Comincia come una commedia, si evolve in tragedia, finisce in narrazione mitologica: Il casellante, riduzione teatrale dell’omonimo racconto di Andrea Camilleri diretto di Giuseppe Dipasquale che ha debuttato con successo al Teatro San Nicolò in occasione del primo weekend della 59esima edizione del Festival dei 2 Mondi di Spoleto, immerge immediatamente la platea nell’inconfondibile mondo dello scrittore fra contraddizioni e paradossi. Al centro della storia, ambientata nella Vigàta di Camilleri metafora della Sicilia e del mondo, c’è una vera e propria metamorfosi che passa attraverso il dolore della maternità negata, ma anche della guerra (siamo in pieno Fascismo): protagonista e mattatore della pièce, spaccato di teatro musicale, è Moni Ovadia che passa con naturalezza dal ruolo centrale del narratore a ruoli minori (come la buffa mammana, il giudice o il barbiere) accompagnato da un affiatato gruppo di attori-musici, Antonio Vasta, Antonio Putzu, Mario Incudine (anche autore delle musiche di scena) e dagli attori Sergio Seminara, Giampaolo Romania e Valeria Contadino nella parte dell’intensa Minica.
Il dialetto siciliano, a tratti più o meno comprensibile, fra neologismi e musicalità, è estremamente teatrale e getta subito lo spettatore in un’atmosfera arcaica e un po’ agrodolce fra piazze di paese, chiacchiere dal barbiere, storie di corna e scene violente senza redenzione offrendo un’alternanza di narrazione spaziando fra diversi registri narrativi ibridi, irriverente e struggente conditi dalla musica che affonda le proprie radici nella grande tradizione siciliana dei barbieri-musicisti passando per la rivisitazione delle canzoni fasciste.