Questo spettacolo, il 6° inserito nella rassegna teatrale Teatro Abitato, è stato messo in scena dal Teatro Studio Krypton con la presenza fisica di Michele di Mauro e Martina Belloni. C’era molta attesa per questo evento, rappresentato per la prima volta a Scandicci alla fine del 2014. Sia perché erano passati 17 anni da quando Carmelo Bene propose una sua interpretazione, da cui scaturì anche un disco, e sia perché mettere in scena un testo poetico di questa portata è un evento raro e di difficile esecuzione. La Piccola Magnolia, il gruppo che gestisce il Teatro di Avigliana, ha fatto le cose bene. Dopo una buona pubblicità all’evento ha anche organizzato, pochi giorni prima dello spettacolo, un incontro con il prof. Valter Alovisio dal titolo “L’esercizio del pensiero – incontro monografico su Dino Campana”. E questo “per presentare i temi e le influenze formali che attraversano l’opera del poeta e in particolar modo il suo capolavoro. Ingresso libero e gratuito all’interno del nuovo bar “La Fabrica” – recentemente riaperto e annesso al Teatro Fassino di Avigliana”. E la sera del 30 Gennaio considerato fra i giorni più freddi dell’anno (i giorni della merla) il tempo era clemente, non faceva molto freddo e si intravedeva qualche accenno di primavera. Per spiegare lo stato d’animo degli spettatori, abbastanza numerosi, che aspettavano di entrare. E non è andata bene. Le scelte registiche hanno fatto sì che un bravissimo attore come Michele Di Mauro, ed una brava e bella ballerina come Martina Belloni non siano riusciti a staccarsi da un fiume di parole, musiche, suoni echi ed immagini che ha travolto gli spettatori. Il termine che più si avvicina è ridondanza [dal lat. redundantia, der. di redundare «ridondare»]. –
L’essere ridondante; sovrabbondanza, copia eccessiva. C’era troppo di tutto:
– Michele Di Mauro: grande presenza fisica, voce possente e melodiosa, perfetta aderenza al testo;
– Martina Belloni, ballerina molto brava tecnicamente e molto bella che vediamo addirittura nuda in alcune scene;
– Scenografie di Paolo Calafiore che diventano molto invasive con le proiezioni video;
– Musiche di Gianni Maroccolo che si perdono nelle recitazione e negli echi a volte fastidiosi;
– Dino Campana, con la sua iperattività elettrica, le sue parole così ricche di spessore e di immagini.
Forse ha pesato la scelta di ridurre le presenze fisiche sul palco, o gli adattamenti alle esigenze tecniche del teatro. Fatto sta che non ho visto e né sentito ciò che prometteva la locandina “…rupi, monti, cascate d’acqua, il soffio dei venti, che prendono forma davanti ai nostri occhi, diventando reali, facendoci immergere in quei luoghi che nascono dai versi stessi di Campana. Suoni, immagini e parole si fondono intimamente facendoci viaggiare nella mente del poeta…”. Alla fine c’è stato, come di consueto, QUATTRO CHIACCHIERE CON: un incontro con gli attori, moderato dal critico teatrale Roberto Canavesi, e dalle parole di Di Mauro è emersa l’intenzione di tenere in ombra la vicenda umana di Campana per concentrarsi esclusivamente sui versi e sulla carne della parola.
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CANTI ORFICI/VISIONI
progetto e regia Giancarlo Cauteruccio
con Michele Di Mauro
e con Martina Belloni
drammaturgia Andrea Cortellessa
musiche Gianni Maroccolo
scene Paolo Calafiore
costumi e assistenza alla regia Massimo Bevilacqua
video Alessio Bianciardi
suono Marco Cardone
programmazione luci Lorenzo Bernini
produzione Teatro Studio Krypton