Prosegue l’esplorazione delle grandi fiabe della compagnia Fantateatro con la Sirenetta, una delle fiabe più toccanti e suggestive di Hans Christian Andersen, pubblicata per la prima volta nel 1836. Nonostante siano trascorsi diversi secoli, questa storia continua a catturare e affascinare i bambini ed è considerata una delle massime espressioni del genio creativo di Andersen che, con essa, è riuscito a rappresentare il tema del diverso attraverso una bella e indimenticabile storia d’amore.
Nella pièce diretta da Sandra Bertuzzi, andata in scena al Teatro Dehon di Bologna, la compagnia Fantateatro non prende spunto dalla versione disneyana, ma dall’originale sirenetta dello scrittore danese. La storia per molti aspetti è simile: La figlia prediletta del Re Tritone, la bella e curiosa Ariel, pur vivendo negli abissi marini è affascinata dal mondo degli umani e sogna di poter vivere sulla terra. Continuando a trasgredire gli ordini paterni, Ariel si avvicina sempre più al mondo umano ed è proprio in una delle sue esplorazioni che incontra il principe Federico del quale si innamora perdutamente dopo avergli salvato la vita. Per poterlo rivedere la giovane Sirenetta è disposta a qualsiasi cosa e, proprio per diventare umana e cercare il suo amore, decide di cedere alla Strega della Palude la sua voce: se non riuscirà a conquistare il principe non solo perderà per sempre la voce ma diventerà anche schiava della Strega per sempre. Dopo mille peripezie Ariel riesce a conquistare il principe e a vivere con lui per sempre.
Nello spettacolo di Fantateatro ci sono diverse soluzioni molto originali, capaci di creare grande effetto scenico e catturare grandi e piccini. La prima è senz’altro la messinscena ideata da Federico Zuntini che ricrea l’ambiente dei fondali marini attraverso dei bellissimi trucchi scenografici. Molto bella e divertente è anche la scena nella quale la Sirenetta si ritrova ad avere le gambe senza saperle usare e impara a camminare in un gioco di cadute, inciampi e risalite davvero esilarante.
E poi c’è la storia d’amore tra due esseri apparentemente incompatibili tra loro. Ma, come diceva Theodor Adorno, “L’amore è la capacità di avvertire il simile nel dissimile” e questo rimane un grande insegnamento che non ha tempo e non ha età.