Uno spettacolo di Moses Pendleton
Artisti: Jon Eden, Steven Ezra, Amanda Hulen, Morgan Hulen, Sarah Nachbauer, Rebecca Rasmussen, Brina Simerson, Heather Magee Spilka, Jocelyn Wallace, Jason Williams
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I Momix tornano puntualmente a Mestre con W Momix Forever, ideato da Moses Pendleton per festeggiare i trentacinque anni di attività. Dal lontano 10 giugno 1980, la compagnia calca palcoscenici internazionali sconfinando nell’acrobatico e nell’illusionismo. Possiamo affermare senza remore che i Momix stanno alla danza come i Dieux du Stade stanno al rugby. C’è un quid olimpionico, divino oserei dire, nei loro sforzi artistici che li paragona a vere deità coreutiche.
Lo spettacolo, highlights coreografica da Momix Classics, Opus Cactus, reMIX, e Bothanica, vanta ben quattro nuove creazioni e merita d’esser visto soprattutto da chi, per la prima volta, si avvicina al loro mondo. Per quasi due ore, senza percepirne il trascorrere, entriamo in una dimensione altra, dove il corpo, attraverso l’uso proteiforme della luce e della musica, sembra alleggerirsi e farsi di materia estremamente malleabile. “Più riesci a vincere il senso di gravità meno paura hai” dichiarava Pendleton tempo fa a Elisabetta Sgarbi. Gravitazione rimanda a stabilità, durezza, mentre l’intento del coreografo – ma anche nostro infondo – è volare, metafora d’una mente libera di pensare ed espandersi. È proprio tale anelito, oltre allo spiccato legame coi quattro elementi acqua-terra-aria-fuoco, a determinare la costante dei pezzi proposti. Pleiades è un turbinoso roteare che ricorda le movenze dei dervisci, espressione d’un ordine cosmico superiore, come pure Baths of Caracalla. Danza anche la scultura di Alan Boeding, grazie al gioco sinuoso di peso e contropeso messo in atto dai ballerini in Dream Catcher. Fondamentali diventano i costumi di Phoebe Katzin in Marigolds, i nostri tageti, ove Amanda Hulen, Sarah Nachbauer, Rebecca Rasmussen, Heather Magee Spilka e Jocelyn Wallace rievocano il ciclo naturale del fiore. Un erotico trio maschile, composto da Jon Eden, Morgan Hulen e Steven Ezra, si destreggia con le pertiche in Pole Dance. Frozen Awakening è un impressionante gioco caleidoscopico che sfrutta l’illusione del doppio creato sullo specchio dal corpo di Sarah Nachbauer. Il mito platonico dell’androgino rivive in Tuu, dove maschio e femmina si fondono per poi lasciarsi e ritornare a sé.
Delle nuove creazioni Daddy long leg, dedicata al produttore dei Momix Julio Alvarez, è forse la meno riuscita a causa d’una coreografia grossolana e poco innovativa. Light Reigns, interamente giocata su luci intermittenti che si propagano dal basso verso l’alto, si moltiplicano per poi riunirsi, pare una sorta di conquista prometeica del fuoco. Aerea omaggia la tradizione floro-faunistica di Pendleton, dando spazio a figure marine e botaniche. È Paper Trails a ottenere un elogio particolare, pezzo dotato d’una suggestiva soundtrack e effetti illuminotecnici mozzafiato che vanno a rifrangersi sulle carte. In uno spazio ancestrale, dalle scritte indecifrabili – aramaico, greco antico, ebraico o numeri addirittura – si muovono strani esseri che lasciano poi spazio a vere sculture di carta realizzate dall’intera compagnia, mentre le proiezioni continuano a descrivere foreste di segni e un respiro vitale attraversa la scena.
Applausi prolungati del pubblico accorso numeroso alla prima, mentre la compagnia si abbandona alla danzante passerella finale.