Lo spazio scenico è composto solo da una sedia che galleggia su un mare di mele. Compare davanti a noi una quarantenne vestita da ragazzina di bordello e la battuta “Mi dai i miei soldini?”fa partire lo spettacolo della Battaglio. Dopo Le corpe de Jeanne, studio personalissimo sulla figura della pulzella d’Orléans, la poliedrica autrice/danzattrice Silvia Battaglio indaga la forza ambigua e trainante della protagonista del romanzo di Vladimir Nabokov. Coprodotto da Zerogrammi e Tangram Teatro, Costruendo_Lolita è il lavoro frutto di una residenza artistica a Holstebro, in Danimarca, sede dell’Odin Teatret. Sede fortunatissima per l’autrice che con “Io amo Helen”, pièce molto apprezzata da Eugenio Barba e Julia Varley, si è aggiudicata encomi ma anche e, soprattutto, la possibilità di “costruire” la sua Lolita. Il testo non ha riferimenti precisi, perché è una Lolita senza tempo, e diventa un pretesto per parlare della condizione femminile e dei problemi legati ad ogni periodo della vita. E così la vediamo bambina, donna, anziana giocare con il suo destino portando con sé il peso di un’infanzia mancata. I toni sono sempre ammiccanti e infantili, come se l’esigenza di essere amata la costringa ad annullarsi negli altri, la madre, Hubert, Mary Joe. È il tempo interiore ciò che davvero conta, e non quello anagrafico o apparente; sono le scelte di vita, troppo spesso condizionate da altri, su cui ci si sofferma e si indaga. “ È un testo apparentemente leggero in cui le richieste si mischiano ai ricatti, la seduzione si fa arma, l’amore sfocia nella perversione”. A tratti provocatorio, senza mai essere eccessivo, rende perfettamente la sensazione di un amore fisico non scelto ma subito. Le mele masticate e poi sputate sono atti sessuali non voluti, anche dolorosi e quasi mai piacevoli. La danza che ci propone Silvia Battaglio è sempre precisa e coinvolgente, ed il senso di tristezza che attanaglia il pubblico è la constatazione che qui non esistono colpevoli o innocenti. Non c’è l’uomo cattivo, e Hubert è forse più da commiserare che da invidiare. Tutti sono vittime e carnefici degli altri e di sé stessi, dell’impossibilità di comunicare il proprio disagio e per questo soli. Forse le varie fasi del percorso intimo di Lolita, sono esplicitati da ciò che indossa: mettersi una vestaglia o togliersi una parte del vestito, sempre in modo non provocatorio potrebbe significare la sua esigenza di fondo: dover crescere. Nonostante la pioggia battente, il pubblico era numeroso ed ha apprezzato lo spettacolo.
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regia e interpretazione Silvia Battaglio
consulenza artistica Julia Varley
suggestioni letterarie Vladimir Nabokov, Charleston Peraltro, Pia Pera
suggestioni musicali Morgue&Shopping, Alia Noto, Paolo Conte
disegno luci Stefano Bazzotta
produzione Tangram Teatro
in collaborazione con Compagnia Silvia Battaglio e Ciel Zerogrammi
sostegno alla realizzazione Doni Teatret, Brut
si ringrazia Pierangelo Pompa