di Harold Pinter
con Giulia Cavallini e Leonardo Venturi
produzione Teatro a Manovella
Regia di Massimo Alì
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Se la vita ci mette tutti i giorni l’uno davanti all’altro diveniamo lo specchio dell’altro e scrutare nel riflesso di se stessi attraverso un filtro amoroso vuol dire subirne l’incanto e il sortilegio, cedere alla convenzione, adagiarsi sulla routine, entrare nella zona di comfort, forse, per rassegnarvisi, ma anche subire ancora l’urto insanabile del desiderio, la pulsione vivificante della trasgressione alla pacifica convivenza di una duratura unione senza ombra residua di conquista. Una coppia borghese sbroglia il nodo assurdo della convivenza forzata esplorando come un sistema autosufficiente le insidie di un matrimonio senza figli, dedicandogli la cura che si deve ad un giardino di fantasie e contraddizioni che merita una coltivazione attenta anche alle radici giocose dell’erotismo. Proprio laddove si annida sovente l’ipocrisia più dannosa al mantenimento delle relazioni affettive, Pinter sviscera tutto l’incarnato crudo della seduzione, la determinante padronanza di linguaggio dell’intimità ed il duro contesto dell’appartenenza ad un ecosistema di delicati equilibri tra istinti di possesso e libertinaggio. Può una coppia farsi complice del segreto e sempreverde impulso dell’anima di essere corteggiata e ambita? Alla base della radicale presa di coscienza delle dinamiche affettive è rintracciabile l’aspirazione profonda ad un amore capace di nutrire continuativamente le nostre aspettative ed il nostro effettivo bisogno di essere riconosciuti esistere come un miracolo da carpire. Le conversazioni di certa ironia, che mal celano appositamente il dietro le quinte di un rapporto fatto sostanzialmente di accomodamenti, disvelano lealmente vuoti e pieni di una vita a due, ponendo una lente focale sugli accordi possibili e sui disaccordi innegabili di due identità in conflitto più col ruolo che rivestono che con la loro effettiva esperienza di affiatamento. L’amante, in ogni caso, resta colui che ama.
Ines Arsì