E’ difficile assegnare la palma del migliore a questo allestimento di “Antonio e Cleopatra” in scena al Teatro Carcano. Tutti bravi dallo scenografo Maurizio Balò, alla costumista Zaira de Vincentiis, la coreografa Alessandra Panzavolta, alle musiche e suoni del compositore Ran Bagno, e a Gigi Saccomandi che ha curato il disegno luci, ma il vero artefice è stato il regista Luca De Fusco che ha resuscitato la più lunga e meno rappresentata tragedia di Shakespeare con grande intelligenza e spirito creativo. Devo aggiungere che la coreografia, la musica, i suoni e le luci hanno una loro funzionalità interpretativa e la plasticità del balletto con danzatori senza volto che sembrano siluette di Matisse costituisce di per sé, a prescindere dal contesto, una bellissima installazione.Le invenzioni sceniche che sono più di una, malgrado l’iniziale effetto spiazzante, hanno avuto un forte impatto emotivo. Il regista è ricorso alla commistione di linguaggi di diverse discipline: teatro, video, balletto, musica. La scansione narrativa è più vicina al cinema che al teatro. E il risultato è eccezionale. Tutte le scene si svolgono (rigidamente in bianco e nero) dietro un velario scuro che funge da schermo dove spot di luce illuminano in video i primi piani degli attori che, in contemporanea e ad altezza variabile (per esempio, Ottaviano Augusto da Roma e Antonio dall’Egitto), interpretano in diretta i rispettivi personaggi abbigliati e truccati da sembrare statue bianche di museale memoria (senza farle apparire come maschere grottesche). L’allestimento di De Fusco punta a rappresentare due temi, quello ideale di Antonio e Cleopatra e il tema politico/storico. C’è una segreta connessione tra la decadenza e la corruzione del mondo romano e la sostanza crepuscolare del rapporto tra i due maturi amanti.
Ottimo il cast di attori composto da Paolo Cresta, Stefano Ferraro, Gabriele Sauno, Serena Marziale, Alfonso Postiglione, Federica Sandrini, Paolo Serra, Enzo Turrin. Esemplare Giacinto Palmarini per la netta, incisiva e cristallina autorità conferita ad Ottaviano.
Grande l’interpretazione di Luca Lazzareschi nelle vesti di Antonio che nell’impeto della passione, nella dignità dell’onore ferito e nella tristezza della morte riparatrice ha trovato le parole di una commossa, virile eloquenza da vinto eroe preromantico. Bravissima Gaia Aprea che nel difficile ruolo della regina Cleopatra è riuscita a non farsi sopraffare dalla potenza del personaggio e dalla componente patetica della tragedia nella scena della morte recitata con dimessa regalità, nobile passione, semplice intensità di accenti e misurata gestualità.
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