produzione Teatro Franco Parenti
con Gioele Dix
di Molière
traduzione Cesare Garboli
e con Anna Della Rosa, Marco Balbi, Valentina Bartolo, Francesco Brandi, Piero Domenicaccio, Linda Gennari, Pietro Micci, Alessandro Quattro, Francesco Sferrazza Papa
scene e costumi Gian Maurizio Fercioni
musiche Michele Tadini, Paolo Ciarchi
luci Gigi Saccomandi
regia Andrée Ruth Shammah
Durata: 2h e 15’, intervallo compreso
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Da martedì 6 a domenica 11 dicembre Andrée Ruth Shammah propone al Teatro della Pergola la sua lettura de Il malato immaginario di Molière. Il ruolo del protagonista è affidato a Gioele Dix, perfettamente a suo agio nel restituire il lamentoso e suggestionabile Argan, la cui ipocondria soccombe al fascino della scienza medica (allora avvolta nelle nebbie oscurantiste e metafisiche) venerata fino alla negazione del buon senso. L’attore affronta con intelligente ironia la sfida di un confronto con l’indimenticato Franco Parenti, al centro della storica versione diretta da Shammah negli anni Ottanta. Anna Della Rosa interpreta la cameriera Tonina, alter ego in scena di Argan.
“La paura della malattia e la convinzione di aver bisogno di medici strampalati – afferma Gioele Dix – rendono cieco il malato immaginario, incapace di comprendere la falsità delle persone intorno a lui, così come di apprezzare chi realmente lo ama”.
Uno spettacolo ‘senza tempo e di tutti i tempi’, costruito su un gioco teatrale che intreccia angoscia esistenziale, divertimento e satira delle nevrosi del nostro tempo.
Una produzione Teatro Franco Parenti.
Un’edizione speciale dell’ultimo grande Molière, impregnata della memoria di un allestimento passato e felice e incarnata da un attore di solito solo sul palco, a divertire con gusto e rigore. Gioele Dix è Argan ne Il malato immaginario con la regia di Andrée Ruth Shammah e la produzione del Teatro Franco Parenti, in una messinscena che si rifà a quella fortunata degli anni Ottanta proprio con Franco Parenti. Al Teatro della Pergola da martedì 6 a domenica 11 dicembre.
“Il confronto con Parenti è intimo, una specie di partita privata”, afferma Gioele Dix, “avevo recitato con lui in quel Malato immaginario, vestire ora il suo ruolo è quasi la realizzazione di un sogno professionale. Andrée Ruth Shammah ha voluto le stesse scene e costumi di Gian Maurizio Fercioni e lo spettacolo ha assunto un taglio un po’ astratto, alla Bacon. Rispetto a Molière, ne ho fatti due, ho frequentato Shakespeare, Sofocle e i miei one-man-show sono strutturati su un solido impianto teatrale. Mi sono formato in teatro, lo amo come luogo e linguaggio, magari prediligendo il divertimento”.
L’Argan di Gioele Dix, attore al culmine della sua maturità artistica, è confinato in una sorta di limbo odoroso di unguenti e medicinali, spreca la sua vita fra poltrona, lettino, toilette, clisteri, salassi. Sotto la candida cuffia a pizzi, nella vestaglia bianca, nelle calze bianche molli sui piedi ciabattanti, si trova una debolezza a volte innata, un’incapacità genetica di prendere qualsiasi decisione. Il suo alter ego è Antonietta, detta anche Tonina, interpretata da Anna Della Rosa, una cameriera tuttofare, che il padrone vive spesso come un incubo, un’impicciona sempre presente che vede tutto e tiene in mano tutto, a partire dal destino dei padroni.
“Argan è un depresso, ma allora non si diceva”, prosegue Gioele Dix, “ha una sindrome bipolare con cambi di umore continui e momenti di infantilismo. È una figura bellissima, in cui si intravvedono, tra i quadri spassosi, certe pieghe di dolore. La compagnia in scena con me è affiatata ed efficace, ed è fondamentale perché Argan è un protagonista anomalo, non ha grandi monologhi, lavora di sponda, nei rapporti con la serva, con la moglie, le figlie e con i medici. È una grande palestra per affinare lo stile comico”.
Argan passa le giornate ad assumere farmaci e a chiedere consulti e non vede la cialtroneria di chi si arricchisce sfruttando i suoi presunti malesseri, invero somatizzazioni di conflitti personali per i quali nessuna pillola miracolosa è concepibile (la crociata scettica di Molière contro l’oscurantismo fraudolento può facilmente leggersi, nel nostro secolo, come una critica allo scientismo e alla medicalizzazione dilagante delle problematiche umane). Chiuso nel suo narcisismo, non ascolterà i desideri della figlia Angelica, destinandola in moglie non al suo prediletto bensì al nipote di uno dei medici da quattro soldi di cui il nobile si attornia e sarà solo grazie alla zelante serva Tonina che Argan scoprirà la verità circa l’amore tutt’altro che disinteressato della seconda moglie Belinda. Ma nonostante la nuova consapevolezza sull’ipocrisia che infetta i rapporti con tutti i familiari e accoliti, Argan sceglierà di restare nascosto dietro il suo velo protettivo di scaramanzia e di finzione, continuando a inseguire il miraggio di felicità delirato nella sua percezione portentosa della scienza medica, piuttosto che accettare di convivere con il caso e con l’imprevedibilità delle sorti del corpo e dell’anima.
“Ho una responsabilità altissima”, riconosce Gioele Dix, “sono in scena dall’inizio alla fine, è faticoso, ma intrigante. Gli spettacoli in solitaria in cui rompo la quarta parete e mi relaziono con il pubblico nell’immediato hanno un effetto euforizzante, però mi piace di più questa condivisione del lavoro di compagnia”.
Come Il Borghese gentiluomo, anche Il malato immaginario finisce con una burla che si prolunga verso un orizzonte aperto a tutte le conclusioni possibili. Conoscere la fine di Argan importa assai meno delle certezza che, in ogni caso, quella fine è una fine da vittima. Come spiegarla? In fondo, Argan è un piccolo tirannello domestico, l’ultimo dei cosiddetti ‘uomini onesti’ di Molière dietro la cui semplicità, dietro il cui perbenismo si nasconde un verminoso e complicato intreccio di fobie e di follie. È dunque difficile sottrarsi alla tentazione di leggere Il Malato immaginario come un’opera a chiave. Una metafora e un’allegoria politica, dove i rapporti di Argan con la medicina ripetono, puntualmente, i rapporti di qualsiasi brav’uomo, vittima e insieme colpevole, con il potere.
“Il nostro Malato immaginario”, conclude Gioele Dix, “è in grado di rappresentare le fragilità dell’uomo, la consapevolezza del disagio, del bisogno di difendersi dal mondo esterno e di fuggire le responsabilità dell’esistenza, in una consonanza col presente, con l’irreversibile condizione della perdita di fiducia in se stessi e nei propri simili”.
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Prezzi
Interi
Platea € 34
Palco € 26
Galleria € 18
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Ridotti – Over 60
Platea € 30
Palco € 22
Galleria € 16
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Ridotti – Soci UniCoop Firenze (martedì, mercoledì)
Platea € 26
Palco € 19
Galleria € 14
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Ridotti – Under 26
€ 22
€ 17
€ 13
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Biglietteria
Teatro della Pergola
Via della Pergola 30, Firenze
055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com
Dal lunedì al sabato: 9.30 / 18.30
Circuito regionale BoxOffice e online su https://www.boxol.it/TeatroDellaPergola/it/advertise/il-malato-immaginario/173980.