di Renato Gabrielli
con Lilli Valcepina e Giorgio Branca
regia di Paola Manfredi
assistente alla Regia Valentina Malcotti
scene di Salvatore Manzella
produzione Teatro Periferico
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Un uomo e una donna, nell’età di mezzo. Una comune passione per la boxe. Lei ex campionessa. Lui dilettante di lungo corso, senza talento. Entrambi soli e segnati dai rispettivi fallimenti. Ma sorretti da una viscerale voglia di combattere, ogni giorno, per sentirsi vivi. Questa è la storia del loro incontro.
Qui non si racconta una vicenda di boxe eroica e proletaria – con tanto di riscatto sociale, ascesa e caduta dell’eroe o dell’eroina protagonista. Né si vuole rappresentare o imitare con mezzi teatrali il pugilato. Certo, per le due figure che porteremo in scena quella disciplina sportiva è importante. Grazie alla boxe si trovano, si piacciono e dispiacciono, cercano insieme una via d’uscita da annosi vicoli ciechi. Ma si tratta di due non-eroi piccolo-borghesi, di quarant’anni e passa, immersi in quotidiani problemi di sopravvivenza in una grande città del Nord.
Ai nostri personaggi – e anche a noi – non interessa il tema del pugilato come veicolo di violenza, o viceversa pratica di contenimento, o di sublimazione poetica della violenza. Paradossalmente, è nelle sue regole, nonché nell’obbligo di costante presenza a se stessi, nel corpo, che risiede il suo fascino, a contrasto con un mondo fuori dal ring in cui i conflitti appaiono sempre più immateriali, sregolati, affidati a nessun arbitro. Ma Combattenti è anche e soprattutto una storia d’odio-amore per nulla romantica tra un uomo e una donna lontani dai ruoli convenzionali, irrequieti esemplari di quell’età matura che ancora non si arrende all’evidenza delle delusioni.
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Teatro Periferico
Nel corso della sua ultradecennale attività ha sviluppato una spiccata attenzione ai luoghi. Le sue produzioni maggiori hanno sempre preso ispirazione dai paesaggi umani, dalle geografie poetiche: i luoghi e le persone che li hanno vissuti sono al centro di un lavoro accurato di raccolta di storie, di ricostruzione della memoria e di restituzione artistica, in un processo sociale condiviso. Partendo dalla convinzione che ogni luogo è unico, così come ogni persona è un “ciascuno”, il lavoro della compagnia va nella direzione di lasciare ciò che è altro da sé nella sua alterità, sottraendosi alla tendenza ad assimilarlo a ogni costo. L’abbandono di ogni volontà assimilazionistica riconosce e rispetta la diversità delle identità; ciò non preclude tuttavia la partecipazione empatica con la natura del luogo. Gli esiti formali che ne conseguono, spettacoli teatrali inscrivibili nel teatro contemporaneo di ricerca, vengono influenzati da questa speciale attenzione e sono, di conseguenza, molto diversi gli uni dagli altri. Ma non ci sono solo gli spettacoli. L’attività di Residenza si sviluppa in molte altre direzioni: nel dialogo con le istituzioni locali, le scuole e le associazioni territoriali; nella proposta culturale offerta dalla stagione teatrale (con compagnie ospiti provenienti da tutta Italia), dal festival estivo, dai laboratori creativi per bambini, dalla scuola di teatro.