Steven Berkoff, l’autore di The secret love life of Ophelia, parte da un punto preciso dell’Amleto di Shakespeare, dall’atto III, scena prima, subito dopo il più celebre monologo teatrale della storia, quell‘”essere o non essere” che tutti hanno recitato almeno una volta nella vita agli amici. Ebbene subito dopo Ofelia è costretta dal padre a restituire ad Amleto lettere e regali da lui ricevuti, facendo intuire una relazione che non avrà altri agganci nel proseguo della storia. Ed immagina Berkoff tutto un carteggio carico di passione ed erotismo ma anche della dolcezza e della poesia di un primo amore, soprattutto idealizzato e mai davvero consumato. La sua prosa stupisce anche per la completa assonanza con la lirica di Shakespeare. E conoscendo la storia intuiamo da subito che non ci sarà un lieto fine. Avevo visto lo studio di questo spettacolo circa un anno fa in un altro spazio analogo al Birrificio Metzger (bella realtà recuperata di un passato industriale), il Superbudda, ed in entrambi i casi lo spettacolo si è svolto in una grande sala. Ma mentre nello studio il pubblico era posizionato ai due lati dello spazio scenico ora nello spettacolo definitivo era frontale, ed anche le scelte registiche ne hanno dovuto tenere conto. Infatti ora la recitazione avviene davanti alla platea, c’è forse meno rapporto diretto con il pubblico ma ne acquista in profondità spaziale e movimento. La scenografia, in continua evoluzione, è composta da due pannelli montati come quadri, dove la tela trasparente ed illuminata crea effetti particolari a seconda della posizione e degli incastri. Grande prova di Carlotta Viscovo, già compagna di Michele nello spettacolo “Feroce Madre Guerra” insieme ad altre due attrici, ma superba ed imponente creazione di Di Mauro, che riesce a dare al suo Amleto una sfaccettatura caratteriale cosi ampia e sempre spiazzante per lo spettatore, che ha fatto dire ad una nostra vicina di sedia “Un capolavoro”. Nella prima stesura le lettere venivano lette dal leggio, e ci mettevi un attimo a comprendere che Amleto leggeva Ofelia, mentre Ofelia Amleto, ora sono recitate e la forza del testo emerge imponente in parole e frasi cariche di un erotismo e di una sensualità esplicita e mai nascosta. Per ritornare al famoso “To Be or Not To Be”, ad un certo punto quelle stesse parole compaiono in una lettera di Ofelia, quasi a significare, secondo una mia interpretazione, che non da Amleto sono state partorite ma copiate. Molti gli omaggi con pezzi di film, si andava da un Amleto in bianco e nero interpretato da Lawrence Olivier, ad una scena che mescola dolcezza e morte con il bianco dello zucchero ed il rosso del sangue nel film “Sweet Movie”, mentre nel brano che ascoltiamo dell’uccisione di Polonio, la voce è di Vittorio Gassman. Ed è anche divertente vedere come la loro intesa sia così alta, che si possono permettere di entrare ed uscire dai loro personaggi, anche nei momenti più drammatici per prendersi in giro e ribadire al pubblico che è bene non prendersi mai troppo sul serio. Dello spazio ho accennato all’inizio, aggiungo che colpisce anche architettonicamente, è nella parte centrale della città e la sua ciminiera sovrasta una Torino ricca di storia. Il pubblico numeroso ha costretto gli attori ad uscire più volte per gli applausi ed all’uscita c’era un sorriso compiaciuto sul volto di ognuno. Una domenica pomeriggio ben spesa.
———-
di Steven Berkoff dalla traduzione di Adele D’Arcangelo
regia Michele Di Mauro e Carlotta Viscovo
con Michele Di Mauro e Carlotta Viscovo
la voce di Gertrude è di Franca Nuti
suono e live electronics G.U.P. Alcaro
collaborazione all’allestimento Lucio Diana
produzione Fondazione Teatro Piemonte Europa / Festival delle Colline Torinesi