Per il 2016 le manifestazioni dei Settori Danza Musica Teatro della Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta, si svolgeranno secondo il seguente calendario:
– dal 17 al 26 giugno il 10. Festival Internazionale di Danza Contemporanea diretto dal coreografo Virgilio Sieni
– dal 26 luglio al 14 agosto il 44. Festival Internazionale del Teatro diretto dal regista catalano Àlex Rigola
– dal 7 al 16 ottobre il 60. Festival Internazionale di Musica Contemporanea diretto dal compositore Ivan Fedele.
Dichiara Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia: “25 coreografi per il Festival di Danza, 9 prime mondiali e 9 prime italiane, oltre 100 danzatori per il College, lavori all’esterno in 5 campi di Venezia e in 15 spazi al chiuso della città; per il Festival di Musica 85 compositori con presenza prevalente dei trenta/quarantenni, equamente divisi tra italiani e stranieri, 26 concerti con 46 prime assolute, 27 prime italiane, 25 commissioni e in più i 4 lavori di teatro musicale organizzati nel programma del College; il Festival del Teatro, prolungato a coprire il periodo dal 26 luglio al 14 agosto, integra gli spettacoli (10) e laboratori di Biennale College (17) di cui 9 saranno presentati nel Festival insieme alle residenze di 4 compagnie. L’elenco dei registi è ancora una volta arricchito dalla presenza di alcune delle più significative personalità internazionali. Sia per la Danza che per la Musica che per il Teatro la Biennale è occasione sempre più importante per offrire al pubblico e alle giovani generazioni di artisti un diretto contatto con le più importanti esperienze nazionali e internazionali”.
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BIENNALE DANZA
Alla decima edizione il Festival di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia (17 > 26 giugno) si struttura secondo una modalità che integra l’ospitalità di grandi interpreti e compagnie con i laboratori destinati alla creazione di Biennale College – Danza: “La colonna vertebrale del Festival – scrive il direttore Virgilio Sieni – è rappresentata dalla presenza di coreografi che presenteranno la loro opera con la propria compagnia e parallelamente, attraverso residenze, lavoreranno alla preparazione di brani inediti all’interno dei percorsi di Biennale College”.
Dal 17 al 26 giugno Venezia ospiterà 25 danzatori e coreografi della scena contemporanea, autori di 32 titoli, di cui 9 saranno presentati in prima mondiale e altrettanti in prima per l’Italia. Gli spettacoli si snoderanno ciclicamente all’interno della città (dalla tarda mattinata a sera), costruendo percorsi o “mappe” tra gli spazi della Biennale all’Arsenale (Teatro Piccolo Arsenale, Sale d’Armi, Teatro alle Tese, Tese dei Soppalchi) e luoghi sia all’aperto che al chiuso distribuiti tra i sestieri di San Marco, Dorsoduro, Castello, fino all’Isola di San Giorgio.
Il 10. Festival ospita figure fondanti della danza contemporanea come Maguy Marin, Leone d’oro alla carriera 2016, con il poetico Duo d’Eden, e Trisha Brown con Planes, Opal Loop, Locos, For M.G.: The Movie, opere che ripercorrono le tappe artistiche, dagli anni ’60 ai ’90, della coreografa americana. Accanto ci saranno importanti coreografi dal segno radicale, appartenenti alla generazione successiva: Anne Teresa De Keersmaeker, che firma Vortex Temporum, culmine di un lavoro incardinato sulla musica, che in questo caso è l’omonima partitura-capolavoro di Gérard Grisey, eseguita dal vivo dall’Ensemble Ictus; Shobana Jeyasingh, pioniera del multiculturalismo in danza, al Festival con Outlander, un evento speciale sviluppato e ispirato dal dialogo tra arte e architettura, all’interno del Cenacolo palladiano della Fondazione G. Cini; Adriana Borriello, che presenta il secondo movimento del ciclo Col corpo capisco, fondato, come tutta la sua ricerca, su una visione antropologica del corpo; Thomas Hauert e la sua compagnia Zoo con Inaudible, giocato sul diverso concetto di interpretazione di musica e coreografia.
Altri coreografi invitati al Festival, per lo più quarantenni affermatisi in tempi recenti, sono: Nacera Belaza, la cui origine franco-algerina innerva una ricerca a cavallo fra due culture in spettacoli come Sur le fil e La traversée; la tedesca Isabelle Schad in coppia con l’artista di origine francese Laurent Goldring, autori di un originale percorso all’incrocio tra danza, performance e arti visive, di cui Der Bau, ispirato all’omonimo racconto kafkiano incompiuto e postumo, è un esempio; Marina Giovannini, che presenta Duetto nero, ulteriore tassello della sua personale indagine su tecnica e naturalità del gesto; e ancora Emanuel Gat, esponente della nuova danza israeliana affermatasi anche in Europa, che alla Biennale riserva la prima mondiale di Sunny, nato sulle musiche, eseguite dal vivo, di Awir Leon.
Il Festival accende, inoltre, i riflettori su un nutrito gruppo di trentenni che hanno fatto le loro esperienze artistiche nei vari Paesi d’Europa: la svizzera Yasmine Hugonnet, con studi di classico e moderno compiuti tra Parigi e Losanna, dove attualmente è in residenza (Teatro Sévelin), autrice di una danza fatta di sottili risonanze fra i corpi, a Venezia con La ronde; l’italiana Annamaria Ajmone, che lo scorso anno aveva stupito il pubblico della Biennale con un assolo allo squero di San Trovaso, presente al Festival con Tiny Extended, sollecitato dal rapporto tra immagine in movimento e danza; Gabriel Schenker, nato a Washington, cresciuto a Rio e da undici anni residente a Bruxelles, dove ha fatto esperienze con Thomas Hauert/Zoo e Anne Teresa de Keersmaeker/Rosas, a Venezia con l’assolo Pulse Constallations costruito sulla stratificata rete di ritmi della partitura di John McGuire; il catalano Albert Quesada, di stanza a Bruxelles e come Schenker attivo nella compagnia Thomas Hauert/Zoo, alla Biennale con l’eterna magia del flamenco, di cui esplora la simbiosi di danza e musica in OneTwoThreeOneTwo; il newyorchese Daniel Linehan, associato al deSingel di Anversa poi al Sadler’s Wells di Londra e attualmente all’Opera di Lille, interessato alle interazioni tra la danza e le altre arti – musica, video, testo, canzoni, immagini – come nello spettacolo presentato a Venezia, dbdbb; Francesca Foscarini, Premio Positano 2015 nella sezione contemporaneo, attiva con Sciarroni prima di avviare una ricerca in proprio, di cui a Venezia si vedrà Back Pack; Lara Russo, che studia danza e fotografia a Barcellona e Berlino prima di stabilirsi a Bologna e vincere nel 2013 Giovane danza d’autore con Allumin-io, indagine sulla materia e l’umano che ora prosegue in Ra-me; Daniele Ninarello, con studi all’Accademia di Rotterdam e attivo fra l’Italia e i Paesi del Nord Europa, ha lavorato con Bruno Listopad, Felix Ruckert, Virgilio Sieni, Sidi Larbi Cherkaoui, sarà a Venezia con il sassofonista Dan Kinzelman per un percorso parallelo di suono e movimento, Kudoku; infine la ventinovenne Camilla Monga, studi nella danza (Scuola Paolo Grassi) e nell’arte (Accademia di Brera), prima di partecipare a un percorso di ricerca al P.A.R.T.S., da cui nasce Quartetto per oggetti, ispirato alla poliritmia del capolavoro di Varèse, Ionisation, per il Festival ampliato in 13 Objects.
Biennale College – Danza 2016 trova un contesto internazionale nel Festival, all’interno del quale presenta 13 brevi spettacoli, interpretati dagli oltre 100 giovani danzatori selezionati attraverso un bando internazionale. Gli spettacoli nascono dai percorsi formativi del College: ogni percorso, della durata di una a due settimane, si compone di lezioni di tecnica contemporanea la mattina (con Laura Aris, Albert Quesada, Milena Twiehaus, Sandy Williams, Ty Boomershine, Sanna Myllylahtie) e di una fase creativa con il coreografo scelto il pomeriggio.
Guidano i laboratori e firmano gli spettacoli con i danzatori di Biennale College – Danza coreografi che per la maggior parte sono presenti anche al Festival: Emanuel Gat (Venice), Yasmine Hugonnet (Unfolding Figures), Thomas Hauert (Tools for dance improvisations), Adriana Borriello (La conoscenza della non conoscenza), Nacera Belaza (La procession), Isabelle Schad e Laurent Goldring (Collective Jumps), Annamaria Ajmone (Imaginary Gardens with Real Toads in them), Claudia Castellucci (Verso la specie), Elisabetta Consonni (Abbastanza spazio per la più tenera delle attenzioni), Olivia Grandville e Magali Caillet-Gajan (Levée des conflits di Boris Charmatz), Sandy Williams (My Walking is my Dancing), Virgilio Sieni (Danze sulla debolezza). Alcuni dei percorsi con i relativi esiti coreografici sono aperti, secondo una pratica intesa come trasmissione cara a Sieni e a molta coreografia europea, a non professionisti, coinvolgendo un’intera comunità di adolescenti, anziani, cittadini.
Per il quarto anno consecutivo verrà presentato Vita Nova, ciclo di danze destinate ai più giovani danzatori, dai 10 ai 16 anni, che lavorano sui linguaggi della danza contemporanea. Autori delle coreografie per Vita Nova sono: Marina Giovannini, Manfredi Perego, Chelo Zoppi.
Infine, un laboratorio destinato a giovani critici, condotto da Massimo Marino e Lorenzo Donati, creerà un blog multimediale che testimonierà le attività e il dietro le quinte di tutta la Biennale Danza 2016.
Il Festival ospita la presentazione del progetto europeo Ergonomica. Connecting dance and architecture in urban areas, dedicato alla relazione fra danza e architettura, intesa come “strumento di rigenerazione urbana”.
Gli enti e le istituzioni che hanno collaborato a questa edizione della Biennale Danza sono: la Fondazione Giorgio Cini, attraverso l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, che ha commissionato a Shobana Jeyasingh l’evento speciale del Festival, Outlander; l’AMAT – Associazione Marchigiana Attività Teatrali, la Fondazione Teatro Goldoni Livorno e l’Accademia sull’Arte del gesto/Firenze che hanno realizzato la sezione Vita Nova; Pro Helvetia – Fondazione svizzera per la cultura che sostiene il lavoro di Thomas Hauert; Palazzo Grassi – Punta della Dogana che, per il terzo anno, ospita negli spazi del Teatrino di Palazzo Grassi alcuni spettacoli; e inoltre il Teatro La Fenice di Venezia, il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, il Polo Museale Regionale del Veneto, il CTR – Centro Teatrale di Ricerca.
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BIENNALE TEATRO
Giunto alla 44ma edizione, il Festival Internazionale del Teatro, che si svolgerà dal 26 luglio al 14 agosto, si caratterizza, come la Danza, per l’integrazione tra spettacoli e laboratori. Registi, attori, drammaturghi non sono solo autori e protagonisti degli spettacoli ospiti, ma diventano partecipanti del Festival per tutta la sua durata in qualità di maestri dei giovani artisti selezionati di Biennale College – Teatro. Venezia e il Festival sono anche il luogo che offre residenza ad alcune compagnie per elaborare fasi dei loro futuri lavori, un luogo di confronto tra artisti, studiosi e un pubblico di appassionati. Parallelamente ai 10 spettacoli ospitati si svolgeranno 17 laboratori, di cui 9 avranno un esito aperto al pubblico, al pari delle residenze di 4 compagnie, che apriranno il loro percorso agli spettatori; 19, infine, gli incontri in programma con tutti gli artisti partecipanti al Festival.
Coerentemente alle scelte operate in questi anni, il Direttore Àlex Rigola propone un teatro di forte impatto, che “artiglia” la realtà attraverso la riscrittura e la trasfigurazione dei classici, con azioni sceniche che portano la vita reale e i suoi reali protagonisti in scena, o ancora con il pubblico che diventa co-protagonista dello spettacolo sovvertendo le regole del fare teatro. Così Oskaras Koršunovas firma il suo personale Gabbiano, restituendo il dramma cechoviano al suo grado zero, purificato da un secolo di pathos e con una scena scarnificata al massimo: non c’è il lago, non c’è la tenuta estiva, non c’è il teatro, ci sono solo gli attori e gli spettatori, nel ruolo di osservatori di coloro che vivono/recitano sul palcoscenico. Jan Klata, regista e drammaturgo alla testa dello Stary Teatr di Cracovia, il teatro di Kantor, Grotowski, Wajda e Lupa, arriva per la prima volta in Italia inseguito dalla fama del suo teatro politico e dall’appellativo di “theatre dj” per la velocità con cui mixa scene, musica, movimenti, immagini, effetti di suoni e di luci. Alla Biennale porta il suo ultimo spettacolo, premiato in patria con lo Yorick d’oro per la migliore riscrittura shakespeariana del 2015: Re Lear, dramma sul potere e la vecchiaia, riadattato dallo stesso Klata, che sposta la vicenda sulle sponde del Tevere ai nostri giorni, e immerge lo spettacolo nei suoni di James Leyland Kirby, alias The Caretaker, outsider della scena elettronica digitale, nelle coreografie di Macko Prusak, e nelle immagini live dei video in scena.
Anche Christiane Jatahy, di nuovo a Venezia dopo l’esordio in Italia alla Biennale dello scorso anno, trasporta le più famose Tre sorelle del teatro europeo in uno spiazzante Brasile di oggi, condensando la vicenda cechoviana in quella dei cinque personaggi principali e intrecciando la prospettiva teatrale con quella cinematografica (che riprende lo spettacolo live): al pubblico la scelta tra le due opzioni. E se andassimo a Mosca?, questo il titolo, dove Mosca simboleggia l’utopia, il luogo dei nostri desideri, oppure il punto di svolta, il salto nel vuoto verso qualcosa di totalmente nuovo, chiede alle tre sorelle Irina, Maša, Olga e al pubblico se sia possibile cambiare.
Ancora più radicale è l’operazione compiuta dal catalano Roger Bernat con Please, continue (Hamlet), realizzata con l’artista olandese Yan Duyvendak. Ridotta la vicenda del “pallido prence” più famoso al mondo a un mero fatto di cronaca nera, dove Amleto è un giovane sbandato che uccide il padre della sua ex fidanazata, lo spettacolo ne mette in scena il processo secondo tutte le regole. Il teatro è l’aula di un tribunale dove veri pubblici ministeri, giudici, avvocati nel ruolo di se stessi processano Amleto, accusato dell’omicidio del padre di Ofelia, con gli spettatori nel ruolo di giudici popolari. Dopo aver raggiunto oltre 100 rappresentazioni in tanti Paesi del mondo, fra cui l’Italia, è il risultato finale, ogni volta diverso, a restituire intatto il problema sfuggente della ricerca della verità.
E’ sempre la cronaca tragica e dolorosa – di Bastian Bosse, giovane omicida di compagni e professori e poi suicida, e di Natascha Kampusch, sfuggita dopo dieci anni di prigionia al suo carnefice e carceriere – a ispirare Le chagrin d’ogre di Fabrice Murgia, spettacolo che lo rivelò venticinquenne alla scena europea. Due storie parallele con cui Murgia va oltre il dettaglio e la biografia dei singoli per indagare l’universo adolescenziale, il suo immaginario, tutto quel malessere che porta sull’orlo della deriva nel momento cruciale del passaggio all’età adulta. Lo fa attraverso un’estetica iperrealistica, che sfuma la realtà in un universo onirico.
Leone d’argento di questa edizione del Festival, Valeria Raimondi ed Enrico Castellani di Babilonia Teatri trovano ispirazione nell’autenticità della vita e come tale la portano in scena. Accade in Pinocchio, riproposto alla Biennale, dove protagonisti sono tre Pinocchi contemporanei, ovvero i non-attori dell’Associazione “Gli amici di Luca”, che hanno vissuto esperienze di coma e ne portano i segni nel fisico e nello spirito. Sono sul palco a condividere la propria vicenda in uno spettacolo lucido e tenero, dove la fiaba di Pinocchio, di cui restano soltanto pochi frammenti, diventa una chiave per scavare nella vita di ognuno.
Su un piano più intimistico si svolge Clôture de l’amour del drammaturgo, regista e coreografo Pascal Rambert: due monologhi e due sguardi diversi che raccontano la violenza della fine di un amore. Lo spettacolo è una prova d’attore ed è diventato un cult di Rambert, che ne ha firmato la messinscena in tante lingue del mondo: Giappone, Stati Uniti, Russia, Croazia, Italia.
Su un versante totalmente antinaturalistico e quasi metafisico si colloca il teatro di Romeo Castellucci, a Venezia con Ethica (Natura e origine della mente), primo di un ciclo di cinque azioni sceniche ispirate all’opera spinoziana. Questa prima azione scenica aveva avuto il suo incubatore nel laboratorio tenuto da Castellucci per Biennale College – Teatro 2013: il lavoro è stato poi ripreso e sviluppato, anche con l’inserzione di un dialogo scritto da Claudia Castellucci, per debuttare in Francia e ora tornare in prima nazionale a Venezia.
Nel Festival trova spazio un affettuoso omaggio a Bob Wilson, maestro dell’astrattismo in scena, dove il gesto è il testo e la luce e il suono hanno un loro vocabolario. Intitolato semplicemente Bob, lo spettacolo è stato realizzato nel 1998 e riallestito nel 2011 per il settantesimo compleanno del regista texano da Anne Bogart, militante di un teatro d’avanguardia che ha influenzato la maggior parte del teatro americano contemporaneo, nonché promotrice di un importante metodo di recitazione elaborato con il regista giapponese Tadashi Suzuki.
Con un tocco di vitalità ispanica, Rigola riserva al Festival una tribù immaginaria di danzatori, acrobati, attori, ma anche cavalli, pappagalli e un corvo: il Baro d’Evel Cirk, che condurrà il pubblico in un mondo fantastico che fa appello alla parte più profonda di noi stessi. Bestias, che ha debuttato a Lione lo scorso anno, si svolge sul confine tra ciò che di istintivo e selvaggio c’è in noi e sull’intelligenza e le emozioni di cui gli animali sono capaci, sui legami sottili, rispettosi e teneri che si creano fra gli uni e gli altri. Guidata da Camille Decourtye (cantante e acrobata) e Blaï Mateu Trias (clown), entrambi specializzati al Centre National des Arts du Cirque di Châlons-en-Champagne, la compagnia s’inscrive nella pluridisciplinarietà del nuovo circo: collaborano allo spettacolo l’illustratore Bonnefrite, la compagnia di danza catalana Mal Pelo di Maria Muñoz e Pep Ramis, il musicista Nicolas Lafourest.
Anche quest’anno sono nomi indiscussi della scena internazionale a guidare i 17 laboratori di Biennale College – Teatro, da cui sortiranno 9 brevi performance che si intrecceranno agli spettacoli del Festival.
Roger Bernat, Pascal Rambert, Stefan Kaegi, Jan Klata, Fabrice Murgia condurranno ognuno laboratori “verso la creazione”; Declan Donnellan, Leone doro alla carriera di questa edizione, Oskaras Koršunovas, Anne Bogart, Willem Dafoe terranno laboratori destinati al lavoro sull’attore e la recitazione; la compagnia Baro d’Evel introdurrà ai linguaggi del circo; Romeo Castellucci e Christiane Jatahy saranno i maestri dei due laboratori destinati alla regia; Martin Crimp, Simon Stephens, Mark Ravenhill, esponenti della nota generazione “in-yer-face” del teatro inglese, sono i maestri del tre laboratori di drammaturgia; a loro si affianca quello di Eva-Maria Voigtländer, di stanza al Burgtheater di Vienna, che introdurrà la figura squisitamente tedesca del dramturg.
Quattro importanti compagnie saranno in residenza a Venezia per elaborare la prima fase di nuove opere e mostreranno al pubblico l’esito del loro lavoro. Si tratta delle compagnie di Toni Servillo con i Teatri Uniti, di Enrico Casagrande e Daniela Francesconi dei Motus, di Angelica Liddell con Atra Bilis Teatro, di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani, fondatori di Babilonia Teatri impegnati a Venezia con ZeroFavole.
La giornalista televisiva Anna Pérez Pagès con i critici e saggisti di teatro Andrea Porcheddu e Roberta Ferraresi condurranno il laboratorio di media e critica teatrale che racconterà giorno per giorno il dietro le quinte della Biennale Teatro.
I bandi di partecipazione alla selezione per i laboratori di Biennale College – Teatro saranno pubblicati sul sito della Biennale www.labiennale.org a partire dal 10 maggio 2016.
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BIENNALE MUSICA
Musica da camera, grandi ensemble, jam session, dj-set, video e film in concerto, secondo una visione del contemporaneo che in nome della ricerca abbraccia elettronica, jazz, folk, colto e popolare insieme: è la musica nelle tante declinazioni possibili, uno spettro sonoro ampio nello spazio e nel tempo che il Festival Internazionale di Musica Contemporanea, diretto da Ivan Fedele e giunto alla sua sessantesima edizione, propone dal 7 al 16 ottobre.
I 26 appuntamenti del Festival riservano 46 prime assolute, 27 novità per l’Italia e 25 commissioni, fra cui spiccano quelle a Kaja Saarihao, Pascal Dusapin, Salvatore Sciarrino, quest’ultimo premiato con il Leone d’oro alla carriera. Per la prima volta vengono commissionati anche dj-set: il veneziano Giacomo Mazzucato, alias Yakamoto Kotzuga, e il duo M+A, ovvero Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli, esponenti della scena elettronica più recente e internazionalmente noti. Nel panorama della musica digitale si colloca anche il concerto in prima italiana del giapponese Ryo Murakami, appartenente all’ala più radicale e innovativa, che verrà premiato con il Leone d’argento per le nuove realtà musicali. E’, infine, l’ensemble KL4NG, l’ala più avventurosa e spregiudicata dell’Accroche Note, a reinterpretare la musica d’avanguardia con l’ausilio di un dj-set, creando una tessitura tra voce, strumenti e nuove tecnologie.
Fitta la presenza degli italiani, rappresentata da artisti di diverse generazioni: da Giacomo Manzoni, Azio Corghi e Sylvano Bussotti, a Claudio Ambrosini, Luca Mosca, Michele dall’Ongaro, Stefano Gervasoni, fino a Mauro Lanza, Vittorio Montalti, Gabriele Cosmi, per citarne solo alcuni. Il “made in Italy” trova interpreti dedicati in ensemble dinamici come Sentieri Selvaggi e Fontanamix, e ancora nell’Orchestra di Padova e del Veneto.
Ampia la panoramica sulla musica americana, soprattutto quella degli ultimi anni, con autori inclini a intersecare le altre arti, dal cinema alla danza, e aperti alle influenze di tutti i generi: si va dal post minimalismo di David Lang, Julia Wolfe, Jóhann Jóhannsson, alla scena “indie classical” di Tyondai Braxton, Nico Muhly, Judd Greenstein e molti altri, tutti accomunati da una sensibilità “post-genre”, che ha fatto parlare di una nuova scuola newyorchese. Alfieri della scena americana sono i sofisticati Bang On A Can All-Stars, ensemble classico ma anche rock e jazz band, e uno dei nostri maggiori pianisti, attivissimo anche negli Stati Uniti, Emanuele Arciuli.
I concerti dell’Ensemble Modern, Accroche Note e dell’Ensemble U, che è per la prima volta in Italia, presentano rispettivamente pagine della letteratura musicale tedesca – Enno Poppe, Jörg Widmann, Arnulf Herrmann – francese – François-Bernard Mâche, Philippe Schoeller, Yann Robin – e della meno frequentata area est europea, in particolare estone – Helena Tulve, Tatjana Kozlova-Johannes, Märt-Matis Lill, Jüri Reinvere.
L’esplorazione delle connessioni tra immagini e musica trovano spazio in tanti concerti. L’Ensemble Orchestral Contemporain dedica a Gérard Grisey, figura seminale della musica europea del secondo novecento, un ritratto contrappuntato delle immagini dell’artista australiano Andrew Quinn, create in tempo reale e “attivate” dai parametri sonori delle composizioni stesse. Nel concerto dei Bang On A Can All-Stars, poi, alcuni dei brani nascono con e per cortometraggi sperimentali, spesso firmati dagli stessi compositori, come Christian Marclay, che lavora sulle connessioni tra suono, rumore, fotografia, video, film, ed è stato premiato alla Biennale con un Leone d’oro nel 2011 per The Clock, in cui campionava innumerevoli fotogrammi di film per un kolossal di 24 ore. Il connubio tra musica e cinema d’arte si compie con il concerto delle Percussions de Strasbourg, in cui due capolavori del cinema sperimentale americano ed europeo degli anni ’20 – A Hollywood extra di Robert Florey e Entr’Acte di René Clair – sono commentati in musica dal trentacinquenne compositore spagnolo Javier Elipe Jimeno.
Alcuni concerti affrontano il rapporto con la tradizione, dando luogo ad operazioni originali. Il violoncellista argentino Fernando Caida Greco propone la letteratura tardo barocca di Joseph Marie Clément dall’Abaco come “punto di ripartenza per il futuro”: in un dialogo a distanza intercala gli 11 Capricci di dall’Abaco a un prologo, un epilogo e 10 intermezzi commissionati a sei autori italiani (Sonia Bo, Umberto Pedraglio, Alessandra Ravera, Paolo Rosato, Alessandra Bellino, Andrea Manzoli). Il concerto del Divertimento Ensemble mette al centro il rapporto complesso che tre compositori iraniani con studi in Europa – Alireza Farhang, Karen Keyhani, Mehdi Khayami – hanno con la loro tradizione e la loro cultura musicale. I musicisti di Tempo Reale – Francesco Canavese, Francesco Casciaro, Francesco Giomi, Damiano Meacci – si rivolgono al passato più recente, forti di un pensiero “ecologico”: alla velocità del consumo tecnologico e alla repentina obsolescenza dei mezzi informatici oppongono il recupero di quei “dispositivi” – dal giradischi al frullatore, per esempio – lasciati ai margini da questa accelerazione per creare un proprio teatro sonoro, una Symphony Device. Alla jazz band Locomotive, capitanata dal sassofonista Raffaele Casarano, ospite d’eccezione Paolo Fresu, Ivan Fedele ha chiesto di rileggere un materiale storico – le canzoni popolari di Venezia, conosciute come i “canti da battello” che nel 700 si diffondono in tutta Europa – in chiave jazzistica.
Sul versante del teatro musicale, tema cruciale della musica contemporanea, verranno presentati quattro brevi atti unici – Funeral Play di Caterina Di Cecca, Il flauto tragico di Roberto Vetrano, Troposfera di Francesco Ciurlo e Trascrizione di un errore di Alexander Chernyshkov – nati dall’esperienza innovativa di Biennale College, volta a promuovere giovani talenti offrendo loro di operare a contatto di grandi maestri per la messa a punto di creazioni. Selezionati tramite bando internazionale, gli autori degli atti unici, poco più che trentenni, ognuno insieme al proprio team – librettista, regista, scenografo – stanno seguendo già da marzo le varie fasi di tutoraggio e di produzione che porteranno alla realizzazione dei loro progetti. A seguirli nell’articolazione delle diverse fasi sono: Salvatore Sciarrino e Luca Mosca per la musica, Nicholas Hunt e Franco Ripa di Meana per la regia, Sergio Casesi e Giuliano Corti per la drammaturgia.
Fra le tante formazioni d’eccellenza che partecipano al Festival ricordiamo: l’Ensemble Geometrie Variabili, nato dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e Quatuor Diotima, che inaugurano il Festival; Repertorio Zero, un quartetto classico che si tinge di suoni elettrici, accompagnato per l’occasione dal campione del flauto Flavio Caroli; l’eclettica London Sinfonietta, diretta da Marco Angius, fra le compagini più prestigiose e più seguite dal pubblico in Europa.
Fra le collaborazioni del 60. Festival Internazionale di Musica Contemporanea ricordiamo quella con Tempo Reale, uno dei più importanti centri informatici, fondato da Luciano Berio, fucina di sperimentazioni e punto di aggregazione per tanti compositori.
Si ringraziano il Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il suo importante contributo e la Regione del Veneto per il sostegno accordato ai programmi dei Settori Danza Musica e Teatro della Biennale di Venezia.
Da oggi tutte le informazioni sulle attività 2016 dei Settori Danza Musica e Teatro sono disponibili sul sito www.labiennale.org