Orlando. Le primavere
Il debutto di Orlando di Silvia Battaglio incontra una sala gremita nonostante sia solo il 2 gennaio. Inizia così la minirassegna Il Cielo su Torino, organizzata dal Teatro Stabile di Torino, un breve percorso dedicato ai lavori delle giovani compagnie del territorio piemontese, vetrina di spettacoli selezionati sulla base di un bando aperto. Orlando nasce dal lavoro di ricerca di Silvia Battaglio sul testo di Virginia Woolf, intreccio androgino di inizio Novecento, lavoro sensibile e profondo, storia di un ragazzo che diviene fanciulla mantenendo gli impulsi di un corpo imberbe. Lo spazio scenico è vuoto, solo ganci di metallo sospesi sul palco, in attesa di lanterne ad alimentare le scoperte del giovane Orlando. Una (forse troppo) lunga scena iniziale nel colore ambra di pelle femminile, scoperta di un fanciullo trasformato, introduce l’intreccio a chiasmo di un romanzo di formazione sul genere. Silvia Battaglio e Lorenzo Paladini si cambiano/scambiano i ruoli, gli incontri, le speranze, le gioie e le meraviglie dell’amore sperimentato dai punti di vista dell’Orlando uomo e donna. La scena è fecondata con perizia fisica dai giovani interpreti, azioni fisiche, coreografie, reazioni emozionali, ma la drammaturgia è spesso troppo compressa e spesso banalizza eccessivamente il procedere degli eventi, mentre altrove l’integrità del testo della Woolf ridona splendore a luci e parole. Nel complesso uno spettacolo un poco scarno, con poche soluzioni dotate di portata meravigliosa, dal ritmo troppo omogeneo e lunghi monologhi vibranti. Molto presente e di qualità originale la musica e le sonorizzazioni originali, ottimo ingrediente di un’opera opaca.
regia, coreografie e drammaturgia Silvia Battaglio
liberamente ispira to a Orlando
di Virginia Woolf
con Silvia Battaglio, Lorenzo Paladini
suggestioni musicali Luc Ferrari, Paolo Angeli, Officine Schwartz
disegno luci Massimiliano Bressan
Biancateatro in collaborazione con CROSS International Performance Award, Cattedra di Storia del Teatro, Dams, Università degli Studi di Torino, Martim Pedroso&NovA Companhia (PT)
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Elettra
Elettra di Hoffmanstall è un testo di alto lirismo, opera letteraria più che teatrale: il tentativo di Scarpinato è di creare caratteri vivi e fisicamente grotteschi per snellire il peso di quelle parole dotate di una luce sfavillante ancora adesso. La corte degli Atridi è dominata da un Egisto a singola profondità, una regina fragile, un Tiresia Modugno ed un trio di cameriere plastiche e scattanti. Un tavolo per tutta la scena, tende a listelli sul fondale e qualche breve spezzone di videoproiezione garantiscono l’orchestra scenografica, algida creatura, imbastitura rigida di uno spettacolo ricco di gags, trovate e soluzioni sceniche grottesche e spesso scontate, come le barzellette raggelanti di Egisto a inizio spettacolo, che lasciano il posto a lunghi dialoghi intensi pestati con eccessivo compiacimento sul pedale delle emozioni, gestite con scottante imperizia da un cast ancora giovane e a volte non ancora pronto, in una gabbia registica verde e metallica, geometrica e poco viva. Nel complesso un tentativo apprezzabile di misurarsi con un grande testo stagionato, senza però innovare né recitazione né regia, con i limiti di giovani attori, seppur bravi ed intensi, stretti in una partitura non sempre adeguata.
di Hugo von Hofmannsthal
con Elena Aimone, Anna Charlotte Barbera, Lorenzo Bartoli, Elio D’Alessandro, Raffaele Musella, Giulia Rupi, Eleonora Tata, Francesca Turrini, Valentina Virando
regia, elaborazione drammaturgica, progetto scenico
Giuliano Scarpinato
costumi Dora Argento
luci Danilo Facco
musiche Elio D’Alessandro
video Daniele Salaris
collaborazione alle scene Marco Borgogni, Diana Ciufo
assistente ai movimenti Daniele Sala
Wanderlust Teatro
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Variazioni sulla libellula
Variazioni sulla libellula sboccia luminoso nella sala colonne del Teatro Gobetti, palco spiovente e attrici, tecniche audio e luci, oltre che interpreti, in scena ad attendere il segnale di partenza. Scattante scena iniziale sbuffante di sigaretta accesa, smorzata da un doppio monologo affossato sulla sedia in proscenio, Amelia in due visioni biografiche, anime vibranti della medesima artista. La seconda variazione è la ricerca di un linguaggio originale, ma appare solo un fiume di parole, azioni pesanti su testi che schizzano troppo veloci per brillare appieno. Acqua, luce, fiori, parole lanciate distanti o rotolanti con sgargiante precisione, ma schiacciate nell’ansia di farle vedere, mostrarle ad ogni costo, dietro invenzioni a volte superflue. Fluo e vintage la terza variazione vola ad una conclusione cantata in apprezzabile coro armonico. Uno spettacolo irruente è spesso aggressivo; la poesia ne esce ammaccata, a favore di un tenero slancio giovanile e fresco, un poco goffo, a volte violento, che non consente di godere a pieno del tumulto ricco di verità della grande poetessa. Fra fuochi d’artificio incongrui e fasi di finzioni nuvolose, si intravede un genuino sole artistico che speriamo possa sorgere in pienezza.
da Storia di una malattia e La libellula
(Panegirico della libertà) di Amelia Rosselli
consulenza drammaturgica Domenico Ingenito
di e con Roberta Lanave, Camilla Sandri
luci francesco Dell’Elba
Compagnia Lanavesandri
con il sostegno di Caffè Basaglia
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Edith
In scena al Gobetti giunge l’astro decadente di Edith, prodotto dalla Compagnia Serra/Cardea, il ritratto della zia e della cugina di Jacqueline Kennedy Omissis, prendendo ispirazione dal documentario Grey Garden del 1975 dei fratelli Maysles. Drammaturgia originale, interpretazione e messa in scena a cura di Chiara Cardea ed Elena Serra, scenografia studiata e realizzata da Jacopo Valsania, costumi e trucco elaborati da Anna Filosa, progetto sonoro di Alessio Foglia: il lavoro di diversi artisti crea l’effetto immersivo di una reale installazione teatrale, nel giardino decadente della villetta lasciata andare ai rovi del tempo e della memoria, un’esperienza coinvolgente ed esteticamente interessante. Ma la drammaturgia è un cut-up eccessivamente intricato, che giustappone in maniera orizzontale considerazioni, situazioni, eventi, fantasie, sogni, seguendo la scia contemporanea della scrittura anti-narrativa purtroppo nella modalità più superficiale e vuota, creando raramente inneschi che il pubblico possa realmente cogliere, dando per scontati punti relazionali fondamentali per empatizzare con le due protagoniste. A volte lo si percepisce come un gioco lezioso, fine a se stesso, più spesso si ha l’impressione che le cose vengano ripetute, in un loop esistenziale, raramente infine possiamo rintracciare un filo di autenticità. Ed è questo soprattutto che perdiamo, la verità semplice, la profondità umana di queste donne, c’è sempre una maschera che ci separa dal vero, quasi sempre in maniera inconsapevole da parte delle autrici, un velo di troppe parole e pochi sentimenti nudi. E non basta, e non è veramente necessario, denudarsi fisicamente, mostrare il seno, il pube, un’espressione goffa senza motivo. La casetta al centro del palco praticabile ed interno, veranda, sedia e lucernario, permette possibilità interessanti, affiancate da azioni non didascaliche ma spesso meccaniche e finte, non ingranate nel fluire delle scene. Infine molta finzione, spinta da una recitazione affettata anche nell’intimo, in un ritmo variegato e soluzioni cangianti, immersi in una scena interessante, per una drammaturgia troppo spesso confusa e senza appigli.
di e con Chiara Cardea e Elena Serra
voci off Michele Di Mauro, Vittorio Camarota, Matteo Baiardi
regia Elena Serra
progetto sonoro Alessio Foglia
scena e luci Jacopo Valsania
costumi e trucco Anna Filosa
assistente alla regia Davide Barbato
artwork Donato Sansone aka Donny Sansuca
foto Luigi Ceccon
coordinamento e organizzazione Davide Barbato
ufficio stampa Giulia Taglienti
direzione tecnica Loris Spanu
produzione Serra/Cardea
produzione esecutiva Teatro della Caduta
con il sostegno di Renaise – abiti d’Altra moda / Tiramisù alle Fragole / Lumeria
progetto realizzato in collaborazione con Terre Spezzate / Arca Studios / il Circolo dei lettori / Il Piccolo Cinema
ringraziamenti Simone Schinocca e Teatro bellARTE,
Giorgio Ghibaudo e Arcigay Torino
Silvia Mercuriati e TLC Teatro Laboratorio Creativo
Nello Rassu e Laboratorio Multimediale Guido Quazza
La McMusa