di e con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
Regia: César Brie
luci e audio: Andrea Bracconi
elementi scenici: Franco Casini Roberto Spinaci
collaborazione musicale: Giancarlo Pagliara
organizzazione: Carlotta Ghizzoni
produzione Compagnia Berardi Casolari
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Basta con il Buonismo a Teatro!
Tutti fanno tutto. Al di là delle intenzioni, forse dovrebbero interessare anche i risultati.
Amatoriali o Professionisti?
Si comincia a far teatro quasi sempre in un Gruppo Amatoriale e si può rimanere sempre lì, (e va benissimo) o si può andare nella direzione di una scelta Professionale.
Essere Professionisti non significa rinunciare alle verità scottanti di una rivendicazione sociale ma anzi saper utilizzare tecniche specifiche per valorizzare ciò che si vuol mettere in campo.
Fin quando si tratta di amatoriali, si può senz’altro passare sopra a mille particolari deludenti e soffermarsi invece sull’ interessante traccia tematica, sulle motivazioni psico-sociologiche, sui temi di particolare rilievo come la dipendenza, la disabilità, il disagio e via dicendo… Ma quando si tratta di Professionisti, si può essere più esigenti e valutare anche altri elementi. La dizione ormai sembra relegata fra i reperti del secolo scorso, (e comunque andrebbe riabilitata) ma tutto il resto..? Si può chiedere agli attori di essere Attori, se hanno scelto di esserlo e come tali si presentano al pubblico? Si può chiedere una scenografia, anche minima, minimalista ma non “arrangiata”! Ci può anche essere il nulla in scena, ma con il suo significato! La cura e la minuziosa e attenta dedizione all’intero allestimento di uno spettacolo devono trasudare da ogni poro della pelle e devono convincere il pubblico che tutto è credibile nella finzione.
La magia del teatro è nella sua trasposizione della realtà: una metafora, una illusione ottica e letteraria, un gioco in cui ognuno svolge il suo ruolo e dove “tutto è finto, ma niente è falso”.
Ma premesso che il Teatrante, (nella sua più completa accezione) per fortuna, è libero di fare e mostrare ciò che vuole, è vero anche che il Pubblico è libero di pensare e criticare ciò che vuole.
L’arroganza di chi sta in scena nei confronti di chi sta seduto dovrebbe avere dei limiti. Anche se il potere dell’attore è stato rivendicato nei confronti dello spettatore, non ci può permettere tutto nel nome di una ricerca che non si evidenzia certamente per originalità.
La “Sperimentazione” a partire dagli anni ’70 ci ha svezzato a ben altri linguaggi drammaturgici e ci ha sottoposto ad ogni forma di “choc” artistico.
E quindi il turpiloquio non scandalizza ma annoia e scoprire i glutei non impressiona nessuno ma profuma di patetico.
Va sicuramente apprezzata la grinta, in alcuni casi la violenza del temperamento artistico di Gianfranco Berardi, che sconfina dai tratti del personaggio.
L’attore non vedente, interpreta un personaggio cieco. Ed è subito un moto di partecipazione, Ammirazione per il coraggio, la scelta, la determinazione e cosi via. Ma quando non si tratta di un singolo eccezionale evento, ma diventa una programmazione di vita e lavoro, bisogna rispondere a ben altri canoni.
Siamo gente dal cuore morbido e sempre disposti ad applaudire. Ma ad una compagnia di professionisti si chiede di più. Gabriella Casolari, la sfortunata Italia, proprietaria del Bar Italia, in cui è ambientata lo spettacolo veste i panni di una donna tradita dal marito, sognatrice, che si è messa di nuovo in gioco nel ruolo di amante-mamma di Tiresia, giovane belloccio e cieco, che però riesce a vedere oltre le cose le vere situazioni di questo paese ridotto allo sfacelo.
Metafore estremamente evidenti rendono pressoché inutili i messaggi virtuali che potrebbero portare ad visualizzazioni immaginifici e paralleli intellettuali.
La regia di César Brie ha creato quadri interessanti e di particolare impatto visivo, nei momenti di comunione fra i due attori. Bella la soluzione del drappo rosso che si espande in un lungo vestito e i movimenti frenetici che sottolineano l’alternanza di voci in un quasi-furioso battibecco.
Ritmo ed energia alle stelle e il pubblico ha reagito positivamente con risate ad applausi alle provocazioni di Gianfranco Berardi, che ha riversato in platea la sua adrenalina, accompagnato da Gabriella Casolari che giocava il suo ruolo rimanendo sempre qualche passo indietro.
A fine spettacolo pubblicità per il libro con i loro testi e magliette da loro prodotte per beneficenza a se stessi, con la scritta davanti “Non invidiare” e dietro “Imita”.