uno spettacolo di PIPPO DELBONO
con Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Bobò, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Julia Morawietz, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella
immagini e foto Pippo Delbono – luci Robert John Resteghini – direzione tecnica Fabio Sajiz suono Corrado Mazzone – luci e video Orlando Bolognesi – elaborazione costumi Elena Giampaoli – capo macchinista Gianluca Bolla
Una produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Nuova Scena-Arena del Sole-Teatro Stabile di Bologna, Teatro di Roma, Théâtre du Rond Point- Parigi, Maison de la Culture d’Amiens- Centre de Création et de Production
si ringrazia Cinémathèque Suisse Lausanne e Touhami Ennadre
produzione Compagnia Pippo Delbono
Dal 7 al 19 gennaio lo spirito rivoluzionario e la sensibilità spiazzante di uno degli artisti più originali del panorama internazionale, irrompono sul palcoscenico del Teatro Argentina di Roma per mettere in scena il falso di fronte al vero, restituendo alla realtà la vita, l’amore, la morte, attraverso le pieghe dell’arte. Con Orchidee Pippo Delbono e la sua eterogenea compagnia-famiglia di cantori, danzatori, attori, invitano lo spettatore a navigare nei frammenti del nostro tempo, tra pezzi di cronaca che raccontano un mondo al confine tra degrado e provocazione, e schegge di un’autobiografia privata dell’autore, dove la bellezza e l’eleganza dei fiori del titolo diventano arma poetica di fronte al peso di una perdita, la morte della propria madre.
Delbono ci rende testimoni del doloroso congedo reso a Margherita, madre adorata, per accompagnarci in un viaggio che sa farsi drammaturgia utilizzando i versi delle tragedie shakespeariane come “Romeo e Giulietta” e “Amleto”, ripercorrendo le parole di Büchner, Pasolini, Kerouac, Cechov. Una traversata vertiginosa nei testi classici e moderni che diventa il riflesso di un tormento personale in rivolta contro l’orrore e le ipocrisie quotidiane, che l’artista ligure denuncia posizionando sulla scena totalmente spoglia un fondale bianco. Panoramica di ordinaria disperazione esistenziale su cui trascorrono le vite e le emozioni degli spettatori proiettate e incarnate tra le immagini di cronaca e i corpi vitali e sofferenti, felici e tristi, degli attori sul palco, a cui si mescolano confessioni private e sequenze filmate dallo stesso Delbono che ritraggono la madre morente. Un magma vorticoso e fagocitante in cui la musica gioca un ruolo di primo piano facendosi elemento drammaturgico con un tappeto sonoro che, pur derivando importanti tasselli in musiche firmate da autori come Miles Davis, Philip Glass, Joan Baez, Nino Rota, Wim Mertens e Pietro Mascagni, trova il suo protagonista in un autore come Enzo Avitabile.
Artista capace di sperimentare sulla scena, Delbono affronta – insieme alla sua compagnia, omogenea nella sua totale disomogeneità e ricca di personalità eccentriche – la confusione evocata nell’ambiguità delle Orchidee, fiori suggestivi ed eleganti ma ingannevoli per la difficoltà di distinguerne gli esemplari artificiali che sovente abbelliscono i salotti delle case borghesi. L’orchidea riassume, così, il senso del viaggio che l’artista ha intrapreso nelle diverse dimensioni dello spazio teatrale, trascinando nella sua danza imprevedibile i fantasmi del cinema mentre guida i suoi attori a mettere in scena la falsità di fronte alla verità delle cose, opponendo i codici della finzione cinematografica all’arte dello spettacolo dal vivo, alla verità dell’azione teatrale in scena. Come un “terrorista della cultura”, invita a una festa dove si incontrano scandali, folgori, visioni, ed ancora colori, voci, scoppi, e il mondo con le sue meraviglie, le violenze, i corsi e ricorsi della storia, per prendere coscienza del vuoto che riguarda tutti: la confusione di un tempo che non distingue la finzione dal vero.
«L’orchidea è il fiore più bello ma anche il più malvagio perché non riconosci quello che è vero da quello che è finto. Come questo nostro tempo. In Orchidee c’è, come in tutti i miei spettacoli, il tentativo di fermare un tempo che stiamo attraversando e vivendo oggi tutti noi. Italiani, europei, occidentali, cittadini del mondo. Un tempo confuso dove mi sento, ci sentiamo, in tanti, credo, sperduti, con la sensazione di aver perduto qualcosa. Per sempre. Forse la fede politica, rivoluzionaria, umana, spirituale. Orchidee – racconta Delbono – nasce anche da un grande vuoto che mi ha lasciato mia madre quando è partita per sempre. Mia madre che dopo i conflitti, le separazioni, avevo rincontrato per ridiventare amici. Io, un po’ più grande un po’ più saggio, lei vecchia ritornata un po’ più bambina. E così il vuoto. Il sentirsi non più figlio di nessuno. Il vuoto dell’amore. Ma Orchidee nasce anche da tanti vuoti da tanti abbandoni. Il vuoto che viviamo nella cultura, nell’essere artisti perduti. Il teatro che spesso sento un luogo diventato troppo polveroso, finto, morto. La menzogna accettata, della rappresentazione teatrale. Ma Orchidee parla anche del bisogno vitale di riempire quel vuoto. Parla del bisogno di ricercare ancora, altre madri, altri padri, altra vita, altre storie. E poi stranamente le parole importanti del teatro che volevo abbandonare mi sono ritornate addosso e hanno ritrovato un loro senso nuovo, incastrate con la mia vita. E anche la mia vita forse è diventata con quelle parole, la vita di tanti altri. Credo che Orchidee rappresenta per me quel bisogno vitale, incontenibile, di continuare ancora nonostante tutto a scrivere, a parlare d’amore».
Nel pieno della sua creatività, Delbono affianca all’attività teatrale un’intensa carriera cinematografica. È infatti attore in recenti lavori di registi come Bertolucci, Greenaway, Risi, Bruni Tedeschi, ma anche regista di Amore Carne, film realizzato con il cellulare; e di Sangue, vincitore del premio Don Chisciotte alla 66°edizione del Festival del Film di Locarno, accolto con commozione ma anche polemiche per la presenza dell’ex brigatista Giovanni Senzani, che sarà proiettato il 9 gennaio alle ore 21.00 in anteprima nella Sala del Teatro Argentina. In occasione delle rappresentazioni dello spettacolo Orchidee, dal 7 al 22 gennaio il Nuovo Cinema Aquila, in sinergia con il Teatro di Roma, rende omaggio alla filmografia dell’artista con la rassegna IL CINEMA DI PIPPO DELBONO, un ciclo di proiezioni per ripercorrere le opere cinematografiche realizzate dal 2003 al 2011, come Guerra (2003), Grido (2006), La Paura (2009), Amore Carne (2011) fino al più recente Sangue (2013). Inoltre, Delbono incontrerà il pubblico in un confronto aperto nelle giornate di sabato 11 gennaio alle 22.30 e lunedì 13 alle ore 21.00 presso la sala del Pigneto.
Orchidee – una coproduzione tra Teatro di Roma, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Nuova Scena-Arena del Sole-Teatro Stabile di Bologna e con il Théâtre du Rond Point di Parigi e la Maison de la Culture d’Amiens-Centre de création et de production – prosegue la tournèe nei maggiori teatri italiani ed europei: il 23 e 24 gennaio al Théâtre d’Heroville di Caen; dal 29 gennaio al 16 febbraio al Théâtre du Rond Point di Parigi; dal 19 al 22 febbraio al TNT di Toulose ed infine, dal 28 al 30 marzo al Teatro Fabbricone di Prato.
INFO BIGLIETTERIA TEATRO DI ROMA
Ufficio promozione Teatro di Roma: tel. 06.684.000.346 – Fax 06.684000.360 – www.teatrodiroma.net
Biglietteria Teatro Argentina: tel.06.684.000.311(ore 10-14/15-19 lunedì riposo)
Orari spettacolo: martedì, mercoledì e venerdì ore 21 I giovedì e domenica ore 17 I sabato ore 19
Durata spettacolo: 1h e 55’ senza intervallo
INFO rassegna IL CINEMA DI PIPPO DELBONO
7 GENNAIO I 22 GENNAIO 2014 – NUOVO CINEMA AQUILA
Biglietteria Nuovo Cinema Aquila: tel. 06.70399408 (ore 16-22)
mart 7 ore 19:00/21:00 Guerra (2003)
merc 8 ore 19:00/21:00 Grido (2006)
giov 9 ore 19:00/21:00 La Paura (2009)
ven 10 ore 19:00/21:00 Amore Carne (2011)
sab 11 ore 22:30 Pippo Delbono introduce Sangue (2013)
dom 12 ore 19:00/21:00 Sangue (2013)
lun 13 ore 21:00 Pippo Delbono e il “rito laico della morte”-incontro col regista. A seguire Sangue
da martedi 14 a mercoledi 22 ore 19:00/21:00 Sangue