di Joseph Conrad
e con Francesco Meoni
traduzione e adattamento Francesco Niccolini
drammaturgia Alessio Boni, Roberto Aldorasi, Marcello Prayer e Francesco Niccolini
violoncellista Federica Vecchio
maestro darmi Renzo Musumeci Greco
musiche Luca D’Alberto
scene Massimo Troncanetti
costumi Francesco Esposito
light designer Giuseppe Filipponio
fotografie di scena Federico Riva
regia Alessio Boni e Roberto Aldorasi
——–
Ci sono delle sfide che durano una vita intera, portate avanti per orgoglio o per sentirsi vivi. Poco importa. Ciò che conta è tenere vivo quel brivido, quel sottile piacere di sentirsi vulnerabili ma nello stesso tempo carichi di adrenalina, l’ormone che si attiva proprio quando si è in pericolo o in difficoltà e che fa vibrare l’esistenza. Nel racconto “I duellanti” di Joseph Conrad, pubblicato nel 1908 e, per la prima volta, messo in scena in una rappresentazione teatrale di cui Alessio Boni è regista e attore, si evidenzia l’eterna lotta dell’uomo contro se stesso, prima ancora che con un ipotetico nemico, foss’anche di una vita intera, come in questo caso.
A ispirare Joseph Conrad, infatti, fu un breve trafiletto di un quotidiano di provincia che raccontava un singolare duello tra due ufficiali napoleonici che, nel corso di vent’anni, si fronteggiarono armati in 17 duelli. Questo episodio fu lo spunto per un racconto davvero insolito nella produzione dello scrittore, che costruisce un piccolo capolavoro declinando il tema degli incontri fatali a lui caro in chiave umoristica e narrando la storia di questo scontro bizzarro sullo sfondo di un altro scontro, ben più importante per la storia: il passaggio del ciclone Napoleone Bonaparte in Europa, con tutti gli esiti che questo comportò.
Protagonisti del racconto di Conrad sono due tenenti napoleonici, D’Hubert e Feraud, che si sfideranno in un duello senza fine, passando dalla giovinezza alla vecchiaia, in uno sfondo sociale che vede prima l’ascesa e poi la caduta di Napoleone Bonaparte e, infine, l’avvento della restaurazione. I due personaggi narrati dallo scrittore polacco sono completamente diversi tra loro per carattere, temperamento e anche per origini. Alessio Boni è riuscito a rendere bene lo scontro tra questi due opposti che esprimono anche un diverso modo di intendere l’onore a la lealtà. Da una parte abbiamo D’Hubert (interpretato da Alessio Boni), un uomo del nord, proveniente dalla Piccardia (Normandia), altezzoso ma anche equilibrato e riflessivo che si trova a competere, per uno strano motivo che non sarà mai chiarito, con Feraud un tenente della Guascogna (sud della Francia) irascibile, pieno di ardore e di veemenza e fanaticamente devoto a Napoleone. Due indoli opposte che si innalzano a emblema di un periodo storico di grande conflitto ma anche di profonda innovazione.
La realizzazione teatrale che ne ha fatto Alessio Boni, grazie alla bravura degli attori in scena che interpretano diversi ruoli – non solo i due protagonisti ma anche Francesco Meoni, che ha interpretato con grande agilità scenica ben cinque ruoli – ha reso molto bene il conflitto tra i due uomini e ha saputo raccontare in modo efficace anche lo sfondo storico. Molto bella è la scena nella quale i due protagonisti raccontano a due voci la mitica campagna di Russia, terminata con la disastrosa sconfitta di Napoleone Bonaparte. Due fasci di luci incrociate illuminano i protagonisti che, ai lati del palco, raccontano questa disfatta che li ha visti lottare insieme anche se con slancio diverso. Un racconto in cui le voci si fondono in un’unica rievocazione che vede D’Hubert e Feraud, sempre in lotta tra loro, uniti in una delle battaglie più significative della storia.