Poesie, parole e musiche di Raffaele Viviani
Raffaele Viviani…chi è costui? Massimo Ranieri ce l’ha detto.
Raffaele Viviani, (Viviano all’anagrafe), nato a Castellammare di Stabia il 10 gennaio1888 e morto a Napoli il 22 marzo 1950, è stato attore teatrale, commediografo, compositore, poeta e scrittore italiano soprattutto dialettale. Frequentando il Café-chantant, aveva assorbito “l’arte specialissima del variété” e, rivoluzionando i canoni classici del “Teatro d’Arte”, inventò un nuovo genere di teatro che fondeva prosa, musica, canto e danza e portava in scena la cruda realtà della miseria.
Nel 1929 partì con la sua compagnia di attori e musicisti per una tournée nell’America Latina con tappe a Buenos Aires, Rosario, Montevideo e San Paolo. La traversata dell’oceano, che a quei tempi durava una ventina di giorni, servì per allestire sul piroscafo Duilio una sala prove per la preparazione dello spettacolo, che ebbe il suo primo debutto proprio sulla nave, davanti al pubblico degli emigranti imbarcati, per festeggiare la notte del passaggio dell’equatore.
Ed è proprio questo viaggio l’argomento dello spettacolo che Massimo Ranieri ha portato in giro per l’Italia, facendo tappa anche al Teatro della Fortuna di Fano.
La scenografia di Lorenzo Cutùli riproduce la sezione di una nave con i suoi due piani e l’affaccio sul mare. Il sipario si apre dunque sulla sala lignea del piroscafo, un finestrone aperto dà accesso al grande ponte dal quale entrano gli attori e oltre il ponte compare il blu dell’oceano. Gli artisti, guidati dal loro capocomico, iniziano le prove che durano per tutto il primo atto, a loro si unisce una coppia di clandestini, accolti per spirito di solidarietà, che come attori si sottraggono ai controlli incessanti delle guardie; nel secondo atto avviene il debutto in abiti di scena. Ed è un vero varietà, come si faceva un tempo, con la famosa <mossa> di Nini Tirabusciò, movimenti macchiettistici, paglietta e canzoni alla Spadaro, atteggiamenti che ricordano Totò, Charlot e Petrolini e il Walter Chiari di <Vieni avanti cretino>, un caleidoscopio di ritratti, recitati, cantati, ballati da Massimo Ranieri, Ernesto Lama, Roberto Bani, Angela De Matteo, Mario Zinno, Ivano Schiavi, Ester Botta, Rhuna Barduagni, Antonio Speranza, Simone Spirito, Martina Giordano, accompagnati dall’ensemble di cinque musiciti: Massimiliano Rosati alla chitarra, Flavio Mazzocchi al pianoforte, Mario Guarini al contrabbasso, Donato Sensini ai fiati, Mario Zinno alla batteria. Tutto in acustica, senza amplificazione quindi.
Massimo Ranieri veste i panni di Viviani e insieme al regista Maurizio Scaparro ricompone una galleria di personaggi e brani musicali estrapolati dalle opere del Viviani su testi di Giuliano Longone Viviani ed elaborazione musicale di Pasquale Scialò: canzoni, duetti, macchiette, poesie, tenute insieme dal filo conduttore delle lettere che Don Raffaele scrisse davvero alla moglie durante la traversata.
Non ci vuole molto a capire che quei panni stanno alla perfezione a Massimo Ranieri, che ha anche i tratti incisivi del volto di Viviani, il teatro è in lui e lui è il teatro, un’osmosi perfetta per un artista poliedrico e completo, che è approdato anche al teatro d’opera come regista.
Come cantante Massimo Ranieri ha voce ancora solida, intonata ed estesa, come attore ha una padronanza scenica fuori dal comune, come caratterista ha una mimica e una gestualità naturalissime, come interprete delle vicissitudini umane ha un’intensità e un carisma che arrivano al pubblico, come showman ha comunicativa dilagante, come saltimbanco ha una mobilità e una leggerezza sorprendenti, come uomo di teatro ha esperienza, competenza e passione, come cantastorie fa riemergere il fascino dei cantastorie di strada del secondo dopoguerra, poi conosce bene il napoletano. Sì, perché l’opera è tutta in napoletano che grazie ai sovratitoli abbiamo potuto capire anche noi.
I costumi d’epoca sono opera di Lorenzo Cutùli e i movimenti coreografici di Franco Miseria.
Uno spettacolo piacevole che ha riscosso molto successo, solo che alla fine, dopo quasi tre ore di lavoro, Ranieri ha lasciato in fretta il teatro senza attendere la visita dei suoi fans.