Martedì 27 ottobre si è alzato il sipario della stagione 2015/2016 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia su una nuova produzione tratta dal testo di Arthur Schnitzler Scandalo.
L’entusiasmante ed appassionato lavoro, diretto da Franco Però, sarà al Teatro Rossetti di Trieste fino al primo novembre; ne sono protagonisti Stefania Rocca e Franco Castellano assieme agli attori della nuova Compagnia del Teatro Stabile.
Das Vermächtnis, (titolo originale dell’opera) è uno spettacolo intenso e, seppur scritto nel 1898, attualissimo. L’acutezza intellettuale di Arthur Schnitzler, raffinato autore della Vienna fin de siècle, la si esplicita nel trattare tematiche sociali scottanti e nel precorrere i tempi, infatti gli va riconosciuta la capacità di assestare colpi garbati ma definitivi alla sua società e di farne tuttora risuonare le assonanze con la nostra fintamente moderna.
Lo spettacolo narra di una famiglia dell’alta borghesia viennese la cui vita tranquilla viene sconvolta da una scomoda novità. Tutto si dipana con l’incombere di una disgrazia: il primogenito Hugo, rampollo della famiglia Losatti, ha un incidente e cade da cavallo.
Condotto a casa morente rivela ai genitori di amare una ragazza di bassa estrazione sociale e di avere avuto da lei un figlio. Preoccupato per le sorte dei due Hugo supplica la madre di accoglierli in casa. Dopo una iniziale reazione di stupore e sconcerto i genitori acconsentono (seppur titubanti) e così la ragazza (Toni) ed il bambino (Franz) entrano a far parte della vita di famiglia anche dopo la morte di Hugo. Ma lentamente ed inesorabilmente, come un veleno che agisce lentamente, i segnali della distanza sociale si manifestano e l’imbarazzo diviene sempre più esplicito. Il primo a dissentire è il dottor Schmidt, fidanzato della sorella di Hugo, poi il diradarsi delle visite degli amici… Un’altra sciagura si abbatte sui Losatti: l’improvvisa morte del bambino, questo lascia Toni sempre più sola ed estranea al gruppo che ha tentato, seppur goffamente di accoglierla. Finché nemmeno Emma Winter (Stefania Rocca), cognata del padrone di casa – un personaggio forte, l’unico che mette a nudo le meschinità, le volgarità, la grettezza di quella cerchia borghese – riuscirà più a fermare una deriva dagli sviluppi drammatici.
Stefania Rocca recita con ardore il ruolo della donna anticonformista al fianco di Franco Castellano che interpreta Adolf Losatti, un infervorato professore di economia, deputato e perfetto pater familias borghese, intrappolato nei suoi clichés come la moglie Betty (la brava Ester Galazzi).
Astrid Meloni è Toni Weber, la giovane “estranea”, Hugo, il suo amato è interpretato da Filippo Borghi, la dolce Franziska è Lara Komar, anch’essa figlia dei Losatti e la giovane Agnes (Federica De Benedittis) è la figlia di Emma. Riccardo Maranzana è il Dottor Bernstein il primo a prestare soccorso al rampollo morente, Adriano Braidotti mette in scena il profilo cinico e duro del Dottor Ferdinand Schmidt, fidanzato di Fanziska, Andrea Germani incarna invece la figura positiva e gioiosa di Gustav Brander, sincero amico di Hugo e Toni. Completano il cast i due giovanissimi Alessio Bernardi (Lulu, il figlio minore dei Losatti) e Leon Kelmendi che recita nel ruolo del piccolo Franz, il bambino di Toni e Hugo. Le scenografie sono di Antonio Fiorentino, i costumi sono creazioni di Andrea Viotti, le suggestive luci sono firmate da Pasquale Mari e le musiche da Antonio Di Pofi.
Scandalo, dopo le repliche nella città giuliana, sarà in tournée dal mese prossimo e toccherà importanti città fra le quali Prato, Verona, Padova, Catania, Genova, Roma ed in regione Udine, Pordenone, Latisana…
Scandalo è il titolo che è stato adottato per l’adattamento italiano del testo poiché “lascito”, la traduzione esatta, di Das Vermächtnisnon non rendeva appieno il senso della narrazione. Lo Scandalo è quello da cui vorrebbero sfuggire i Losatti ma ci cascano appieno essendo loro stessi scandalosi con il loro comportamento vile e tristemente borghese; ultima luce della famiglia è Franziska a cui Schnitzler affida la verità nell’ultima battuta dell’opera che recita: Avremmo soltanto dovuto essere buoni.