Al botteghino del teatro una suora e un frate staccano i biglietti, controllati all’ingresso in sala da un’altra giovane suora la cui capigliatura ambrata fa capolino dalla cuffia, e suore-mascherine accompagnano gli spettatori ai loro posti.
Siamo così catapultati all’interno del convento delle suore del Certosino Zelo, dove la zuppa al finocchio di suor Giulia ha avvelenato all’istante le 52 suore che l’hanno mangiata, trovate con la faccia nella minestra dalle sette consorelle scampate alla tragedia essendo andate a giocare a Bingo al convento delle Focolarine.
L’introito della vendita dei biglietti d’auguri basta per seppellirne 48 e comprare un videoregistratore, le altre quattro vengono temporaneamente poste nel congelatore in attesa di reperire nuovi fondi allestendo un varietà in cui le cinque suore, la superiora e la novizia mettono in mostra tutta la gamma delle proprie recondite abilità.
Le amiche di Maria (precedentemente suore missionarie che si occupavano dei lebbrosi) sono instancabili, eclettiche e prorompenti nell’esibirsi a gloria di Dio e a beneficio delle 4 poverette che attendono l’eterno riposo, abili perfino nel dribblare la visita degli ispettori del Consiglio superiore di sanità perplessi davanti a quei blocchi di ghiaccio bianchi e neri.
Nunsense, crasi fra Nun (suora) e Nonsense, scritta da Dan Goggin, ha tenuto scena a Off-Broadway per otto anni dopo il debutto a New York nel 1985, pluripremiato e rappresentato in tutto il mondo in numerose lingue, ha generato sequel in diverse versioni.
Il regista Fabrizio Angelini dichiara di aver assistito al musical a New York nel 1992 rimanendone entusiasta insieme a Gianfranco Vergoni con cui ne ha curato la traduzione e l’adattamento, ambientandolo in Italia ai nostri giorni, e disegnandone le coreografie. La direzione musicale è di Gabriele De Guglielmo, le scene di Gabriele Moreschi, i costumi di Pamela De Santi.
Ciascuna suora propone la sua performance, mentre la madre superiora suor Maria Regina, che nella vita laicale era un’artista circense, si dibatte tra il richiamo all’ordine e il desiderio di far cassa. Suor Amnesia, che ha perso la memoria quando è stata colpita in testa da un crocifisso, svagata e irresistibile è comica suo malgrado, ventriloqua graffiante quando maneggia il suo salace pupazzo e cantante travolgente.
Le altre suore, Maria Umberta, Robertanna, Maria Prudenza e Carità e la novizia Maria Leonella, si prodigano senza sosta, cantando al Signore la voglia di vivere e la gioia di essere … vive, raccontando barzellette perfino durante l’intervallo. Una è ballerina classica e danza sulle punte sognando il tutù, un’altra libera il suo senso estetico attorcigliano il velo intorno al capo a mo’ di treccia o di elaborata acconciatura, la vice approfitta dei momenti di assenza della superiora per improvvisare numeri di varietà, un’altra sprigionare tutto il suo talento canoro in acuti e gorgheggi. Ha un bel da fare suor Maria Regina per contenere tanta effervescenza, ma, in fondo, se ne compiace lasciandosi andare a battute sull’attualità: il Papa e il sindaco Marino, don Mazzi, suor Germana e la tifosa laziale suor Paola.
Ilarità e buonumore a raffica si riversano sul pubblico che applaude ogni performance, mentre le sette artiste sembrano divertirsi un mondo.
Se il canto è un inno al Creatore, in esso si sciolgono le umane debolezze delle suorine, che chiudono lo spettacolo ringraziando in musica il Santo che è in ogni essere umano.
Brave e versatili tutte: Laura Del Ciotto, Carolina Ciampoli, Monja Marrone, Alberta Cipriani, Edilge Di Stefano, Giorgia Bellomo e Valentina Di Deo.