In realtà il romanzo The Hobbit: There and Back Again (1937) precede i 3 volumi de Il Signore degli anelli (1954-1955) e Silmarillion (pubblicato postumo, anche se incompleto, dal figlio) per cui un interessante gioco della memoria per chi ha visto almeno in parte entrambi i trittici (o letto i libri) è cercare punti di continuità: i personaggi spesso sono gli stessi o i loro figli e nipoti.
La realizzazione di Lo Hobbit ha avuto una storia travagliata con slittamenti tali dell’inizio delle riprese da costringere Guillermo del Toro (che è rimasto nel team degli sceneggiatori) a rinunciare alla regia. Peter Jackson – che dopo il grande successo di pubblico e critica culminato con l’Oscar vinto con Il Signore degli anelli: il ritorno del re si era dichiarato indisponibile alla nuova avventura – ha, quindi, dovuto accettare questa sfida, peraltro superata brillantemente.
I film ispirati a The Hobbit raccontano una storia ambientata nella Terra di Mezzo sessanta anni prima delle vicende de Il Signore degli anelli. Essendo ogni film autonomo, è possibile godere La battaglia delle cinque armate senza aver visto i due precedenti (Lo Hobbit: un viaggio inaspettato del 2012 e Lo Hobbit: la desolazione di Smaug del 2013).
L’inizio è folgorante: un’eccezionale pagina di cinema-spettacolo (si avvale anche di un splendido 3D a 48 fotogrammi al secondo) con il drago Smaug (un cammeo di Benedict Cumberbatch) dalle enormi ali che planando sulla città di Pontelagolungo – situato con le sue vecchie case ai piedi della Montagna Solitaria – distrugge interi quartieri con colpi della possente coda e con gli incendi provocati dall’alito.
Bambini, donne e uomini sono abbandonati all’ira di Smaug da un governatore imbelle e dal suo viscido e vigliacco tirapiedi (nel film e nel romanzo figura volutamente comica) e sarebbero destinati a essere sterminati se al drago non si opponesse Bard l’Arciere (ottima l’interpretazione di Luke Evans ) che con intelligenza e audacia elimina il mostro.
Bard è la risposta alla domanda di Smaug “Chi sei tu che osi sfidarmi?”: l’essere umano quando è intelligente, onesto e coraggioso è invincibile. Bard è tale e rappresenta un altro principio di Tolkien: l’amore per la famiglia, preminente su tutto, per la quale si possono fare azioni poi giudicate eroiche.
L’eroismo della gente comune è il tema centrale dell’opera di John Ronald Reuel Tolkien (Bloemfontein/Sud Africa 1892-Bournemouth/Regno Unito 1973) vista da molti come una metafora della Prima Guerra Mondiale in cui persone semplici e senza nessuna retorica militarista sono state costrette a compiere gesti eroici.
Per realizzare la trilogia di The Hobbit regista e sceneggiatori hanno attinto anche dalle appendici de Il ritorno del re (terzo volume de Il signore degli Anelli) e da Silmarillon.
Protagonista di The Hobbit è Bibo Baggins (che ha il suo interprete ideale in Martin Freeman, comico britannico molto amato in televisione) convinto dallo stregone Gandalf il Grigio a seguire Thorin Scudodiquercia (ottimo Richard Armitrage) nel tentativo di liberare la Montagna Solitaria da Smaug.
La battaglia delle cinque armate è peraltro un film corale e nella parte centrale emerge il dramma di Thorin che conquistata la Montagna è contagiato da cupidigia e avidità che gli fanno disattendere l’impegno di dividere il tesoro della montagna con chi lo aveva aiutato.
È una ‘malattia’ che colpisce molti che hanno raggiunto il potere anche onestamente con merito e coraggio o che trasforma leader rivoluzionari in dittatori se non in assassini, per non parlare dei casi in cui il potere o la ricchezza danno il via a bramosie spesso unite a corruzione.
La parte finale è lo scontro tra le cinque armate intorno alla Montagna: le scene di massa sono frammentate da duelli, quasi una ‘passerella’ per i protagonisti della saga e del film.
Tra il molto che resterebbe da dire su questo fantasy, notevole nonostante alcune brevi cadute di tensione, sono da citare la bellezza e la creatività delle armature in cui si trovano elementi di civiltà occidentali e orientali più o meno remote e il gioco delle architetture in cui si possono riconoscere strutture che vanno dalle giapponesi, alle arabe fino a ricordare il nostro Medioevo.
Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate é un film godibilissimo da tutti e, per chi vuol andare oltre lo spettacolo, presenta notevoli elementi di riflessione, in ciò fedele all’opera di Tolkien.
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La scheda
Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate
Titolo originale: The Battle of the Five Armies
Regia: Peter Jackson
Sceneggiatura: Fran Walsh, Philippa Boyens, Peter Jackson e Guillermo Del Toro
Cast: Ian McKellen, Martin Freeman, Richard Armitage e Evangeline Lilly, Lee Pace, Luke Evans, Benedict Cumberbatch, Ken Scott, James Nesbitt, Cate Blanchett, Ian Holm, Christopher Lee, Hugo Weaving e Orlando Bloom
Genere: Fantasy
Origine: Usa, Nuova Zelanda
Anno: 2014
Durata: 144 minuti