Il successo di questa commedia dell’americano Neil LaBute è dovuto alla duplice capacità, di divertire e fare riflettere. Non è impegnata nel sociale, non è portatrice di messaggi “contro”, ma si limita a mettere a nudo la fragile, labile psicologia dei comportamenti umani (particolarmente tra uomini e donne) senza volontà moralistiche. Le priorità oggi non è essere, ma apparire e la dionisiaca volontà di essere al centro dell’attenzione; quel comportamento superficiale che rientra nella categoria dell’egotismo. E nel proporci l’immagine riflessa da questo specchio deformante Neil usa l’arma dell’ironia attraverso la parola, le situazioni, i gesti, la mimica dei personaggi. E veicola il suo messaggio in modo surrettizio facendoci riflettere tra una risata e l’altra. I suoi sono piccoli frammenti di vita quotidiana di coppia fra implosioni ed esplosioni, fraintendimenti, ravvedimenti inoperosi e solide incomprensioni.
Al centro della storia ci sono due coppie di amici. Greg (Filippo Nigro), un uomo tranquillo e Stephanie (Fabrizia Sacchi), una donna nevrotica che accusa furiosamente il compagno di aver parlato di lei con un comune amico definendola “Normale”. L’egocentrismo di Stephanie non accetta quella che lei considera un giudizio che ha tutta l’aria di un pregiudizio mai confessato. Di conseguenza pianta Greg malgrado lui si sforzi di convincerla del suo amore e di considerarla non normale, ma “Bella”. Dopo qualche tempo i due si incontrano casualmente e l’inizio sembra presagire un ritorno di fiamma, ma Stephanie si lascia vincere dal suo carattere irascibile e violento. L’altra coppia è formata da Kent (Giulio Forges Davanzati) e Carly (Dajana Roncione) lui un palestrato ragazzotto di nessuna cultura ma di molte certezze. Lei una bella donna pragmatica e assennata. Tra le due coppie intrighi e tradimenti renderanno il finale incandescente.La storia sembra volee concludere con due considerazioni contrastanti. La prima è sulla felicità che, come la bellezza, non è altro che un’ utopia. La bellezza cioè è solo in superficie, non esiste eppure tutti la rincorrono. La seconda è sull’importanza di avere fiducia in amore perché l’amore è come l’araba fenice che Post fata resurgo. Ma sarà un amore rimasticato, senza entusiasmo, che non dà felicità. Belle e funzionali le scene mobili realizzate dallo scenografo Luigi Ferrigno e i video di Lorenzo Letizia. Le scene in video dove a turno i personaggi si sottopongono ad una spietata autoanalisi sono sicuramente i momenti più interessanti perché più veri della piéce. Buona la regia di Fabrizio Arcuri che ha fatto girare a dovere la macchina scenica. Merito dei bravi attori (Filippo Nigro, Fabrizia Sacchi, Giulio Forges Davanzati, Dajana Roncione) che con la loro verve sono riusciti a mantenere vivo, con ritmo e intonazioni acconce, un testo abbastanza monotono e ripetitivo.