Voglio solo musica, e basta! Voglio solo musica, e basta! Come un mantra queste parole riecheggiano all’Arena del Sole di Bologna. A pronunciarle Pippo Delbono. A farle diventare musica Enzo Avitabile. Lo spettacolo-concerto Bestemmia d’Amore è questo: musica e parole che si fondono per dare vita e corpo, come anticipa il titolo, alle infinite contraddizioni del nostro tempo, della vita, degli uomini, dell’amore stesso.
Proprio nella dicotomia si anima l’interazione dei due artisti che partendo dalle radici più profonde della nostra cultura, come quelle cattoliche, esplorano temi apparentemente contrastanti, ma che trovano una perfetta armonia nel suono e nelle parole. Ed ecco che l’equilibrio degli opposti è messo in scena: amore e odio, volgare e sacro, nero e luminoso, duro e dolce. Ciò che sembra antitetico diventa complementare e inscindibile.
La dualità, protagonista dello spettacolo, delinea anche il percorso artistico di Enzo Avitabile, musicista napoletano capace di fondere l’antica tradizione popolare napoletana con generi come il blues, il jazz, il funky, il rock fino ad arrivare ad atmosfere classiche e barocche. All’interno delle molteplici contaminazioni di questa “musica del mondo” Avitabile affronta temi etici e sociali, scavando nelle miserie del mondo con la precisa volontà di diffondere un messaggio: ogni essere umano è degno di abitare lo spazio terrestre, senza distinzioni, senza razze, senza barriere.
Materia che si sposa alla perfezione con il percorso artistico di Delbono, con il suo desiderio di portare in scena la vita reale per renderla qualcosa d’altro, farla diventare Arte. E così gli aspetti rudi e meschini degli uomini si intrecciano con quelli poetici e sublimi: la sintesi degli opposti come unico modo possibile per conoscere la verità.
In questo spettacolo Delbono, pur essendo buddista da venticinque anni, intraprende, insieme ad Avitabile, un percorso in terra cristiana, con la consapevolezza che, per quanto si possa essere distaccati da questa religione, la cultura occidentale ne è intrisa e non si può prescindere dal suo messaggio. Messaggio che Delbono veicola scegliendo autori come il mistico spagnolo Juan de La Cruz, Pasolini – immancabile nel lavoro del regista -, Rimbaud e altri.
L’amore della non appartenenza è dunque protagonista, quell’amore che non è possesso, non è avere ma accettare, donarsi, includere e non escludere e con esso la malinconia, quella che porta a considerare l’ombra l’unico indizio che ci sottrae al Nulla e quel bisogno, irrefrenabile, di andare oltre di togliersi i veli che occludono lo sguardo e di aprirsi, respirare profondamente e ballare. Ballare. Ballare. La platea dell’Arena del Sole non resiste a questo incantesimo e si lascia andare in una danza liberatoria.