Nel 2002 Nanni Garella dava vita ad un’esperienza unica nel suo genere che negli anni si è sviluppata ricevendo importanti consensi dal pubblico e dalla critica nazionale. Oggi quella prima esperienza rivive con l’ultimo lavoro degli attori dell’Associazione Arte e Salute Onlus, protagonisti di una nuova versione della messa in scena di Fantasmi di Luigi Pirandello.
Un allestimento inusuale, che manifesta il “mistero” dei temi trattati fin dall’entrata del pubblico: l’intimo ambiente della sala Salmon non prevede una netta distinzione tra platea e palcoscenico, le file di poltrone sono coperte da teli grigi e in penombra, gli spettatori vedono pareti foderate da teli, pozzanghere a terra, assi di legno qua e là e un sottofondo musicale stridente, quasi fastidioso accompagna l’entrata in scena dei personaggi. Le visioni degli abitanti della Villa detta “La Scalogna” portano gli spettatori dentro il dramma con veemenza e immediatezza, spianando la strada che dipanerà l’intera vicenda.
Da un lato il suddetto gruppo composto dagli Scalognati: personaggi strani capitanati da Cotrone, rifugiati fuggiti dalle brutture della quotidianità che hanno costruito un loro mondo e un modo alternativo di vivere facendo dei loro punti deboli virtù da condividere con i loro “simili”. L’irruzione di un gruppo di sconosciuti sconvolge gli equilibri interni degli Scalognati, rimettendo tutto in discussione: una compagnia di attori bistrattati e sull’orlo del disastro arriva alla Villa vagando per le montagne, cercando un tozzo di pane e un letto per riposare dai profondi dolori che condividono. In una sorta di feedback gli “scheletri nell’armadio” usciranno a spizzichi e bocconi, incitati dalla retorica di Cotrone e ascoltati in un sacro silenzio dagli abitanti della Villa, che a loro volta si sbottoneranno raccontando storie reali o forse no.
Sta tutto qui il perno del testo pirandelliano: l’incertezza data dal non saper distinguere il reale dalla finzione, gli eventi dai sogni, il mondo dalla fantasia. Fantasmi, pubblicato da Pirandello nel 1931, contiene già in nuce il fulcro dell’immaginario creato successivamente nell’ultima opera del drammaturgo agrigentino I giganti della montagna, rimasta incompiuta.
Da interrogativi insoluti e interpretazioni personali parte la regia di Nanni Garella, che spiega “abbiamo potuto assumere questo testo come materiale in sviluppo, soprattutto per costruire quello che poi è diventato il nostro metodo di lavoro: un lungo laboratorio di drammaturgia, la costruzione dei personaggi, dapprima, e, da questi, lo sviluppo del testo, la sua conoscenza, l’apprendimento delle parole e dei gesti”. L’apporto “speciale” degli attori di Arte e Salute Onlus alla riuscita della messinscena gioca anche sulle cosiddette “apparizioni” linguistiche, definite anche come “allucinazioni”: vere e proprie epifanie che accompagnano la vita quotidiana delle persone sofferenti di disturbi psichici.
Degno di nota il fatto che dopo quindici anni di lavoro, ad interpretare i ruoli che all’epoca furono affidati ad attori esterni siano gli ex allievi che, divenuti attori a tutti gli effetti, oggi affiancano i nuovi allievi. Gli Scalognati sono capitanati da Moreno Rimondi e interpretati da Mirco Nanni, Fabio Molinari, Maria Rosa Iattoni, Filippo Montorsi, Stefania Marani, Simona Magrefi, Tina Gualandi, Alessandro Massimo Pugliese, Giovanni Cavalli Della Rovere e Massimiliano Paternò. La compagnia di guitti è invece guidata da Pamela Giannasi e composta da Lucio Polazzi, Iole Mazzetti, Roberto Risi, Luca Formica e Deborah Quintavalle.