Regia e Coreografia di Marco Batti
Musica di Riccardo J. Moretti
Luci Design: Claudia Tabbi
Costumi: Jasha Atelier
Scenografie: Marco Telasi
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Durante il XXII Festival Internazionale del Balletto “Città di Rapallo” organizzato da EuroArt è andato in scena, sul suggestivo palcoscenico del Teatro all’Aperto di Villa Tigullio, con grande partecipazione e interesse di pubblico e critica, lo spettacolo “Butterfly” nella messinscena del “Balletto di Siena” diretto dal maestro Marco Batti.
Una serata che idealmente ha dato sensore ai due importanti e significativi attimi che hanno segnato la storia dell’intera opera lirica, la musica geniale di Puccini e la figura emblematica di Butterfly di cui è ben nota la trama.
Il balletto è stato impreziosito dalle suggestive e geniali musiche di Riccardo J. Moretti mentre l’ormai consolidato ensemble dei danzatori di Siena, con la supervisione e la coreografia del raffinato e garbato Marco Batti, ha coniugato una tecnica di ottimo livello grazie all’innata versatilità e capacità espressiva in un trionfo di linee accademiche, pulizia tecnica nel più puro stile neoclassico.
Il balletto attraverso le vicende di Cio-Cio San riscopre un genere artistico che ha rivestito una particolare importanza nel corso dei secoli: l’Opera lirica trasposta in forma di danza. La scelta del coreografo è stata quella di far entrare lo spettatore in rapporto diretto con il dramma della giovane e affascinante geisha, di cui si è potuta riconoscere la sua vera umanità nella sofferenza più disarmante. In tal senso il balletto è risultato quasi liturgico nel far rivivere la passione d’amore e l’abbandono sotto forma di una spiritualità di rara delicatezza.
Gli immaginari colori a tinte decisamente fosche ma essenzialmente giocati sui toni tenui con la sovranità del bianco, il quale simboleggia la “morte” nella cultura giapponese, hanno rivestito la scena dipingendola in un grande affresco onirico.
Il palcoscenico trasformato nello “spazio” dove la gioia e l’allegria iniziale lasciano il passo a un toccante rito funebre svolto sul sacrificale altare dell’amore, un rito officiato con studiato trasporto coreutico dai giovani ma preparatissimi danzatori interpreti: Camille Granet, Filippo Del Sal, Giuseppe Giacalone, Federico Ievoli, Arianna Griffini e dal Corpo di Ballo formato da Laia Llagostera Martìn, Elena Iannotta, Sofia Sanchez Bretones, Anabel Barotte Moreno, Francesco Palmitesta, Daniel Agudo, Emanuele Chiesa e Federico Zeno Bassanese.
La storia di “Butterfly” non sente il passare inesorabile del tempo: in una scena minimalista in cui i danzatori provenienti dall’Asd Ateneo della Danza di Siena, non hanno avuto modo di celarsi ma anzi hanno infuso costantemente in primo piano le loro basi tecniche, la plasticità e le interpretazioni mimiche del “corpo”.
La tragedia annunciata di Pinkerton prende vita poco a poco nei gesti quotidiani di due culture troppo distanti e diverse tra loro in cui il capro espiatorio è il figlio innalzato, come fosse un crocifisso, portato sempre in grembo, stretto e ostentato in una sorta di agnello sacrificale. Filippo Del Sal rende al meglio la teologia e il trionfo dell’innocenza e Batti restituisce appieno a Camille Granet lo stato dell’anima esente dal peccato nelle vesti di Cio-Cio San. Il lavoro coreografico si pone con un esito coinvolgente di poetica bellezza e dolorosa verità.
A fine serata convinti applausi a tutta la Compagnia e al coreografo accolti da lunghissimi consensi per sottolineare il merito e la finezza nel descrivere gli ultimi momenti della tragedia narrandoli con spessore e tormento, toccando i cuori degli astanti nello struggimento e nell’amore infinito del “sentimento”, rispettando i canoni lirici e teatrali, confermando la maestrìa e il pathos del lavoro di Marco Batti e dei suoi assistenti.
Una giusta alchimia, davanti al golfo del Tigullio verso un ipotetico viaggio dal mare, tra i fantasmi del passato, il rito e la purificazione nell’elegante ed espressiva scelta narrativa in un rimando d’originalità prospettica.