Lunedì 17 febbraio (ore 21.00) il Teatro Argentina ritorna civile portando in scena Il viaggio di Nicola Calipari, uno spettacolo scritto da Fabrizio Coniglio, che riapre la riflessione sul diritto alla legalità e sul desiderio di giustizia e di verità per uno dei casi più controversi dalla storia italiana. La morte dell’agente del Sismi inviato a Baghdad per coordinare l’operazione di liberazione della giornalista de Il Manifesto, rapita da un commando armato mentre si recava ad effettuare alcune interviste ai profughi di Falluja. Era la sera del 4 marzo del 2005 nei pressi dell’aeroporto di Baghdad, quando Nicola Calipari fa scudo col suo corpo alla giornalista Giuliana Sgrena, appena rilasciata dai rapitori, a conclusione di una lunga trattativa condotta dallo stesso funzionario che rimane ucciso dal fuoco amico di una pattuglia dell’esercito statunitense. Un pezzo di storia raccontata attraverso i canali dell’arte che, a nove anni di distanza, continua a lasciare un segno dolorosamente attuale nella memoria collettiva.
Il sipario si alza sul viaggio tragico che ha portato all’uccisione di Nicola Calipari. Sul palco due seggiole che saranno simbolo della macchina e della prigione di Giuliana Sgrena e due attori (Fabrizio Coniglio e Alessia Giuliani), un uomo e una donna, che daranno voce ai personaggi che hanno attraversato questa vicenda. Si parte dal rapimento e dalla prigionia di Giuliana Sgrena raccontati attraverso le immagini della paura e della speranza, mentre aneddoti ripercorrono il rapporto con i rapitori per arrivare “all’inizio della fine”, la liberazione e l’incontro con Nicola Calipari in viaggio verso l’aeroporto. Poi il racconto degli spari, del “fuoco amico” che arriva all’improvviso, sorprendendo nel buio e insidiando la gioia, l’euforia che diventano tragedia, incredulità, senso di impotenza. «Dopo anni di studio porteremo sul palco uno dei più inquietanti misteri italiani degli ultimi anni. Regaleremo al pubblico, attraverso la finzione del teatro, quel processo mai celebrato, mettendo insieme, sulla scena, tutti i particolari più contraddittori di quella notte maledetta – commenta Fabrizio Coniglio – Parleremo della guerra che è costata la vita a Nicola Calipari che, essendo prima di tutto un uomo con un profondo e spiccato senso dello stato, ha sempre messo la vita delle persone davanti a qualunque perversa ragion di stato. E il suo ultimo gesto, coprire col proprio corpo Giuliana Sgrena per salvarle la vita, ne è un’inequivocabile testimonianza.» Il viaggio si conclude con un’ipotesi tratta dai documenti ufficiali della delegazione italiana in territorio iracheno, con riferimento alla ricostruzione americana e a quella italiana sui fatti del 4 marzo 2005. Un itinerario teatrale che evidenzierà le omissioni e le contraddizioni della ricostruzione fornita dall’esercito americano, mettendo a confronto le dichiarazioni di Giuliana Sgrena con quelle del mitragliere americano Mario Lozano, responsabile della sanguinosa scarica sulla vettura che trasportava Calipari. Il contenuto dello spettacolo è tratto dal diario di prigionia di Giuliana Sgrena, frasi e commenti originali di Nicola Calipari e dal rapporto sulle dinamiche dell’incidente redatto dalla delegazione italiana in Iraq composta dal Generale Campregher e dall’ambasciatore Ragaglini.
Al termine della rappresentazione si terrà l’incontro pubblico con gli interventi di Giuliana Sgrena, testimone dell’accaduto, Erminio Amelio, procuratore che seguì il Caso Calipari, Gabriele Polo, allora direttore de Il Manifesto, Enzo Ciconte magistrato, testimone dell’impegno di Calipari nella lotta alla Ngrangheta, Mario Almerighi, ex presidente del Tribunale di Civitavecchia e Claudia Fusani giornalista dell’Unità.