Progetto ideato dal Centro Studi Coreografici e dalla compagnia Teatro Totale sotto la direzione di Aldo Masella.
L’evento ARBOREA CARMINA si articola in quattro serate, di cui la prima “Entrées de danse” di danza classica, mentre le serate successive “Life” di danza moderna, le cui coreografie sono tutte dedicate ad A.B.A. e Green Cross Italia.
L’opera prende parte dagli attuali temi di Expo 2015 che sono di fondamentale importanza per la Milano di quest’anno: l’ambiente, il cibo, la nutrizione.
Ogni serata analizza un ambito diverso: lo spettacolo di domenica 12 luglio si concentra sul tema del nostro pianeta e del suo sfruttamento: ai monologhi del pianeta terra, si intrecciano le toccanti coreografie delle ballerine e le emozionanti scenografie audio-video.
Il pianeta è rappresentato da un attore che entra in scena e parla con nostalgia della sua nascita, della sua adolescenza e della sua giovinezza, dove era florido, sano e incontaminato.
Lo spettacolo risulta essere un flashback che parte dalla nascita della terra: le danzatrici volteggiano con grazia e passione simulando un big bang.
La nascita viene celebrata dal cantico dei cantici che viene recitato da una voce fuori campo e rappresentata da una coreografia volta a esaltare la bellezza della natura, con un gioco di colori che rappresentano quelli che la natura offre, in una danza dall’atmosfera giocosa e bucolica.
La poesia si intreccia pienamente con la recitazione e il canto: nei momenti più malinconici e riflessivi, dedicati alla pioggia e al suo leggero scrosciare e alla luna e alla sua magica luce, vengono inserite citazioni di Leopardi e D’Annunzio.
La madre terra viene rappresentata in tutto il suo splendore, in tutta la sua gioia e in tutta la sua potenza.
Ma è il pianeta stesso a riportarci alla cruda realtà: noi uomini lo abbiamo sfruttato, usato, rovinato, incatenato. Il pianeta è come un lupo catturato che cerca di divincolarsi dalle grinfie del suo aguzzino. Esso cerca di ribellarsi, di mandare dei segnali, ma è tutto inutile, l’uomo sembra non sentire: la creatura più effimera e di passaggio su questo mondo, l’uomo, è quella che sta creando più danni. Eppure non è tutto perduto, non vi è solo disperazione e tragedia. Nella danza tragica delle ballerine, nel roteare instancabile, nei passi pregni di significato mai diversi l’uno dall’altro, si può intuire una speranza di fondo. Come afferma il regista Masella “vi è sempre una speranza, il mondo arrivato al suo limite può rinascere, come una fenice dalle sue ceneri”. Tuttavia è ognuno di noi che deve decidere di volerlo, ogni giorno.
Lo spettacolo vede protagonista la danza moderna, di stampo Graham, con il tipico alternarsi di contraction e release che rappresenta nel migliore dei modi la pulsante e drammatica vitalità dell’elemento terra.
La scenografia e le luci, magnifiche, riescono a commuovere lo spettatore e a portarlo a momenti di toccante lirismo, mentre la regia di Masella è come sempre sapiente e rigorosissima, tenendo conto con grande attenzione della tecnica, sempre con un occhio volto all’innovazione. Egli sottolinea sempre l’importanza della fusione tra teatro e danza: afferma che i ballerini devono sapere interpretare una storia non solo col corpo ma anche con l’espressività e che nessun attore può prescindere da una base di danza.
Questo si nota benissimo nelle ballerine dello spettacolo che infatti interpretano la madre terra con maestria, regalando allo spettatore l’immagine poetica, toccante e struggente di un pianeta bellissimo e dilaniato, che soffre, facendolo riflettere sulla speranza di un futuro più sostenibile.