Testo: Ivan Lugi Antonio Scherillo
Con:
Ciro Bernardo, Noemi Giulia Fabiano, Simona Pipolo, Emanuele Scherillo, Diego Sommaripa, Linda Strazzullo, Giulia Visone
Produzione Naviganti Inversi
Aeternos è un testo molto interessante scritto da Ivan Luigi Antonio Scherillo e diretto da Marco Serra, incentrato sulla parabola esistenziale di Joshua (un candido Emanuele Scherillo), ovvero Gesù che al cospetto del Tempo, deve scegliere se nascere come uomo oppure dividere il “potere” con suo fratello Lucifero (Diego Sommaripa).
Certo, la contrapposizione Bene-Male, Satana-Cristo nei loro canonici nero-bianco rammenta per certi versi il meccanismo delle sacre rappresentazioni ma, ovviamente, Aeternos è tutt’altro.
Il Tempo, interpretato in chiave spesso ironica ed estrosa da Noemi Giulia Fabiano, non è altro che un’essenza eterea, divisa in modo manicheo dalla realtà umana così infima rispetto al suo piccolo corteo di anime che tessono la coreografia dello spettacolo, spesso calcando anche delle opere artistiche come la Deposizione, rifacendosi all’arte statuaria.
Il Tempo è, dunque, una dimensione che precede la vita e succede la morte, quindi la congiuntura del senso ciclico dell’Universo nella quale anche Joshua, come qualsiasi altro essere umano, è costretto a passarci senza fare alcuna eccezione.
Ma qual è la differenza con gli altri? Stavolta egli non è Salvatore, si è vero, alla fine con lui le cose cambieranno e forse la vita potrà essere permeata dalla sua gentilezza ma, prima di tutto ciò, Joshua si trova dinanzi a due verità che implicano una scelta; seguire Lucifero, “suo fratello” il quale con lucida consapevolezza gli mostra il loro Padre “come essere da redimere” per aver creato l’umanità, insulsa e traditrice, la stessa che lo condurrà a morte, oppure seguire quella luce, la luce al di là del ventre materno e affiorare alla vita terrena. L’eterno o il frammento fugace dell’esistenza.
Forse, alla fine, al ritorno e quindi dopo la morte, si comprende quanto di personale c’è nello scegliere la vita terrena. Joshua, infatti, si contrappone al Diavolo non soltanto in quanto Bene ma, soprattutto, come colui che desidera ardentemente la vita, seppur così apparentemente insignificante rispetto all’eternità eterea del Tempo, e così pregna di eventi funesti non solo per sé ma anche per chi verrà dopo di lui.
Ci ricorda il Cristo di una famosa poesia di Mario Luzi (“Meditazioni sulla via crucis”) che ha poco del Messia, è invece soltanto un uomo scisso fra la nostalgia di conoscere suo Padre, così diverso ma nel tempo stesso a lui uguale, e la nostalgia verso gli uomini, la terra, i piccoli…
Anche Aeternos è permeato dalla stessa nostalgia narrata ironicamente e al tempo stesso con sapore elegiaco che fortunatamente non scade nella facile retorica.
Una scrittura calibrata, vivace e armonica che con una sinergica gestualità dei giovani interpreti ci cala in una dimensione fra il poetico e il visionario.
La regia rende la pièce con un piacevolissimo equilibrio, il tutto aggraziato ancor di più con una conclusione commuovente e non di certo banale che pare dar ragione a questo dolcissimo Gesù che avrebbe scelto la stessa vita un milione di volte, solo per un abbraccio o solo per camminare sull’erba bagnata a piedi nudi; attimi forse, finalmente eterni.