dall’opera di Jean Anouilh
regia e scena MASSIMO LUCONI
costumi Khadidiatou Sow
luci Roberto Innocenti
con Aminata Badji, Ibrahima Diouf, Papa Abdou Gueye, Gnagna Ndiyae, Mouhamed Sow, Galaye Thiam
e Ndiawar Diagne, Marie Madeleine Mendy, Mamadou Seine, Jean Guillaume Tekagne
un progetto Teatro Metastasio Stabile della Toscana
in collaborazione con Associazione APPI, Centro culturale francese di St. Louis (Senegal)
e con la collaborazione della Comunità senegalese di Prato
Spettacolo in francese e wolof con sopratitoli in italiano
PRIMA NAZIONALE
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Antigone ribelle, Antigone eroica, Antigone figlia, ma soprattutto sorella, che si oppone alle leggi dello stato in nome dei diritti sacri della famiglia e del sangue. Dovunque vi siano discriminazioni razziali, conflitti, intolleranze religiose, dovunque una minoranza levi la sua voce a reclamare giustizia, Antigone torna ad assumere il ruolo dell’eroina che sfida i regimi totalitari in nome della pietas universale che si estende a tutti gli uomini sentiti come fratelli, superando ogni limite o divisione tribale e nazionalistica. Attraverso la storia di Antigone rivive uno dei miti che da più di due millenni attraversa la nostra civiltà e che è di tragica attualità nella storia dell’Africa contemporanea, dove è forte la dicotomia fra cultura tradizionale del villaggio e emarginazione delle immense bidonvilles, fra individuo e collettività, fra leggi dello stato, spesso dei regimi dittatoriali, e leggi non scritte della grande famiglia africana solidaristica e protettiva. Nel lavorare a una messinscena di un testo così emblematico come Antigone ho pensato a un dramma a tesi, asciutto e compatto, impostato con la linearità della parabola e del teatro didascalico, unendo alla mia esperienza di regista europeo alcune modalità del teatro tradizionale africano. È la struttura stessa del racconto didascalico a imporre l’uso di uno spazio che si protende verso il pubblico e il riferimento è chiaramente quello della piazza del villaggio, dove la popolazione si raccoglie ad ascoltare il griot, il cantastorie africano (cantore della tradizione orale degli antenati). In questa griglia narrativa i personaggi sono prigionieri della tragedia in una specie di prigione rituale, obbligati dall’ineluttabilità della storia a ripetere i meccanismi drammaturgici, ma nello stesso tempo con l’urgenza di uscirne attraverso il rapporto con il villaggio, che è il pubblico che ascolta. E alla fine della storia, dopo la condanna a morte di Antigone, così come succede durante le feste o gli spettacoli di teatro popolare, dal pubblico escono i personaggi del coro per interagire con Creonte, con le loro domande irriverenti e taglienti come un’accusa. Il griot, che racconta, prega e spiega al pubblico, è il vero sacerdote della cerimonia nel quale tutti si identificano e a cui nessuno si sottrae. È la forza del teatro africano, che alterna il dramma al racconto orale e che, per certi aspetti sociali, ha le caratteristiche del teatro greco. Come dei naufraghi della storia, Antigone, Creonte e gli altri personaggi, sono costretti a inscenare il proprio psicodramma con quel tipico processo di immersione in altre identità che caratterizza il teatro terapeutico.
Il collante passa attraverso la tradizione (e nella tradizione si deve includere la religione con tutte le sue cerimonie e preghiere) e il villaggio, o il quartiere delle periferie, è il luogo dove si compie la catarsi, si rimargina la ferita, è l’unico elemento che conserva una parvenza di umanità e che ripropone la struttura protetta della comunità ancestrale.
Certe atmosfere di ambiguità e di spiazzamento, che mi porto dietro dopo molti anni di frequentazione della cultura africana, sono confluite in questo progetto carico di riferimenti culturali e di radici ben solide nella cultura africana ancestrale e anche nelle contaminazioni recenti. Alcuni anni fa, all’interno dell’ospedale psichiatrico di Bamako in Mali, rimasi fortemente impressionato da uno spettacolo eccezionale e inusuale che annullava le barriere fra attori e pubblico, mischiava i ‘sani’ ai ‘matti’ e aveva la forza ossessiva dei grandi riti africani che sempre stordiscono e imbarazzano i bianchi. In questo percorso di ricerca fra analisi del testo e analisi quasi antropologica delle caratteristiche del gruppo di giovani con cui ho lavorato, con tappe che si sono dispiegate nell’arco di oltre due anni, ho cercato di capire e valorizzare le caratteristiche dei giovani interpreti che vantano alcune esperienze nel teatro di cultura francese e europea, ma sono profondamente radicati nella cultura teatrale e musicale africana e nella ritualità magico feticistica che in Senegal è ancora forte. E proprio aver conservato questa caratteristica, che li contraddistingue dai loro coetanei italiani o europei, li rende naturalmente efficaci e fortemente simbolici a livello di comunicazione teatrale. La storia di Antigone si dispiega come una cerimonia funebre e l’elemento ritualistico sottolinea la forte spiritualità radicata nel dna dei senegalesi, quella di un Islam morbido e non integralista, di profonda intensità, intessuto di credenze animiste, di vita sociale, di cerimonie e di musicalità dolce e ossessiva. L’Islam raffinato e spirituale di Ahmadou Bamba, fondatore del Mouridismo e del pensiero dell’autentico sufismo, che contraddice l’immagine negativa della religione musulmana, come viene diffusa normalmente dai media dei paesi occidentali.
Alla struttura linguistica della versione di Anouilh in lingua originale francese, studiata in Senegal nei licei, abbiamo aggiunto alcuni spezzoni di testo anche in wolof, la lingua parlata da tutti, mischiando il francese colto alla comunicazione diretta e popolare, rispecchiando così quello che è uno degli aspetti più interessanti del Senegal di oggi, l’osmosi alchemica fra tradizione popolare e cultura europea.
Massimo Luconi
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Tournée Antigone
4 marzo Casalecchio( Bologna) teatro pubblico
5 – 7 Modena le passioni
8 Domenica Fabbricone /progetto Comune di Prato e comunità senegalese
13 Venerdì Barberino
15 domenica ore 16 Crema
19 Arcidosso
20 Massa
22 Viaccia (Prato) spettacolo
25/ 26 Milano teatro Nh’oma