Adua Biagioli Spadi, una pittrice astratta e figurativa, una fine poetessa, una donna alla ricerca di sé attraverso l’arte, estremamente sensibile, che sa colorare con le parole e parlare attraversi i colori. E soprattutto sa coniugare questi talenti, arricchendoli l’uno con l’ispirazione dell’altro. E questo perché l’umiltà piena di amore che infonde nel suo esprimersi artistico non conosce confini di linguaggio, se non gli orizzonti sfumati e infiniti della bellezza e delle sue molteplici possibilità di essere. Tutta questa genuinità è costruita su un solido bagaglio culturale, su una maturata esperienza formativa. Si è diplomata infatti Maestra d’Arte all’Istituto Statale d’Arte P. Petrocchi di Pistoia, ha seguito il Corso di laurea in Lettere Moderne, indirizzo Storia e Critica del Cinema. Nel 1995 ha conseguito l’Attestato di Qualifica Professionale di “Operatore culturale e dello spettacolo” riconosciuta dalla Provincia e dalla Regione Toscana. Ma soprattutto ha coltivato nelle gallerie d’arte e negli altri luoghi di condivisione artistica i suoi talenti, confrontandosi costantemente con altri artisti, in una ricerca incessante di crescita e dialogo creativo. Non resta che conoscere meglio l’artista dalle sue stesse parole, dai suoi colori.
Adua, pittura e poesia i linguaggi della tua arte, con cui esprimi il tuo essere, i tuoi due amori si potrebbe dire, ce ne vuoi parlare? Che rapporto hai con queste due forme di espressione?
Buongiorno a voi, sì direi che arte e poesia sono due linguaggi espressivi che mi hanno da sempre accompagnato. Forse è nata prima l’arte, perché caratterizzata da un’immagine molto immediata ma ben poco dopo si è affiancata la poesia. Con entrambe esprimo il mio essere più autentico, le mie ispirazioni, il mio mettermi a nudo in quello spazio vulnerabile che trova però la sua forza innata. Da un’immagine pittorica nasce sempre un’immagine poetica, meno scontato è il processo inverso che probabilmente necessita di una elaborazione maggiore o semplicemente diversa. Il rapporto che ho con le due forme di essere me è un rapporto di amore e di necessità.
Sai cosa mi hai fatto pensare? A questi tuoi versi, presenti nella tua prima opera letteraria “l’alba dei papaveri”: Odio il profumo dell’avarizia/ che mangia e strappa/ cuori e pensieri/ […] Donare bellezza è un modo per essere generosi?
Mi piace questa domanda, è molto profonda. Penso proprio che la bellezza di cui tanto si parla oggi, sia legata alla generosità. Se non si è generosi non si potrebbe riuscire a donare niente di noi e della nostra visione del mondo, per cui sarebbe il buio totale, non ci sarebbe la cosa più importante, la condivisione.
Quale pensi che sia il ruolo dell’arte e dell’artista nella società contemporanea?
Penso che l’arte non abbia bisogno di troppe parole per definire il suo ruolo, credo piuttosto che debba essere se stessa, donarsi per com’è. Ci sono miriadi di forme espressive, tutte da non sottovalutare, a meno che non siano lesive e non offendano diritti o persone. L’artista è colui che ha in dono il maneggiare l’arte, è l’artigiano dell’immagine, attraversato dall’arte anche inconsapevolmente, tende egli stesso ad attraversarla per trasporla in un piano superiore e restituire al mondo una propria personale idea del mondo stesso. Il risultato è l’opera d’arte, che si presta ad altrettanto infinite interpretazioni. È così che nasce ancora nuova arte, in un cerchio che non ha fine. Questa è la bellezza della forma espressiva, la sua naturale forza di non potersi esaurire costituendo cultura: e proprio la cultura fa sviluppare i popoli. Dunque si tratta di un processo che da una semplice creazione si estende in qualcosa di ben più significativo e universale.
Come mai proprio questo titolo per la tua prima silloge “l’alba dei papaveri”?
Diciamo che il titolo del mio primo libro è stato scelto dopo aver vagliato bene, ero indecisa su un titolo ombroso, come “dalla parte del silenzio” e “L’alba dei papaveri”. Ho optato proprio per quest’ultimo, perché aveva un senso profuso di ottimismo e di speranza, la nascita di un nuovo percorso, anche di scrittura, oltre che simbolico, per il mio amore per la vita e la sua semplicità e bellezza.
Un artista creativa e poliedrica, lo è anche perché ha ricevuto tanto, umanamente, dagli altri?
Bene, credo che, anche se non sempre questo possa accadere, ci siano persone che umanamente riescono a dare tutto, le persone più vicine, quelle che hanno condiviso percorsi di vita insieme, ma quelle che a volte sono state di passaggio e che hanno lasciato qualcosa di enorme dentro di te, tanto da essere riuscite a diventare vere e proprie ampolle di rinascita. Alla fine credo che tutto questo abbia di nuovo a che fare con la condivisione. Mi viene in mente per un attimo il film diretto da Sean Penn “Into the wild”, quando nella scena finale, proprio nel momento cruciale in cui il protagonista volge alla fine, c’è la rivelazione di una verità che già era insita dentro di lui, e che si svela nuovamente attraverso la luce della condivisione. Solo condividendo momenti di vita con gli altri, si può dire di avere vissuto qualcosa di bello e di vero, proprio quando prevale quella sensazione che ti fa dire che non siamo infinitamente isole. Dare è creare.
Ricordi un tuo verso a memoria, che ami particolarmente? E perché?
Ce ne sono diversi a dire il vero, dunque citerò questo perché è comprensivo di tutti gli altri perché riferito alla vita che mi “confonde anche le foglie di ulivo”. Penso di aver ricordato questo verso perché sono strettamente legata e riconoscente alle radici, oltre tutto la foglia di ulivo ha un significato anche più spirituale, dunque riconoscente a chi mi ha dato la luce per vedere la bellezza del mondo ancora incontaminato, per toccare e assaporare l’offerta che i giorni riescono a dare, per udire i rumori che amo di più, quello del vento e quello del mare, per parlare e per pensare, per scrivere e per sognare.
Sei più portata alla nostalgia, a guardare indietro, anche artisticamente, o a proiettarti verso il nuovo, la sperimentazione addirittura?
A tutte e due le cose direi, forse perché sono entrambe le cose, riesco a essere ombrosa e malinconica quanto sorridente e ottimista, dunque quando guardo indietro, stringo in segreto quello che so di avere raccolto e ho paura quasi, che possa sfuggirmi tanta bellezza passata (ma sempre con me), mentre quando guardo al futuro, mi armo di una forza strana, senza nome, che mi permette di sorridere e di essere nuova, o semplicemente, di essere migliore.
Ci puoi anticipare qualcosa dei tuoi progetti futuri, se ce ne sono?
Sì, posso dire che sto ancora scrivendo e dipingendo, sogno cose nuove e ho molte idee, questo è già nuovo punto di partenza per altri lavori, ma non dirò di più perché è ancora presto.
Adua Biagioli Spadi sa colorare con le parole e parlare attraverso i colori.