C’è una donna non più giovane, stanca, dai pensieri confusi e i ricordi indistinti. Parla bene l’italiano, ma fatica a camminare. E c’è un ragazzo che è cresciuto in fretta, nervoso, arrabbiato, buono. Ha un forte accento slavo, ma sa come muoversi nel mondo. Vivono insieme. La signora del piano di sopra o l’uomo che abita di fronte e non sa parcheggiare li hanno presi per madre e figlio, anziana e badante, zia e orfano. Non lo sono, ma in fondo non è importante. Anna e Slobo sono emigrati per seguire un ideale che hanno scoperto troppo tardi essere più veloce di loro. Attraverso il rapporto conflittuale di due persone sole, indispensabili l’una all’altra, Giorgio Serafini Prosperi prova a raccontare la storia dei tanti italiani che tentarono di vedere realizzato altrove il progetto comunista che in Italia non aveva trovato terreno fertile. Ma le parole comunismo, Tito, Stalin non vengono mai pronunciate, riecheggiano soltanto nella mente. Oltremare è una storia di fughe e di rincorse, di lontananze vicine: i due protagonisti cercano invano di allontanarsi l’uno dall’altro con la violenza delle parole e ogni volta vengono riavvicinati da un passato che li lega, li rende complici e sinceri, sfacciati nella loro sofferenza. Due figure così diverse e così unite dalla difficoltà di una scelta, con le sue conseguenze, bastano a loro stessi e all’economia della narrazione, non lasciano spazi vuoti, ogni silenzio creato porta con sé un messaggio. Caterina Casini e Alessandro Marmorini sono veri, strazianti, impeccabili. Il testo è torbido, meticoloso, asciutto. Quello che è successo ad Anna e Slobo prima di trovarsi una sera a urlarsi contro per un ritardo non lo sappiamo, né tantomeno sapremo cosa la vita ha in serbo per loro, però sappiamo cosa stanno vivendo. Non si tratta di buoni o cattivi, di ragione o torto, ma di osservare una realtà che è stata italiana e lo è ancora, anche se in modo diverso, una realtà che ci deve interessare in quanto uomini. Le parole non pronunciate, la politica non rievocata sono una cornice che il tempo cambia, mantenendo intatta la tela. Oltremare parla del presente, di un tema spinoso che troppo spesso viene strumentalizzato, adattato alla polemica del momento, e così se ne perde il punto di vista più semplice, quello fondamentale, quello delle persone che lo vivono sulla propria pelle, per le quali uno slogan diventa prospettiva, un pregiudizio diventa condanna. Serafini Prosperi non delinea una cornice particolare, ma abbozza quella che più di tutte andrebbe ricordata, in cui sono gli italiani a scappare. Oltre il mare ieri c’era il comunismo, c’era la speranza, oggi c’è la salvezza, c’è la pace. La curiosità di sapere chi sono Anna e Slobo, come sono arrivati su quel palco, cosa li ha spinti a emigrare, dovrebbe trasformarsi nell’interesse a capire cosa c’è oltre il mare, dov’è i che gabbiani volano bassi, cosa rende una terra avversa, velenosa, rifiutata. Senza paura di affogare.