di Emanuele Trevi e Sonia Bergamasco da Lev Tolstoj
con Sonia Bergamasco
disegno luci Cesare Accetta
regia Giuseppe Bertolucci
produzione Teatro Franco Parenti – Sonia Bergamasco
in collaborazione con Centro Culturale Il Funaro
Premio della critica 2012 – Premio Eleonora Duse 2014
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Una nuvola bionda illumina il palcoscenico. Tutto nero: fondale, muri a vista, proiettori laterali, due sedie ai lati della scena. Nero anche l’unico, grande protagonista: un lucido pianoforte a coda con relativo sgabello e… la nuvola bionda. Vestito nero, scollato. Dal buio viene prepotentemente alla luce un gomito e lei comincia a parlare. Tutto partì da un gomito. Da una partenza definitiva, da un binario, da una stazione: da un suicidio.
“Emanuele Trevi e Sonia Bergamasco si sono messi a giocare… con la leggerezza e l’innocenza… di due bambini sulla spiaggia ed hanno costruito un bellissimo castello….La marea della messa in scena è salita, le onde hanno coperto tutto, ma miracolosamente il castello è rimasto in piedi: la voce e il corpo di Sonia hanno costruito fondamenta e mura impalpabili e indistruttibili, cementate da un talento raro, verso il quale mi sento di provare prima ancora che ammirazione una sorta di stupore, venata di riconoscenza e di gratitudine, come avviene quando ricevi un dono” così Giuseppe Bertolucci, nel programma di sala.
Cosa aggiungere a queste parole che sono un distillato di ambrosia, una dichiarazione d’amore per la bellezza e l’arte?
Eppure qualcosa mancava nello spettacolo.
Tutto magnificamente funzionava: il vestito, i capelli, le braccia e le mani persino i piedi della Bergamasco erano in sintonia col il viso disperato, distrutto, straziato da un tormento….
Tormenti inutili, (mi vien da pensare) tormenti esagerati, tormenti di maniera, di mestiere, di tecnica, di tutto, ma tutto troppo… Pura recitazione, dal primo momento, racconto declamato, urlato, mimato. Resoconto drammatizzato del diario della moglie di Tolstoj, con le date precise e tutti gli elementi del caso, quasi fosse un suicidio, in origine ….
Esercizi di stile. Nulla da dire. Disegno luci magistrale. Regia eccellente. Tutto perfetto. Troppo perfetto… ma qualcosa mancava…
Prove aperte d’infelicità porta a chiedersi naturalmente cosa sia l’infelicità, e quanto ognuno di noi ne sia causa per sé e per gli altri…
E ancora viene da chiedersi come si arriva alla felicità, da dove si parte e dove si arriva…
Ma il teatro è il luogo perfetto dove i contrasti trovano la loro naturale congiunzione. Ad ogni risposta c’è sempre una nuova domanda.
Il pubblico ha applaudito.