d’oro al valore della Resistenza, Manuel (Alberto Onofrietti), giovane coatto romano con spiccate simpatie nazifasciste, e Aurora (Marianella Laszlo), figlia di Renato ed ex brigatista? Apparentemente nulla, salvo una grande solitudine interiore e una serie di rimpianti ed errori. Il periodo di convalescenza che Renato deve passare a letto dopo essere stato investito da Manuel diventa un’occasione di riflessione sulla vita trascorsa e su quella breve che gli rimane da vivere. I suoi alti ideali forgiati sotto la Resistenza lo guidano nel rapporto con Manuel che, per non farsi denunciare, si offre di assisterlo per tutto il tempo della degenza e della riabilitazione. Il ragazzo è alla deriva, senza punti di riferimento culturali ed affettivi; l’impotenza di cambiare la propria vita e di intravvedere un futuro lo rende aggressivo e arrogante. L’ignoranza, il pregiudizio razziale e la violenza verbale di Manuel si scontrano con i modi gentili e gli imperativi morali di Renato, che per tutta la vita ha coltivato la speranza di costruire un mondo migliore, basato sui diritti imprescindibili dell’uomo, sul dialogo e sulla libertà, considerata “ossigeno della vita”. Tra i due, però, attraverso scambi di battute vivaci e brillanti, nasce un confronto costruttivo che si arricchisce ancora di più con il ritorno a casa dopo trent’anni della figlia di Renato. Tutti i personaggi hanno da rimproverarsi qualcosa e qualcosa da imparare e perdonare. «Il testo vive di questi incontri spesso comici fra l’impegnato e il non so. Vive sulle rimozioni del passato, sui sensi di colpa e su un orgoglio troppo superficialmente esibito», spiega il regista Pietro Maccarinelli. Gli autori, Rosa A. Menduni e Roberto De Giorgi hanno saputo costruire uno spettacolo che suscita lacrime e risate, ricco di contenuti ma lontano dalla retorica, che alterna le frasi profonde del vecchio Renato e il gergo romanesco di Manuel. Personaggi e spettatori vengono accompagnati in un processo catartico di riacquisizione di valori e sentimenti. Ne nasce una commedia ben architettata assolutamente da non perdere.