di Florian Zeller
con Massimo Ghini, Galatea Ranzi, Claudio Bigagli, Massimo Ciavarro, Gea Lionello, Luca Scapparone, Alessandro Giuggioli
scenografia Roberto Crea
costumi Silvia Frattolillo
luci Marco Palmieriregia Massimo Ghini——
Si apre il sipario e si viene immediatamente proiettati nella magica ed incantata atmosfera parigina. Siamo con Michel, il protagonista (un magnifico Massimo Ghini in versione biondo miele) lungo la Senna a curiosare fra le bancarelle che vendono mille cianfrusaglie. All’improvviso la felicità disegna sul suo viso espressioni di sorpresa e di incredula meraviglia. Un disco di vinile trovato fra centinaia di polverose copertine è l’oggetto artefice di tale stupore. Una rarità, l’incisione originale di un famosissimo compositore di jazz, ritenuta ormai introvabile, è finalmente nelle sue mani. Michel, entusiasta corre a perdifiato attraversando incroci, semafori, macchine e pedoni, ansioso di ritornare a casa per ascoltare la musica di quel disco.
E qui termina il prologo! Come l’inizio di un film, che sfuma mentre si accende la luce sul palco. Siamo a teatro, all’interno dell’appartamento di quel palazzo che abbiamo visto sullo schermo. La scena è di grande impatto visivo, efficace nella struttura ed imponente nel fondale che si apre con un maestoso oblò sulla torre Eiffel.
Un’ora, gli basterebbe un’ora di tranquillità per realizzare il suo sogno! Come spiega lo stesso Ghini si tratta di “un titolo che rappresenta in maniera precisa un sogno, un’esigenza che, dati i momenti convulsi che viviamo, si fa quasi utopia. La commedia mi è stata segnalata da un direttore di teatro che l’aveva appena vista a Parigi. La prima lettura è stata immediatamente rivelatrice delle potenzialità del testo stesso. Una intelaiatura da farsa, composta e sviluppata con eleganza che, non disdegna la memoria geometrica di tanta commedia francese cinica e moderna che, ancora continua ad essere fonte di ispirazione per molti film di successo”.
Ma a volte anche i desideri più semplici ed apparentemente innocenti… incontrano ostacoli imprevisti e fastidiosi. È quanto accade al nostro protagonista. Una girandola di situazioni, arrivi, rumori e telefonate, rivelazioni e tradimenti, amicizie che si rompono e paternità perdute e ritrovate, amanti pentite e vicini petulanti, e come ciliegina sulla torta… operai che entrano ed escono con lunghi tubi, che ricordano “le scale” di tante gags della migliore tradizione delle comiche. Si fingono “polacchi” ma poi una volta smascherati dal vicino “polacco” che come tale parla bene il “polacco”, confessano di essere portoghesi, ma alla fine il dubbio rimarrà vagabondo nell’aria… L’unica certezza è che come operai sono dei gran pasticcioni che provocano guai a dismisura.
Il rumore amplificato in ogni suo frammento di suono è un efficace accompagnamento sonoro che sostituisce la musica, la tanto agognata e desiderata musica che il nostro Michel vorrebbe ascoltare nella sua ora di tranquillità.
Belli i costumi, che scandiscono e disegnano ancor di più il carattere dei personaggi. Deliziosa Galatea Ranzi nei panni della moglie, conferma la sua bravura anche nell’esordio nella commedia brillante
Massimo Ciavarro, al suo debutto teatrale, impreziosisce il personaggio dell’amico-amante col suo fascinoso talento.
Gea Lionello sprigiona scintille nel suo completo rosso fuoco, conturbante equilibrista su tacchi a spillo, altissimi, nel suo isterico e prepotente desiderio di verità.
Ed ancora degno di nota il giovane Alessandro Giuggioli nel ruolo del figlio scapestrato e il vicino Claudio Bigagli volto conosciutissimo dal pubblico e Luca Scapparone, operaio dalle movenze buffe e rocambolesche.
Mattatore indiscusso ed istrionico protagonista un bravissimo Massimo Ghini!
L’atmosfera in scena è di simpatica complicità, e ne guadagna il ritmo velocissimo della commedia.
Caratterizzazioni ben riuscite e una agile, multiforme ed attenta regia regalano al pubblico uno spettacolo divertentissimo e leggero che scivola con eleganza su temi cruciali e pregnanti della complessità delle relazioni umane.
Applausi convinti di un pubblico che ha rinunciato all’evento televisivo del festival di Sanremo ed è consapevolmente soddisfatto di questa bella serata a teatro.