di: Ettore Scola e Ruggero Maccari
adattamento: Gigliola Fantoni
con: Giulio Scarpati, Valeria Solarino, Giulio F. Janni, Anna Ferraioli, Matteo Cirillo, Paolo Minnielli, Federica Zacchia
scene: Luigi Ferrigno
video e suoni: Marco Schiavoni
regia: Nora Venturini
produzione: Compagnia Gli Ipocriti
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Arriva finalmente anche alla Pergola la trasposizione teatrale della grande pellicola del maestro Ettore Scola, scomparso lo scorso anno.
Una sfida difficile per un’opera parimenti grandiosa.
“Una giornata particolare” è stato ed è ancora oggi un film cult, una perla del cinema neorealista, un orgoglio italiano (vincitore di un Golden Globe, due David di Donatello e due nominations agli Oscar); affrontando tematiche estremamente coraggiose per l’epoca, Scola ritrae con delicatezza la figura di un omosessuale, Gabriele, intelligente ed acculturato, dando al pubblico italiano di allora (ma anche di oggi) gli strumenti per empatizzare con il personaggio, il cui destino per un giorno si scontra, incrocia ed intreccia con quello di una casalinga che incarna lo stereotipo tipico delle donne in epoca fascista: Antonietta non è considerata come donna, ma è ridotta a fare la serva del marito, dei figli e del regime, ritenuta ignorante ed “indegna” di qualsiasi tipo di rispetto. Un’insolita amicizia viene a crearsi in una giornata particolare per la storia, per la vita di un uomo prossimo al confino e per una donna fascista che riscopre la sua libertà di sentire e vivere.
È il 6 maggio del 1938 e la vicenda si svolge sullo sfondo di una città in festa, pronta ad accogliere con grandi festeggiamenti e grande entusiasmo l’arrivo del Führer in visita a Roma.
Il riadattamento teatrale è stato possibile per la grande tecnica registica adottata da Scola: un ambiente chiuso che rende prigionieri i personaggi, obbligati dai loro ruoli a rimanere fuori dal mondo, di cui ci arriva l’eco dalla radio. Quello che ci viene mostrato, nel film come a teatro, è un microcosmo caratterizzato dagli interni degli appartamenti dei due, interrotto costantemente dal brusio di sottofondo degli altoparlanti della manifestazione fascista che punteggia ricordandoci la sua onnipresenza, ricordandoci che fuori si sta facendo la “Storia” (l’adesione filologica al periodo storico che caratterizzava quell’Italia, era il fondamentale sul quale Scola non transigeva).
Gabriele ed Antonietta (Giulio Scarpati e Valeria Solarino) sono quindi un uomo ed una donna dalle idee e dai sentimenti discrepanti, accomunati però da una vita insoddisfatta e subordinata: sono due anime sconfitte che si fondono. Questo microcosmo intimo e nascosto, fatto di sguardi, gesti, dialoghi, vite diverse ma non poi così lontane, caratterizza il cuore dello spettacolo. Un fugace bagliore di luce che rimarrà in loro, come una gioia nascosta, nonostante l’inevitabile chiusura del cerchio e il ritorno alla vita quotidiana.
L’accostamento con le grandi interpretazioni della Loren e di Mastroianni, non spaventa più di tanto i protagonisti della pièce: “Realizzato in teatro, lo spettacolo diventa inevitabilmente qualcosa di diverso: diversi sono gli strumenti espressivi, diversa è la riproduzione”. Valeria Solarino afferma: “Non voglio pensare ai paragoni che il pubblico farà tra la Loren e me. Lei è una diva grandiosa con cui non posso misurarmi, ma il parallelo è inevitabile. La mia Antonietta è una donna disfatta e, per sottolineare la distanza dalla precedente, ho calcato sull’accento siciliano”.
La regia di Nora Venturini è permeata inoltre da momenti comici e da una certa gioia e vitalità che si differenzia dall’aspetto cupo del film stesso (caratterizzato anche dai colori spenti, quasi seppiati della fotografia di Pasqualino De Santis).