Il sottotitolo recita “Divagazioni in pillole semiserie su salute e benessere”. Aneddoti, dati statistici, esperienze dirette, racconti, monologhi, curiosità, spunti critici, battute fulminanti, boutade, castronerie linguistiche rendono lo spettacolo uno show esilarante nel corso del quale si estrinseca tutto il talento comico di Katia Beni e Anna Meacci, co-autrici dei testi insieme ad Alessandro Bini, Bruno Magrini e Donatella Diamanti.
Ridere fa bene alla salute ed è contagioso. Sostenitrici di questo assioma, le due attrici per un paio di ore ininterrotte sfoderano la loro vis comica, nelle varie fasi della loro performance. Lunghi intermezzi di reading-show in cui al leggio, con fulminea alternanza e spiccato accento toscano, sciorinano tutto il florilegio del bestiario lessicale, che spesso viene utilizzato con noncurante disinvoltura dalla gente comune: “ho le vene vanitose”, “la signora ha un disturbo alle trombe di Pistacchio”, “devo fare una radiografia al digitale terrestre”, “sono allergico ai polli nell’aria” e altre amenità.
L’ironia, non banale e non volgare, fa affiorare i timori, le ipocondrie e le false credenze che pervadono il tema della salute: “il farmaco da banco si può tenere nello scaffale?” chiede chi pensa che una collocazione non corretta possa alterarne l’efficacia.
Il progresso ha modificato la comunicazione tra strutture sanitarie e quei pazienti (e sono tanti) non tecnologici che, andando a ritirare una cartella clinica si chiedono perché gli venga consegnato un DVD.
La satira graffiante colpisce anche il lessico che ha introdotto circonlocuzioni eufemistiche: ipovedente, ipoacusico, diversamente abile; così, per estensione, si potrebbe dire di una persona sovrappeso che è diversamente grassa o ipoanoressica!
Katia e Anna sottopongono anche se stesse al giogo dell’ironia con i siparietti in cui interpretano le rispettive mamme che commentano i loro successi dall’aldilà.
Si ride tanto, ma si riflette anche sulle problematiche che la malattia e il dolore pongono alla società e ci si indigna nel vedere enucleate le défaillances del sistema sanitario, lesive dei diritti fondamentali dell’uomo.
Lo spettatore può, ciascuno per la propria esperienza, constatare di essere stato anch’egli vittima di qualche disfunzione o protagonista di alcuni momenti di solidarietà.
Questa valenza sociale di testimonianza ha fatto sì che lo spettacolo sia stato inserito come evento collaterale in convegni, campagne di sensibilizzazione di associazioni onlus, percorsi di formazione per operatori sanitari, dibattiti pubblici sui diritti del malato.
Ha ottenuto anche il patrocinio della Regione Toscana e il sostegno dell’Associazione Nazionale Tumori, dell’AVIS Roma e della Federazione Italiana Malattie Rare, presenti nel foyer del teatro con i propri presidi per le campagne di sensibilizzazione e informazione.
La regia è di Carmen Femiano, l’ideazione degli effetti collaterali di approfondimento sono a cura di Antonella Moretti.