Dopo aver assistito allo spettacolo Sarto per signora, al Teatro la Contrada di Trieste intervisto il protagonista Emilio Solfrizzi; dopo i primi gentili convenevoli, mi complimento con lui per la pièce raccontando che la sensazione avvertita dal pubblico era quella di una rappresentazione gioiosa che riportava un po’ al passato, in qualche modo al tempo dei grandi comici come Aldo Fabrizi, Totò, Nino Taranto. Gli chiedo quindi:
La scelta di citare Totò nella recitazione le viene naturale o è una scelta attoriale ben precisa?
Dunque, è una precisa richiesta di Valerio Binasco, il regista di grandissimo livello della scena nazionale, fare uno spettacolo che avesse il sapore della commedia degli anni Cinquanta in Italia e che si riferisse a quella generazione di comici. Quando mi è stato chiesto, il mio pensiero è andato subito lì. Totò ha avuto una grande eco in Italia e molti si sono riferiti a lui, ecco quindi quelle citazioni, nella speranza di non essere scaduto.
È piaciuto molto al pubblico perché la sua non è un’imitazione, è una citazione, qualità molto saggia di chi conosce il proprio mestiere lo fa con passione e sa da chi attingere.
Io la ringrazio perché è fondamentale per chi, come me, fa il comico da una vita.
Rispetto all’approccio che lei ha con il pubblico da quando faceva Tele Durazzo ad oggi, – sono passati un po’ di anni – cosa è cambiato nell’emozione di un attore?
Da quando ho iniziato io a fare l’attore, che è anche molto prima di Tele Durazzo, è cambiato proprio il mondo: ha acquistato velocità, corre avendo schiacciato un po’ tanto sull’acceleratore. E’ tutto più drammaticamente veloce, si brucia l’attimo più che coglierlo. Mi sono tanto chiesto cosa avrebbe fatto Totò al tempo di oggi, con un testo da un minuto, in una trasmissione di comici.
Che tristezza sarebbe stata.
È cambiato talmente tanto che poi il teatro diventa un vero e proprio rifugio in cui ritrovi una dimensione autoriale, attoriale del tuo vivere, del tuo aver seminato e verifichi quello che è stato e che è il tuo percorso.
Quello che significa aver fatto tutto il proprio cammino, aver studiato e aver vissuto sulla propria pelle le tante esperienze da attore.
Il teatro è il lavoro per eccellenza dell’attore, poiché non ha filtri. L’emozione immediata che ti dà il teatro è irriproducibile, non solo, il teatro mantiene quella sua magia per cui lo spettacolo di ieri sera in quel teatro di Trieste che lei ha visto non sarà lo stesso di oggi ed è una cosa che rende questo lavoro unico.
Si concede al pubblico dopo lo spettacolo o si ritrae stanco perché è scarico dopo una prova così importante?
Non mi sono mai sottratto, tutti coloro che vogliono incontrarmi dopo lo spettacolo possono aspettarmi, certo dopo uno spettacolo di quel tipo non sono a mille ma non mi sono mai sottratto.
Nella sua carriera qual’è il personaggio più significativo che l’ha colpita e che le è piaciuto interpretare?
Mi è piaciuto molto il periodo di Toti e Tata, era il periodo della giovinezza dell’incoscienza della creatività.
Il successo di quel periodo con quelle battute esilaranti, con quei personaggi improbabili e comici è ancora argomento di molti. So di tanti che ancora si raccontano dell’attore impegnato di Do Re Mi Fu, o delle fragorose risate fatte con il gioco di Nomi Cose e Città, di quando chiamava il bambino trentaduenne Cosimino. Questa è la prova di aver fatto qualche cosa di importante.
Io la ringrazio molto perché fa piacere quando qualcuno lo nota, adesso a distanza di tanti anni anche io ho capito di aver fatto qualche cosa che è rimasto. Mi fa piacere che il lavoro sia ancora incredibilmente apprezzato e che addirittura vada al di là del tempo.
Ora sta girando con lo spettacolo Sarto per signora di Georges Feydeau, lei non si ferma mai?
In questo momento recitare Feydeau è una cosa che mi piace da morire, è un’interpretazione importante, impegnativa, che restituisce all’autore la sua verità.
Lei in questa commedia interpreta in modo egregio il dottor Molineaux, oltre a divertire il pubblico ho avuto la sensazione che si divertisse anche lei.
Ha perfettamente ragione, è il mio modo di interpretare, riesco a divertire me si figuri come gioisco quando riesco a divertire il pubblico. Poi il successo dello spettacolo sta nella bravura di tutta la compagnia e nell’ottima regia di Valerio Binasco che ha reso al meglio la commedia di Feydeau.
La ringrazio per la sua cortesia e disponibilità e le auguro grandissimi ed imperituri successi.