È la storia di un’amicizia, breve ma significativa. Luigi Tenco e Fabrizio De André si raccontano con le musiche, con le canzoni. E parlano di sé, della loro vita, delle scelte e della loro amicizia. Chi narra in prima persona è Claudio Sanfilippo e Ferdinando Molteni, due musicisti con caratteristiche molto diverse fra loro, più o meno come lo erano Luigi e Fabrizio ma con la precisa volontà di non imitare mai i cantanti a cui danno la voce. E sono molto convincenti, ognuno di loro ha trovato un proprio modo di cantare canzoni, alcune molto famose altre un po’ meno, ma tutte con una caratteristica precisa: sono state cantate da decine di cantanti che, vuoi per la difficoltà di esecuzione, vuoi per l’effettiva memoria collettiva, venivano quasi sempre valutate sulla base degli originali. Molteni e Sanfilippo, Tenco e De André nella trasposizione, hanno cantato con un loro modo, con una loro vocalità e non erano interessati a rifare il verso. Scelta che ha pagato perchè per ogni loro pezzo l’applauso scaturiva sempre spontaneo. Sul palco fra loro una donna, anche lei musicista, seduta al pianoforte. Elegante negli accompagnamenti e discreta nelle esecuzioni. I testi, scritti da Molteni, estratti da interviste, pubblicazioni o dichiarazioni varie, risultavano importanti, soprattutto nell’ascolto delle canzoni di Tenco perché si comprendeva qualcosa di più dell’uomo e dell’artista di cui pensavamo di sapere tutto. Ci mostrano così due uomini con molte cose in comune: l’antimilitarismo, l’attenzione all’aspetto amoroso visto con prospettive nuove, l’intolleranza verso i compromessi, la voglia di non prendersi troppo sul serio. Il racconto del loro primo incontro: parla De André «Una sera sentii qualcuno toccarmi una spalla, mi voltai e lo riconobbi: era Tenco. Mi apostrofò: “Sei tu che vai a dire in giro che Quando l’hai scritta tu?” E io: “Sì.” E lui: “Perché?” “Per prendere della figa” risposi. Era vero, lo avevo detto a qualche ragazza ballando guancia a guancia proprio sulla musica di Luigi. Lui si mise a ridere e diventammo amici». Molto interessanti le interazioni con la pianista che ha spesso accompagnato le canzoni, intervenendo più volte forse a rappresentare una delle tante figure femminili della loro vita, da Dalida a quella ragazza che ballò con Faber sulle note di “Quando” di Tenco. E poi c’è il coro Concerto Armonico diretto dal Maestro Angelo Mulè, composto da ragazzi e ragazze molto giovani (lo è anche il maestro), che si inserivano perfettamente nelle canzoni di entrambi gli autori, con autorità ed iniziative sonore davvero coinvolgenti. Abbiamo così ascoltato classici dell’uno e dell’altro ma che acquistavano, come già detto in precedenza, significati nuovi ed inaspettati soprattutto per chi non ha mai fatto troppa attenzione ai testi. Si videro poche volte, nella loro vita. De André diceva una ventina, più o meno. Eppure condivisero idee, sentimenti, l’amore per la musica e la poesia. Faber avrebbe detto, tanti anni dopo la morte di Luigi, che senza Tenco lui non ci sarebbe stato. Bella serata.
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un racconto teatrale
scritto da Ferdinando Molteni,
canzoni di Luigi Tenco e Fabrizio De Andrè,
con Elena Buttiero, Claudio Sanfilippo, Ferdinando Molteni
ed il coro Concerto Armonico diretto dal Maestro Angelo Mulè
ALLEGRO CON MOTO