L’arrivo nel Golfo del Tigullio, in chiusura del Festival delle Palme organizzato da EuroArt, della compagnia genovese “Diabasis Ballet” è stato sicuramente un appuntamento molto gradito per il pubblico di appassionati.
Compagnia fondata dall’estro creativo di Maria Grazia Sulpizi che, con la sua danza energica tra il Modern e il Contemporaneo riesce ad infondere l’arte tersicorea mediante calibrate sfumature classiche.
Quattro le coreografie presentate: “Respiro Imperfetto”, “Assenza di Corpi”, “The Other Side” e “Percorsi”.
Lo spettacolo nella sua totalità, privo di scenografie ma incentrato su un sapiente gioco di luci e contrasti ha posto l’attenzione sull’esecuzione dei danzatori che hanno risposto positivamente e brillantemente alla prova (Irene Pisotti, Stefano Tubolino, Holly Matyas, Claudia Cipollina, Antonietta Scuderi, Mattia Rene Girardi, Alice Casari, Maria Grazia Sulpizi), esaltando il lato interpretativo ed estetico che ben si sposano con le capacità espressive, grazie a una consapevolezza coreografica che ne fanno una Compagnia di danza dal fascino spontaneo, il quale cattura gli spettatori per l’apparente semplicità e naturalezza con cui passa da movimenti fluidi e rapidi a figure plastiche.
“Respiro Imperfetto” è un pezzo nel quale i danzatori, assecondando il virtuosismo sonoro e mostrando con naturalezza l’allegoria dei movimenti, misurano il tempo scenico attraverso una scansione ritmica. La coreografia segue lo schema del confronto insito nella velocità musicale supportato dal battito costante che lo aiuta ad evitare di accelerare o rallentare per confluire in una pulsazione di totale equilibrio.
Con “Assenza di Corpi” si è voluto invece imporre una forma sulla ricerca del sé portando sul palcoscenico l’inscindibile rapporto dei corpi e delle menti come motore principale del vivere attraverso l’esperienza estetica nell’eventualità che ‘un qualcosa o un qualcuno’ catturi la nostra attenzione, producendo reazioni imprevedibili in un turbinio emotivo. Una danza che stimola il pensiero, sollecitando l’immaginazione onirica.
“The Other Side” ha vissuto di una notevole delicatezza in puro stile “Sulpizi” con le sue irriconoscibili dinamiche. Saggiamente la coreografa ha intuito i due aspetti contraddittori della solitudine, esprimendo il dolore di essere soli ma forse anche la gloria dell’individualità rappresentata da un nastro rosso, dal latino “rubens” il colore del cuore e dell’amore, del dinamismo e della vitalità, della passione e della sensualità. Una coreografia in cui il fuoco aleggia negli slanci vitali e meditativi.
E infine “Percorsi”, un arcobaleno di “movimenti” con rimandi echeggianti la bellezza coreutica in un contrasto ben marcato tra le varie “anime del corpo” in supplenza alla parola. Un’intersecarsi, un comporsi – e anche scomporsi con il successivo ricomporsi – delle vicende narrate sotto la prospettiva narrativa in rapporto alla sfera del sacro.
Una serata di danza in cui la qualità artistica si è coniugata con l’originalità interpretativa.