Ideazione e coreografia: Fredrik Rydman per 10 danzatori
Scenografia: Fredrik Rydman, Lehna Edwall
Graffiti: Daniel “Mr Puppet” Blomqvist
Design luci: Linus Fellbom, Emma Westerberg
Costumi e trucco: Lehna Edwall
Acconciature: Peter Andersson
Assistente coreografo: Jennie Widegren
Proiezioni e grafica: Grafala, Andreas Skärberg, Johan Andersson, Mathias Erixon
Masterizzazione musica: Carl-Michael Herlöfsson
Musica originale: Pëtr Il’ic Cajkovskij
Brani originali: Adiam Dymott, Eye N’I di PH3, Salem Al Fakir, Lune,
Moneybrother, Skizz di Stockholmssyndromet, Mario Perez Amigo, Simsoak
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Debutto in grande stile presso il solenne Teatro Carignano per il ritorno italiano del geniale “Swan Lake Reloaded” direttamente dalla Svezia, a firma del coreografo Fredrik Rydman, il quale ha portato in scena, accogliendo il pubblico in un mondo surreale e colorato una versione del “Lago dei cigni” che prende l’intensa partitura musicale di Cajkovskij e la trasforma in una colonna sonora degna da febbre del sabato sera.
La miscela di vecchio e nuovo risulta un cocktail piacevole, trasformando il palcoscenico in un dj set che ha dell’incredibile – e se vogliamo parafrasare gli intenti del coreografo – dello “stupefacente”, offrendo un perfetto equilibrio tra ammirazione e passioni crude.
Alla tradizionale apertura del sipario sulle note di Cajkovskij, un fulmine bianco squarcia l’oscurità, rivelando il sinistro abito di Rothbart, accompagnato da schegge di musica elettronica e hardcore intervallata dalla manipolazione ritmica dei tagli campionati, distorti con frequenza incessante tra un sobbalzare di sonorità classiche e lo scratch, sapientemente dosato per riflettere appieno il mondo interiore e psichico dei “cigni”.
L’elettronica, la grafica, il design e un sapiente gioco di luci, il tutto miscelato con la danza urbana presenta Rothbart come un protettore-spacciatore mentre quattro cigni come le sue prostitute in pellicce bianche, stivali di vernice e tacchi a spillo. Ogni componente della Compagnia risulta superbo nel rivestire il proprio ruolo; coralmente si spostano con agilità elastica dalla danza di strada al linguaggio classico, seguendo una linea narrativa tipica della cultura Hip Hopper rivelando virtuosismi d’altissimo livello.
Una riscrittura audace del più celebre tra i balletti classici del grande repertorio, una versione de “Il Lago dei Cigni” che ognuno di noi può comprendere perché “se tutti sanno cosa sta succedendo, allora si può ballare intorno a quell’emozione… perché tutto è danza”, recita Rydman. Il concetto del coreografo è in realtà un modo intelligente per far emergere la trama nel XXI secolo, luce e oscurità, bene e male, bianco e nero con notevoli riferimenti alla danza di Birgit Cullberg che rivoluzionò il balletto svedese usando il balletto classico per far emergere i problemi sociali e politici; un’autentica maestra e modello per tutti coloro che hanno intrapreso la strada della disciplina moderna e di suo figlio, il coreografo di fama mondiale, Mats Ek.
Coreograficamente è un ardito e astratto miscuglio di stili ma al contempo risulta lirico ed espressivo. Rydman si diverte nella riscrittura di alcune delle più famose variazioni del balletto per antonomasia, come ad esempio in quella dei “quattro cignetti” tanto amata per le sue dinamiche nella versione “esemplare” con le mani soprammesse, in cui si muovono orizzontalmente eseguendo gli emboités en avant ed en arrière, i contre-temps, i piqués in totale sincronia con gli spostamenti del capo mentre Rydman – la ridisegna con felice inventiva – facendola effettuare in posizione supina con le quattro ballerine coricate che uniscono, accavallano e incrociano nello spazio braccia e gambe. In mezzo a tutto ciò emerge prepotente la danza hip-hop e le coreografie abbinano a movimenti distinti e veloci degli arti superiori, funzioni fluide e molleggiate di quelli inferiori; una gestualità e una mimica che riesce a catturare l’attenzione del pubblico circostante, esprimendo allegria ed esuberanza, creando così una danza acrobatica su cui troneggiano passi e fisicità estremamente spettacolari, grazie alle rotazioni frammentate che ne costituiscono la parte pulsante dello spettacolo.
“Swan Lake Reloaded” fin da subito appare scritto, ideato e musicato con il linguaggio del popolo e pensato per il popolo: un’approvazione accattivante arricchita dagli stili tipici delle controculture e dell’underground. Un genere di spettacolo che volutamente dev’essere accessibile e fruibile da ciascuno seguendo quindi una logica di mercato in contrasto con la cosiddetta danza d’élite… e lo show di Rydman ha il notevole pregio di portare buona parte dei pilastri della produzione artistica nata per contestare il sistema con convenzioni anticonformiste, contestatarie e antitradizionali al numeroso pubblico, influenzando così in modo più marcato la cultura pop, mutando l’idea classica in qualcosa di assimilabile non solo dai palati fini.
Giustamente Italo Calvino soleva dire “d’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima”.