Carlo Alberto Cherubini inizia la sua carriera di danzatore nel 1978 entrando a far parte del corpo di ballo di “Che combinazione” varietà su Rai2 con Rita Pavone per la regia di Romolo Siena e le coreografie di Franco Estill. Avendo riscosso un notevole successo, nel 1979 la trasmissione replica con la seconda edizione mantenendo lo stesso cast. Rita Pavone lo conferma nel suo corpo di ballo anche per lo special “Buonasera con Rita al Circo” sempre su Rai2 in diretta dal circo di Moira Orfei. Nel 1980 è in tour per l’Italia con spettacoli musicali accanto a Rita Pavone e ad altre vedette del mondo dello spettacolo. Sempre nel 1980 partecipa alla trasmissione “Mundialito” su Canale 5 accanto alla showgirl Stefania Rotolo. Nel 1981 partecipa come ballerino solista in “Signori si parte” varietà di Rai2 con Karina Huff e Gianfranco D’Angelo. Nel 1982 fa parte del Corpo di ballo di varie trasmissioni prodotte da Rai2: “Bevi qualcosa?” per la regia di Paolo Poeti e coreografie di Franco Estill, “Ci pensiamo lunedì” con Renzo Montagnani, Alida Chelli e Silvan per la regia di Romolo Siena, “La porta magica” con Renato Rascel e Giuditta Saltarini. Inoltre entra nella compagnia dei danzatori di Zerolandia nello spettacolo di Renato Zero “Artide Antartide”. Nel 1983 è Primo Ballerino solista nella seconda edizione di “Ci pensiamo lunedì” accanto a Tiziana Fiorveluti, Pietro Garinei, Pino Caruso, Sandro Massimini. Nello stesso anno debutta come Primo Ballerino al Festival dell’Operetta di Trieste in Madama di Tebe, La Principessa della Czarda, Vittoria e il suo ussaro. Sempre nell’83 viene scritturato da Canale 5 per due trasmissioni: la nuova hit parade televisiva “Popcorn” condotta da Claudio Cecchetto e lo spettacolo di moda “Falpalà” condotto da Eleonora Brigliadori. Nel 1984 Rai2 lo scrittura come primo ballerino per il varietà “Il Trappolone” con Renzo Montagnani, Daniela Poggi e Silvan. Con questa trasmissione ottiene un personale successo e notevole notorietà, così nell’estate dello stesso anno girerà l’Italia con una tournée personale ed un suo corpo di ballo. Tra il 1985 e il 1986 nella trasmissione “Shaker” (Rai2) per la prima volta nello spettacolo leggero televisivo, interpreta come Primo Ballerino le opere liriche in chiave ballettistica, ottenendo un grande successo che lo consacra Primo Ballerino della rete RAI. Nel 1986/ 87 è primo ballerino e aiuto coreografo nel Musical “Anonimous” che rimane in cartellone per un mese al Teatro Tenda a Strisce di Roma con Mal, Marina Marfoglia, Pietro Garinei, Maurizio Mattioli ed altri. Il carattere deciso di Carlo Alberto (chi lo conosce bene sa che ama le sfide), gli permette di osare là dove gli altri suoi colleghi non avevano mai fatto! Con il “Bolero di Ravel” di Béjart, (il brano della durata di 18 minuti e 40 secondi) attorniato da 20 ballerine, partecipa come ospite d’Onore al Giffoni Festival, Festival Internazionale del Cinema dei ragazzi, ed affronta una grandiosa tournée per l’Italia nella stagione 1987/88. Le sue partecipazioni a spettacoli sono innumerevoli tra le altre: “Capodanno alla Bussola Domani di Viareggio” (Rai 1), i “30 anni del Piper” (Rai 1), al Teatro Vespasiano di Rieti danza accanto alla grande danzatrice hollywoodiana “Cyd Charisse” (Rai 1), sigla televisiva accanto a Raffaella Carrà ecc. Ma nel 1989 la sua carriera ha una svolta incredibile, partecipa a San Remo, nella Sezione “Emergenti”, dove finalmente può dare sfogo alla sua grande passione: il canto. Gli si presenta l’occasione che gli dà modo di tirare fuori dal cassetto molte canzoni di sua composizione. Quindi il neo cantautore ha l’opportunità di incidere il suo primo LP Senza mettere da parte l’esperienza di danzatore, “Carlo Alberto” (con il solo nome di battesimo) inizia a girare l’Italia con una serie di spettacoli dove canta e balla accompagnato da un’Orchestra. Tutto questo fino ai primi anni Novanta. La sua ultima tournée, accanto ad altri cantanti è stata “Canta estate ‘91”. Si era dato una scadenza entro la quale, se non succedeva nulla di eclatante si sarebbe ritirato dalle scene. Da qui nasce la svolta decisiva, impaziente di attendere altre occasioni importanti che tardavano ad arrivare, nasce verso la fine del 1991 il “Festival Ballando Ballando”, un’idea vincente che ha cambiato la sua vita. Da quel momento la sua attività di organizzatore viaggia parallelamente con quella di Segretario Generale della F.I.D., essendo il deus ex machina di tutte le Manifestazioni Concorsi, Festival, Rassegne, Campionati ecc. L’attività della Federazione, dall’anno della sua fondazione è da lui curata e diretta.
Carissimo maestro Carlo Alberto, come è nato il tuo amore per la danza?
A dire la verità non lo so, ballavo e danzavo per divertimento, poi, vedendo la televisione e alcuni spettacoli teatrali mi sono detto, perché non ci provo pure io? E da lì scoprii l’amore per la danza.
Raccontaci il tuo percorso artistico? A che età hai iniziato, dove hai studiato danza e con quali maestri?
Purtroppo ho iniziato tardi, ma ho recuperato in seguito studiando danza dalle 9 alle 10 ore al giorno con tantissimi insegnanti nazionali e internazionali, non voglio fare nomi perché la lista sarebbe troppo lunga e non vorrei tralasciare nessuno.
Ti aspettavi, da giovane, tutto quello che ti sarebbe accaduto intraprendendo la carriera professionale di danzatore?
No, non mi aspettavo di arrivare a tanto, però man mano che studiavo e lavoravo mi accorgevo dei grandi progressi che facevo ed allora mi son detto “Carlo Alberto, insisti, studia che ce la puoi fare”, mettiamoci anche un po’ di fortuna, ma tanto e tanto studio.
Che ricordi hai di Rita Pavone e dei tempi in cui facevi parte della compagnia “Anonima Ragazzi”?
È stato un periodo meraviglioso, una grande gavetta e un ottimo trampolino… Rita è una persona stupenda, ineguagliabile ed altruista, come tanti artisti dovrebbero essere, se ho fatto quello che ho fatto parte del merito va sicuramente a lei (grazie Rita!)
Con Rita ed Enzo Garinei hai iniziato anche la tua carriera televisiva con “Che combinazione” su Rai 2! L’avvio di una bella avventura nel mondo dello spettacolo…
Sì certo, Rita Pavone è stata per me una grande maestra, e ho avuto la fortuna di osservarla e rubare (in senso buono) la sua enorme professionalità e il suo meraviglioso modo di gestire e governare la scena. Garinei un validissimo professionista, l’umiltà in persona, qualsiasi cosa al riguardo si chiedeva, era sempre disponibile e pronto a darti preziosi consigli.
Sei stato ballerino e naturalmente primo ballerino in tantissime trasmissioni. Hai lavorato con i più bei nomi della danza tv e del varietà. Che aria si respirava in quegli anni, artisticamente parlando?
Una meravigliosa atmosfera professionale, a mio avviso, non c’era invidia, non c’era astio, ognuno faceva ciò che doveva fare, ogni tanto in qualche passo o sequenza che non capivo o che non mi riusciva, chiedevo consigli ai colleghi più esperti e trovavo sempre aiuto, comprensione, disponibilità e tanta professionalità.
Hai lavorato anche con l’indimenticata Stefania Rotolo? Splendida artista prematuramente scomparsa, cosa ricordi di lei?
Stefania, un’artista stupenda dotata di grande professionalità, se ad esempio una presa non l’aveva capita, non esitava a chiedere scusa per l’errore a noi che, in fin dei conti, eravamo il suo Corpo di ballo.
Cosa devi al maestro Franco Estill?
Tutto, è stato il coreografo che ha creduto in me e mi ha detto: “Carlo Alberto, tu hai delle potenzialità, se farai ciò che ti dico, sarà dura ma potrai diventare un buon primo ballerino”, e io dissi, “Ok, cosa devo fare?”… “Bene, iniziamo con 6 lezioni al giorno di 90 minuti”, mi disse, e mi indicò i vari insegnanti con il quale studiare.
Dopo tanti anni, come descriveresti la tua esperienza nel campo televisivo, sia in RAI che sulle reti private?
Seconde me ho avuto la fortuna di fare il mestiere più bello del mondo e se tornassi indietro rifarei esattamente tutto quello che ho intrapreso. Fatiche, delusioni, esperienze, studio, batoste, rifiuti, elogi, e tante soddisfazioni, senza dimenticare la fortuna di aver lavorato con grandi professionisti.
I tempi dei grandi varietà televisivi (con i numerosi corpi di ballo) fanno parte del passato. A tuo avviso perché le attuali dirigenze tv hanno abbandonato o ridotto questo genere? Solo per una questione di budget?
Penso che non sia una questione di budget in quanto vengono strapagate tante belle ragazze che non sanno fare nulla, buona presenza e nient’altro… Penso più che altro che ai dirigenti di oggi del vero belletto e delle vere coreografie non gliene importi nulla.
Oltre a ballerino sei stato anche un affermato cantante e compositore e hai partecipato al Festival di San Remo! Com’è stato il tuo approccio con il mondo della musica?
Be’ già da ragazzo cantavo in un gruppo locale, poi mi venne la vena di autore e scrivevo le mie canzoni, nel 1989 grazie a Marina Marfoglia e ad Adriano Aragozzini fui ammesso al Festival di San Remo. Ma il mio genere Rock in Italia non fu capito, alcuni giornalisti scrissero di me peste e corna mentre qualche altro scrisse: beh, finalmente un nuovo genere in Italia.
Oggi sei lo stimato Segretario Generale della F.I.D. A tuo avviso un cattivo insegnante può causare anche danni seri a un danzatore o una danzatrice, cosa ne pensi a tale proposito?
Purtroppo sì, e me ne dispiace, un cattivo insegnante può rovinare irreversibilmente un adolescente, impartendo un insegnamento sbagliato, se pensiamo che ci sono organizzazioni che con 60 ore di corse ti danno un brevetto di insegnante… tutto dire, per me è uno scempio.
Tema da te, giustamente, sempre dibattuto è la difesa della danza come Arte e certamente non come sport? Una battaglia ancora lunga?
Dire lunga è dire poco, solo per qualche insulsa agevolazione che certe federazioni sportive forniscono, le scuole di danza sono diventate come scuole di calcio, tennis, di nuoto o quant’altro… beh con tutto il rispetto per le discipline sportive, mi dispiace ma la danza non lo è, noi della F.I.D. la reputiamo un’arte nobile, culturale e didattica. Se il mondo della danza fosse più unito, si raggiungerebbero maggiormente obiettivi positivi.
Qual è il sacrificio più grande che richiede la danza a livello professionale e agonistico?
Nella danza di agonismo non c’è nulla, tutt’al più può esserci un sano confronto di idee, di sperimentazioni, la ricerca di un passo o di una presa, o di uno stile, di un metodo: questo noi della F.I.D. la chiamiamo semplicemente Arte.
Quali consigli possiamo dare ai tanti giovani che sognano fortuna nel mondo della danza?
Studiare, studiare e studiare con ottimi maestri e non con maestri improvvisati, o perché sono famosi coreografi, non è detto che un bravo coreografo sia anche un ottimo maestro di danza e viceversa. Io nella mia carriera ho conosciuto degli ottimi coreografi ma pessimi insegnanti, e degli stupendi insegnanti ma pessimi coreografi.
Come riconoscere una buona scuola di danza e dei validi docenti?
Be’ la parola docente va attribuita a chi veramente se lo merita, una buona scuola deve avere tutti i crismi necessari per esserlo, e poi vanno valutati gli insegnanti: per essere un buon insegnante non basta aver terminato gli 8 anni accademici più la propedeutica, c’è ben altro da sapere.
Qual è stato il momento decisivo per la tua carriera?
Non c’è stato un momento particolare, la mia carriera è il risultato di tanto lavoro, tanto studio ed una progressiva escalation, per me è stato tutto bellissimo e conservo dei ricordi meravigliosi.
Sei stato danzatore in alcune tra le trasmissioni televisive italiane più famose, hai mai sentito il peso di essere un esempio per chi ti guardava e ammirava?
No perché ho sempre cercato di dare il meglio di me, con molta umiltà, senza montarmi la testa, e desiderando per chiunque mi guardasse il poter dire: Bella coreografia e bell’esecuzione, inoltre volevo mostrare che meritavo il ruolo di Primo ballerino.
Tra tutti i personaggi dello spettacolo con i quali hai avuto la fortuna di lavorare, come Raffaella Carrà, Renato Zera, Renato Rascel ecc. quale ti è rimasto particolarmente impresso?
Ho avuto la fortuna di lavorare con tantissimi personaggi… ammetto tutti grandi artisti e grandi professionisti, era un piacere e un onore, aver potuto lavorare con loro.
Nel mondo del teatro è nato anche l’amore con la tua consorte, la celebre showgirl Marina Marfoglia, anch’essa danzatrice, cantante e attrice! Cosa ti aveva colpito in lei fin da subito?
Intanto che era una bellissima donna, con un fisico da urlo, poi la sua tenerezza, la grande professionalità, la sua disponibilità e umiltà, ricordo che se qualcosa non le riusciva provava e riprovava.
Quando e come hai deciso di dare l’addio alle scene sia a livello televisivo che teatrale?
Da quando, nonostante abbia tanto insistito, non stava succedendo nulla di eclatante, a parte lo stupendo ruolo di Primo ballerino e, per quanto riguardava la musica, avevo capito che l’Italia non era pronta per il mio genere rock all’americana, tipo Van Halen, Guns N’ Roses, Deep Purple ecc…
Qual è il sacrificio più grande che richiede la disciplina della danza?
Studiare, studiare, studiare, umiltà, sopportare ed imparare dalle delusioni e continuare senza esitazioni, non accontentarsi mai dei traguardi raggiunti.
Un giudizio sulla danza in televisione ai giorni nostri e in particolare sul proliferare dei talent?
È diseducativo, il cattivo esempio portato all’ennesima potenza per i giovani, secondo me vengono creati degli ideali che non corrispondono alla realtà. Tante meteore illuse da cotanta scena, poi, il nulla.
Parlami del tuo celebre Bolero al prestigioso Festival cinematografico di Giffoni?
Eclatante, meraviglioso, coreografia di Franco Estill, 22 ballerine nel corpo di ballo, un’emozione senza eguali, fu bellissimo. Anche dopo l’esibizione mi dissero che c’era ancora un pubblico di circa 5000 persone. Fu tutto stupendo ma sbagliai solamente una cosa nel finale, il terzo doppio tour en l’air di seguito, che invece di farlo in quinta lo feci in passè, perché in quel momento mi venne più semplice ahahahah!!!!
Possiedi ancora un sogno nel cassetto nel mondo dello spettacolo?
Ne ho tantissimi di sogni nel cassetto, grandi idee, ma purtroppo nel cassetto resteranno perché la concorrenza è tanta, non appena inventi qualcosa, un’idea, non è più tua, te l’hanno già rubata, (brutta copia s’intende) ma tanto vale che allora i sogni restino sogni.
Qual è il vero male della danza italiana?
La troppa mercificazione, la non professionalità, lo sciacallaggio e a volte l’incompetenza. Tra l’altro sono anche i mali che hanno trasformato la danza in una disciplina sportiva, fortunatamente per molti intelligenti non è così.
Parlaci della F.I.D., come e quando è nata e quali sono i suoi nobili scopi?
La F.I.D., Federazione Italiana Danza, è stata la prima e l’unica Federazione in Italia iscritta nel registro delle persone giuridiche dello Stato con parere positivo del Ministero degli Interni, definita Ente morale, socio promozionale, didattico-culturale e artistico. Gli scopi dalla F.I.D. fin dalla sua nascita sono quelli di unire tutti gli operatori del settore: associazioni, insegnanti, allievi, e professionisti per poter ottenere tutti quei valori ed imporre riforme giuste per gli scopi di questa nobile arte, e, se fosse stato veramente così, la danza oggi sarebbe molto più considerata ed avremmo ottenuto tutto quello che ci spetta di diritto, non sto qui ad elencare perché sono tante, ma purtroppo l’Italia è il paese degli individualisti, dopo la F.I.D., sono nate almeno altre 15 federazioni, ed ognuna con le proprie idee, così facendo però non si arriverà mai a niente. Senza parlare delle Associazioni di Danza affiliate agli Enti di promozione sportiva, un vero schiaffo all’Arte della danza. Quando costituii la F.I.D. con altri colleghi, fui stato deriso, asserivano che la danza non aveva bisogno di un organismo tutelatorio, in effetti, ora, il mondo della danza è nel caos più totale, io ce l’ho messa tutta per far valere i nostri diritti e far rispettare le nostre idee e i nostri programmi che, se fossimo stati uniti (come succede in altri paesi), oggi avremmo potuto realizzare imponendoci sulle istituzioni. Peccato, in tanti anni, tanto lavoro sprecato per nulla, ma, come ho già detto, la F.I.D. da sola può fare ben poco, e mettere insieme le altre realtà (ci abbiamo provato) è un’impresa epica!
Per te cosa ha rappresentato e cosa rappresenta ancora oggi l’Arte della danza?
L’arte della danza… danzare… è stare in paradiso allo stesso tempo: essere pagato per divertirmi (lo avrei fatto anche gratis in effetti), riuscire a fare bene una variazione che magari credevo impossibile, era come toccare il cielo con un dito per me! Provare e riprovare passi, prese con le mie partner, anche quando gli altri colleghi andavano in pausa… e riuscire a dire… ce l’ho fatta!! L’Arte della danza era questo.. e lo è ancora oggi… a parole è difficile da spiegare.