Siamo alla vigilia di Natale del 1899. L’indirizzo è uno dei più celebri nella storia della letteratura inglese: 221 B, Baker Street, Londra. Il dottor Watson ha finito di scrivere l’ultimo racconto su un’indagine e si appresta a lasciare l’appartamento, quando Sherlock Holmes avverte dei passi in strada. La noia si dissipa, l’eccitazione sale. Una nuova avventura sta per cominciare. Gli ingredienti ci sono tutti: la celebre coppia di investigatori privati creati dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, la pioggia e la nebbia londinesi, tanti personaggi sospetti, avvelenamenti e intrighi, ma la regista e sceneggiatrice Francesca Draghetti cambia le carte in tavola. E il divertimento è assicurato. “Affrontare un personaggio amato come Sherlock Holmes richiede una buona dose d’incoscienza. E di amore”, spiega nelle note di regia. “Anni di esercizio della parodia (memorabili i suoi sketch con la Premiata Ditta, n.d.r.) mi hanno insegnato che si gioca solo con ciò che si ama e si conosce, per questo ho deciso di regalarmi un tuffo nelle cupe atmosfere inglesi di fine secolo e portare in scena il mio Sherlock”. In questo spettacolo tutte le intuizioni di Holmes si rivelano inesatte. Quello che era un uomo algido, un personaggio infallibile, dall’intuito eccezionale e dallo spirito d’osservazione senza eguali diventa un uomo ammiccante, goffo, vanitoso e causa di vari disastri investigativi che generano situazioni buffe e divertenti. Lo spettacolo è concepito come una commedia comico-musicale: le scene, tutte da ridere, sono inframmezzate da brevissime canzoni e coreografie da musical. L’ironia regna sovrana sia nella parodia dei generi sia nello stile di recitazione: tutti gli attori (Gerolamo Alchieri, Antonella Alessandro, Roberto Stocchi, Giovanni Caravaglio, Sandra Conti, Simone Crisari, Ughetta d’Onorascenzo, Gerry Gherardi), dalla lunga carriera nel doppiaggio oltre che nel teatro, mettono in scena in maniera brillante la caricatura dei personaggi che si incontravano nei racconti di Conan Doyle, generando una galleria di personaggi singolari, come donne fatali, attrici petulanti, ispettori di polizia di scarso acume, nobili dagli oscuri segreti, frequentatori di pub dal pugno facile e molti altri. In una ben architettata commistione di generi rientra anche qualche strizzatina d’occhio al mondo del cinema, a cui si ispirano le belle immagini d’epoca di Londra, accompagnate alle musiche originali di Nanni Baldini, che introducono lo spettacolo o il momento del combattimento tra Holmes e il dottor Moriarty fatto sulla falsa riga di una scena del recente trasposizione cinematografica delle avventure di Sherlock Holmes diretta da Guy Ritchie. Tra equivoci e false intuizioni, il colpevole, però, non tarderà ad essere smascherato perché “Quando hai eliminato l’impossibile, qualsiasi cosa resti, per quanto improbabile, deve essere la verità”. Elementare, Watson.