produzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Teatro della Toscana
con Filippo Timi e Marina Rocco
di Henrik Ibsen
traduzione, adattamento e regia Andrée Ruth Shammah
con la partecipazione di Mariella Valentini
e con Andrea Soffiantini, Marco De Bella, Angelica Gavinelli, Elena Orsini, Paola Senatore
spazio scenico Gian Maurizio Fercioni – elementi scenici Barbara Petrecca
costumi Fabio Zambernardi in collaborazione con Lawrence Steele
luci Gigi Saccomandi
musiche Michele Tadini
Durata: 2 h e 50’, intervallo compreso
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Da venerdì 26 febbraio a domenica 6 marzo Andrée Ruth Shammah dirige per la prima volta Filippo Timi nel capolavoro di Henrik Ibsen Casa di bambola, rinominato in Una casa di bambola. Il dramma, una coproduzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Teatro della Toscana, viene ribaltato: Nora non è più una vittima, né soltanto una bambola. La sua buona fede è messa in dubbio: si viene a scoprire che proprio lei regge i fili della vicenda e manipola il marito Torvald. Da regista donna, Shammah indaga il crollo dell’uomo contemporaneo, posando la sua attenzione non sulla donna che si ribella, ma sulla solitudine dei tre personaggi maschili, che vengono tutti interpretati dall’estro espressivo di Filippo Timi. Nel ruolo di Nora, Marina Rocco. Una commedia tragica in cui l’intreccio, quasi quello di un thriller, indaga quindi i rapporti tra i diversi e complessi ruoli maschili e femminili, mettendo in guardia gli spettatori dalle consuete e riduttive interpretazioni dell’agire della protagonista. Interpretazioni che, in questa versione, vengono tutte rifiutate.
Giovedì 3 marzo, ore 18, sempre alla Pergola, Filippo Timi, Marina Rocco e gli attori della compagnia incontrano il pubblico. Coordina Riccardo Ventrella. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Scritto da Ibsen ad Amalfi nell’estate del 1879, Casa di bambola è sempre stato identificato come il manifesto dei diritti delle donne e del loro ruolo nella società. Fin dalla sua uscita, il dramma suscitò scandali e polemiche, non tanto sul suo valore estetico, quanto per il problema morale posto dalla protagonista, Nora, una donna costretta a vivere in un mondo a cui non sentiva di appartenere, perché la considerava una mera bambola. Al Teatro della Pergola da venerdì 26 febbraio a domenica 6 marzo con Una casa di bambola Andrée Ruth Shammah penetra negli strati dell’affascinante universo di questo testo per esplorare al contrario la profonda crisi di identità del ‘maschile’ contemporaneo, distanziandosi così dalle precedenti interpretazioni. Lo spettacolo è una coproduzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Teatro della Toscana.
“Quando ho riletto il testo”, spiega la regista, “mi sono accorta che è pieno di bugie dette da Nora: lei si inventa la realtà di continuo. In base all’interpretazione che generalmente si fa di Nora si forza la visione di questo marito, proprio per giustificare il fatto che lei alla fine lo abbandoni. Mi sono resa conto che le cose sono molto complicate e che le donne, come gli uomini, sono un enigma”.
Nora gioca a fare la bambola per imprigionare il marito nella suo ruolo di maschio, fino a quando si stufa e cambia radicalmente, facendolo precipitare in un crollo profondo. Sulla scena Nora è interpretata da Marina Rocco, per la terza volta protagonista in uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah.
“Tra tutti i personaggi che ho affrontato finora è il più enigmatico”, afferma l’attrice, “riuscire a capire perché dice e fa determinate cose è stato complicato: Nora è una figura molto contraddittoria e misteriosa. Per queste sue caratteristiche diventa anche potente perché incarna qualcosa del femminile, e anzi in certi momenti della storia questo potere femminile viene usato male. Se davvero avessi dovuto affrontare tutto quello che avviene nel testo seguendo una classica linea di interpretazione come donna sottomessa, non avrei saputo come rendere tante cose: certi movimenti e azioni, alcune bugie che Nora porta avanti… Mi sarei sentita più debole per tutta la storia. Credo comunque che Nora sia regista e allo stesso tempo vittima di una condizione: lei non sa veramente chi è, non conosce il suo potere”.
È proprio questo potere su cui si condensa l’attenzione di Andrée Ruth Shammah, che da regista donna posa il suo sguardo non sulla donna che si ribella, bensì sull’abbandono dei tre personaggi maschili, tutti interpretati dall’estro espressivo di Filippo Timi. L’attore, regista e scrittore umbro, infatti, è Torvald (il marito di Nora tutto lavoro e morale), Krogstad (l’uomo che ricatta Nora e a cui la vita non ha concesso nulla); Rank (il medico che ama da sempre, in silenzio, Nora).
“Non penso a differenziarli”, spiega Filippo Timi, “nel senso che sono talmente ben scritti che per l’interpretazione basta seguire la storia. Ogni essere umano è, dentro di sé, minimo tre cose insieme: si va da un lato più malinconico e tranquillo – e con questo spettacolo ho scoperto proprio il Torvald che c’è in me, la mia parte razionale – fino a sentire che il mondo ha stretto un po’ troppo la corda, quindi a svelare un lato che è pronto a difendersi. Questo spettacolo è un incontro di boxe con i sentimenti: ogni sera è come se mi arrivassero certi cazzotti in faccia e sulle costole, alcune volte vado KO e altre mi rialzo… Mi sveglio la mattina con la voglia di andare in teatro, questo per me è molto bello: lo spettacolo è faticoso, quindi per farlo puoi dare solo tutto te stesso… Ed eccomi, con tutto me stesso!”
Una porta, un divano e una poltrona sono i tre elementi da cui Andrée Ruth Shammah è partita per immaginare Una casa di bambola (lo spazio scenico è di Gian Maurizio Fercioni, i costumi di Fabio Zambernardi, le luci di Gigi Saccomandi e le musiche di Michele Tadini). Il divano rosa, simbolo dell’animo di Nora, e la poltrona marrone, più adatta invece alle figure maschili.
“Il grande divano rosa presente in scena”, racconta la regista, “proviene dal solaio della casa di campagna di mio marito, il rosa è anche il colore che Marina Rocco indossa nella vita tutti i giorni ed è lei che sogna questa ‘casa di bambola’, che ne cambia l’arredamento. E a partire dal rosa – che rappresenta la commedia e un’apparente felicità – si arriva al marrone e a un colore più neutro”.
E poi c’è la porta d’entrata, che resta spesso aperta, talvolta in modo sinistro, quasi debba entrare, oltre al gelo invernale (siamo a Natale), una parte del passato da cui i personaggi non riescono, pur volendo, a separarsi. É da quella porta che entra in casa la vecchia colpa di Nora: per poter curare il marito gravemente malato, che necessitava di un clima caldo, aveva firmato, falsificandolo, un documento al fine di ottenere a usura il denaro necessario per un viaggio in Italia. Era il suo grande segreto, ma l’usuraio, il signor Krogstad, che paga anche egli per un errore commesso tempo addietro, minaccia ora di ricattarla. Nora si sforza di mantenere celata la menzogna giocando lei stessa con la vita, mentendo e illudendosi che il marito capisca che la colpa, se c’è, è stata commessa solo per amore. Ma questi, venuto a saperlo, rinnega per un istante Nora, interessato com’è solo alle apparenze, a quello che può dire la gente. Moglie e marito, per la prima volta, si scontrano, si accusano. Solo quando il pericolo è scongiurato, lui la rivuole, facendo come se niente fosse successo. Ma Nora, delusa, sceglie di abbandonarlo.
Completano il cast Mariella Valentini che intrepreta Cristina, l’amica di Nora, Andrea Soffiantini en travesti è una balia, la piccola Angelica Gavinelli di 8 anni (che suona l’arpa dal vivo) è l’unica dei tre figli di Nora che appare in scena, mentre Marco De Bella, Elena Orsini e Paola Senatore sono mute presenze a rappresentare il destino oppure, pallida e di nero vestita, la morte dell’amore e delle convenzioni sociali.
Comunque, il complesso intreccio, avvincente come un thriller e intrigante come un giallo, fatto di sentimenti e passioni, truffe e calcoli, inganni, utopie e rese dei conti, è solo un pretesto che Andrée Ruth Shammah usa per coinvolgerci in un appassionante viaggio nei rapporti tra i diversi e sofisticati ruoli maschili e femminili che popolano Una casa di bambola.
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Interviste di Angela Consagra da Pergolainsala
Andrée Ruth Shammah – Quella sottile linea rosa
Leggendo il testo di Ibsen, che cosa l’ha spinta a ribaltare il confronto tra maschile e femminile che in genere emerge dall’opera?
“Non c’è stata una molla particolare; quando ho riletto il testo mi sono accorta che è pieno di bugie dette da Nora: lei si inventa la realtà di continuo. In base all’interpretazione che generalmente si fa di Nora si forza la visione di questo marito, proprio per giustificare il fatto che lei alla fine lo abbandoni. Mi sono resa conto che le cose sono molto complicate e che le donne, come gli uomini, sono un enigma”.
Nella messinscena, Lei ha cercato di tirare fuori l’umanità di tutti i personaggi…
“Questo è un tipo di lavoro che faccio sempre: descrivo i personaggi più piccoli come se fossero grandi, anche ricorrendo a dei piccoli gesti disseminati per tutta la messinscena. Forse l’aspetto più difficile, ma che mi ha reso anche molto felice, è stato riuscire a raccontare tutta la trama scritta da Ibsen inducendo il pubblico a seguirla con attenzione e a stare con il fiato sospeso, come se si trattasse di un giallo”.
A quali personali suggestioni ha attinto per costruire la regia?
“L’unica cosa a cui mi sono riferita è la foto di una porta, non so neanche come un giorno mi sia capitato di vederla sul web … per me è appartenuta subito alla “casa di bambola”! Non so dirti bene cosa mi ispira quando penso a una regia, sicuramente lo spettacolo si costruisce man mano e le influenze arrivano da più parti. Il grande divano rosa presente in scena, per esempio, proviene dal solaio della casa di campagna di mio marito … Ho pensato come se il divano piacesse a Nora e la poltrona fosse per figure maschili: tale divario si riflette anche sui colori: il divano rosa e la poltrona marrone. La porta, il divano e la poltrona sono i tre elementi da cui sono partita come immagine dello spettacolo”.
I colori sono dunque molto importanti per l’impostazione visiva dello spettacolo?
“Il colore rosa è nato perché la prima scena che ha disegnato lo scenografo Gian Maurizio Fercioni era rosa shocking: si tratta di una stanza chiusa e di sbieco con un pavimento a scacchi, molto diversa dal risultato finale. Il rosa è anche il colore che Marina Rocco, interprete di Nora, indossa nella vita tutti i giorni ed è lei che sogna questa ‘casa di bambola’, che ne cambia l’arredamento. E a partire dal rosa – che rappresenta la commedia e un’apparente felicità – si arriva al marrone e a un colore più neutro. La vita è anche fatta da una serie di coincidenze perché quando pensi a uno spettacolo tiri dentro anche quello che ti capita o ti colpisce nella quotidianità”.
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Filippo Timi – Incontro, scontro
Qual è stata la difficoltà di interpretare tutti e tre i ruoli maschili in Una casa di bambola?
“Non penso a differenziarli, nel senso che sono talmente ben scritti che per l’interpretazione basta seguire la storia. Ogni essere umano è, dentro di sé, minimo tre cose insieme: si va da un lato più malinconico e tranquillo – e con questo spettacolo ho scoperto proprio il Torvald che c’è in me, la mia parte razionale – fino a sentire che il mondo ha stretto un po’ troppo la corda, quindi a svelare un lato che è pronto a difendersi”.
In Una casa di bambola si indaga il maschile, mentre con Favola aveva già esplorato il femminile. A quale scoperta è arrivato dopo aver incontrato questi due mondi?
“In Favola interpretavo un’idea del femminile che è comunque maschile: avevo scelto (li rappresentare la figura femminile per superarla e mascolinizzarla. Nel caso di questo spettacolo non è necessario: la protagonista è uno dei personaggi più incredibili che siano mai stati scritti, Nora. È un testo attuale e immortale allo stesso tempo, direi un classico. Siamo ancora qua ad interpretarlo, a provarci e a metterci dentro tutto il nostro essere: questo spettacolo è un incontro di boxe con i sentimenti: ogni sera è come se mi arrivassero certi cazzotti in faccia e sulle costole, alcune volte vado KO e altre mi rialzo… Mi sveglio la mattina con la voglia di andare in teatro, questo per me è molto bello: lo spettacolo è faticoso, quindi per farlo puoi dare solo tutto te stesso… Ed eccomi, con tutto me stesso!”
Siamo abituati a vederla sia regista che autore di uno spettacolo… essere diretto da Andrée Ruth Shammah che esperienza è stata?
“Andrée mette sempre una certa creatività sia in scena, sia nel lavoro preparatorio che abbiamo fatto prima. Il lavoro lo sento mio, ma anche suo: la stimo così tanto perché ha una tale profondità di pensiero… Rimane sempre la tensione di voler far bene in scena anche per lei, per la regista che ti segue e ti guarda”.
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Marina Rocco – Il potere di una donna
Chi è Nora?
“È difficile saperlo … sicuramente tra tutti i personaggi che ho affrontato finora è il più enigmatico. Riuscire a capire perché dice e fa determinate cose è stato complicato: Nora è una figura molto contraddittoria e misteriosa. Per queste sue caratteristiche diventa anche potente perché incarna qualcosa del femminile, e anzi in certi momenti della storia questo potere femminile viene usato male. Io avevo sempre avuto il sogno di interpretare Casa di bambola, ma quando la regista Andrée Ruth Shammah me ne ha parlato mi sono resa conto che avevo un’idea superficiale di questa storia. Andrée mi ha spiegato la sua visione, ovvero il ribaltamento rispetto alla visione comune del femminile e del maschile insita nel racconto: classicamente questa donna è vista come la bambola di un marito-padrone, mentre in realtà lei è regista della situazione in cui si trova. Se davvero avessi dovuto affrontare tutto quello che avviene nel testo seguendo una classica linea di interpretazione come donna sottomessa, non avrei saputo come rendere tante cose: certi movimenti e azioni, alcune bugie che Nora porta avanti… Mi sarei sentita più debole per tutta la storia. Credo comunque che Nora sia regista e allo stesso tempo vittima di una condizione: lei non sa veramente chi è, non conosce il suo potere”.
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BIGLIETTI
Prezzi
INTERI
€ 32,00 PLATEA ● € 24,00 PALCHI ● € 16,00 GALLERIA
Ridotti (escluso domenica)
OVER 60
€ 28,00 PLATEA ● € 20,00 PALCO ● € 14,00 GALLERIA
UNDER 26
€ 20,00 PLATEA ● € 16,00 PALCO ● € 12,00 GALLERIA
SOCI UNICOOP FIRENZE (martedì e mercoledì)
€ 25,00 PLATEA ● € 18,00 PALCHI ● € 13,00 GALLERIA
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BIGLIETTERIA
Teatro della Pergola, via della Pergola 30, 055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com.
Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 18.30.
Online su http://www.boxol.it/TeatroDellaPergola/IT/?A=138041 e tramite la App del Teatro della Pergola.
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