con Enrico Ianniello e Tony Laudadio
Regia di Tony Laudadio
Produzione Onorevole Teatro Casertano/Teatri Uniti
————-
Bello! Bello ! Bello! Che bello poter dire “bello” di uno spettacolo teatrale! Mi capita sempre più raramente e stasera, prima di uscire di casa, ho chiesto aiuto al mio Angelo Custode affinché mi regalasse l’emozione di uno spettacolo BELLO!!! Richiesta esaudita.
Chiaro, essenziale, lucido, ironico, sarcastico, divertente, assurdo nella sua cruda verità, amaro e ruvido, elegante e delicato. Uno spettacolo un po’ dolce e un po’ salato, che permette a ciascuno di riconoscere se stesso o più verosimilmente un proprio amico o parente o conoscente.
A teatro lo spettatore si identifica spesso nei personaggi che vivono sulla scena, ma è vittima di uno strano sdoppiamento di personalità. Nessuno ammetterebbe di essere “Fracchia” o “Fantozzi”, ma tutti conoscono qualcuno che gli assomiglia, anzi è proprio come lui… È abbastanza semplice e facilmente assimilabile l’immagine dello specchio, ma è indiscutibilmente e psicologicamente più pericoloso riconoscere se stessi in quel riflesso. Non siamo giudici imparziali quando si tratta di riconoscerci in un “archetipo”, perché lo rimandiamo sempre a qualcun altro. Lo specchio trasmette rifrazioni di verità e ciascuno ne afferra solo un lembo…
È proprio il caso di Un anno dopo. Tutti abbiamo vissuto questa storia anche se non direttamente. Tutti siamo entrati in qualche ufficio ed abbiamo notato la mancanza d’aria. Tutti conosciamo la burocrazia e ne siamo vittime. Tutti conosciamo un impiegato (anche se ovviamente non sono tutti uguali hanno però dei tratti in comune). Tutti abbiamo ascoltato almeno qualcuna delle frasi dette da Giacomo (Tony Laudadio) e Goffredo (Enrico Ianniello). “Te sei vecchio dentro, caro mio”. Gustosissimo l’uso del dialetto, che regala un ritmo effervescente alla apparente calma della vicenda vissuta in scena, fra desideri e frustrazioni. Affiora l’immagine di una bottiglia di spumante, che qualcuno si diverte ad agitare di continuo senza aprirla mai: il liquido vorrebbe schizzar via con le mille bollicine ma il tappo le contiene e le frena e tutto rimane all’interno.
È tutto un interno: un ufficio interno ad un’azienda, il sogno di trasferimento in una metropoli (Roma o Milano) interno alle problematiche quotidiane, il divertimento interno al momento della pausa e cosi via. L’interno non riesce ad aprirsi e tutto procede in un grigio, “più che grigio, grigiasto” susseguirsi di giorni.
Il tempo è relativo, lo si sa, e può stringersi e dilatarsi. E in una serata si può raccontare una vita, ma solo se si è bravi!
“Il tempo scivola come sabbia tra le dita” e scivola veloce in uno spettacolo che racchiude l’andamento lento della vita d’ufficio di due uomini, impiegati in una azienda di una comune città di provincia del centro Italia. Racconto quotidiano di due persone che occupano due sedie dietro due scrivanie che si guardano (forse senza vedersi mai veramente) ogni giorno della loro vita per trent’anni.
Giacomo, laconico, calmo anzi imperturbabile, riservato, avaro di parole e di emozioni, sintetico, amante delle “sinossi” (esilarante la lettura delle sinossi stringate come bonsai).
Come alter ego Goffredo, parolaio incontinente, consapevole portatore di istinti, di impulsi e di passioni, innamorato della vita che aspetta sempre di vivere, è sussultorio e ondulatorio nel suo continuo movimento tellurico che lo porterà ad incidenti giudiziari.
Quando il teatro è come dovrebbe essere! Leggero e profondo, come uno stagno con piccole increspature che rimandano al lento e monotono trascorrere delle ore e dei giorni e dei mesi e degli anni. Trent’anni condensati in trenta frammenti: il passare del tempo è dato da attimi di buio e gli attori sono bravissimi nell’accompagnare l’inevitabile “invecchiamento” con pochi accessori e studiatissimi particolari minimi di posizioni e portamento e comportamento gestuali che danno il segno marcato del talento e del mestiere.
Un anno dopo, scritto da Tony Laudadio (Premio Troisi e Premio Girulà) è un testo completo che appaga lo spettatore e lo rende partecipe. Un linguaggio semplice, dialogo serrato, battute fulminanti, concetti lievi ma esistenziali nella struttura quotidiana. Fa riflettere e fa sorridere, anzi ridere, grazie alla verve dei due simpaticissimi attori che esprimono tutto il loro talento e la loro complicità scenica.
Si conoscono bene Tony Laudadio e Enrico Ianniello. Hanno cominciato insieme come allievi alla Bottega di Vittorio Gassman e con le prime esperienze con Federico Tiezzi e Leo De Berardinis. Dopo aver fondato la compagnia Onorevole Teatro Casertano, sono insieme sulla scena con Toni Servillo, Andrea Renzi, Francesco Saponaro, Nicoletta Braschi e sullo schermo con Nanni Moretti.
Ma hanno continuato anche separatamente con estremo successo entrambi.
Tony Laudadio, romanziere, ha pubblicato “Esco” e “Come un chiodo nel muro”.
Enrico Ianniello protagonista in televisione, nel ruolo del commissario Vincenzo Nappi (personaggio divertentissimo perfettamente riuscito nella caratterizzazione che ha incontrato il favore del pubblico) per la serie “Un passo dal cielo, con Terence Hill e da gennaio in libreria con il suo primo attesissimo romanzo, “La vita prodigiosa” di Isidoro Sifflotin, per i tipi di Feltrinelli.