Non è un caso che sia una corona grande, vistosa e dorata uno dei simboli più ricorrenti nelle opere di Jean Michel Basquiat, artista iconico e controverso della scena newyorkese degli anni Ottanta.
Le forti ambizioni dell’artista, che si impone nell’ambiente culturale come Samo e a soli 19 anni riesce a diventare un fenomeno, sono chiare fin dall’inizio: attraverso la sua arte Basquiat è riuscito a ottenere il successo e ha ottenuto un riconoscimento, quel riscatto sociale che capiva di non aver avuto nel privato.
A ripercorrere la breve e intensa parabola artistica di Basquiat arriva la grande mostra Jean Michel Basquiat – New York City, curata da Gianni Mercurio in collaborazione con Mirella Panepinto e allestita a Roma, nei meravigliosi spazi del Chiostro del Bramante (Via della Pace) dal 24 marzo al 2 luglio 2017: oltre 100 lavori tra olii, acrilici e disegni che arrivano direttamente dalla Mugrabi Collection di New York e che sono stati realizzati fra il 1981 e il 1987, i pochi fervidi anni in cui si consuma e si brucia l’arte di Basquiat, una star già a 20 anni che muore di overdose a soli ventisette anni, nel 1988.
Attraverso il percorso espositivo è facile immergersi immediatamente nel mondo di Basquiat, un universo contaminato costruito intorno a suggestioni mai statiche che unisce all’astrattismo il figurativismo neoespressionista. Le sue opere sono costruite intorno a un tratto immediato, infantile, rude e semplice utilizzato per scagliarsi duramente contro le strutture del potere repressivo e contro il razzismo come mostra in Procession (del 1986): il suo primitivismo rivendica l’orgoglio delle sue origini afro-americane e spiana la strada alle future generazioni di artisti neri.
Non mancano le pulsioni della musica jazz, nel ritratto di Dinah Washington, nelle citazioni di Louis Armstrong o Charlie Parker della cultura e dell’arte contemporanea (Ritratto di Frank Llyod Wright), tornano i simboli e la corona (in Back of the neck o Black), ma la mostra si dipana anche fra la collezione di porcellane artistiche e le Collaborations con Andy Warhol nate su suggerimento del gallerista e bocciate dalla critica, opere che finirono per incrinare il rapporto di amicizia fra il padre della Pop Art e Basquiat.
Opera dopo opera, il percorso espositivo nelle Sale del Chiostro del Bramante, lascia trapelare sempre uno stato perenne di insoddisfazione e di tensione drammatica, un sentimento oscuro e irrisolto, come accade in Poison o nei lavori sull’anatomia: la stessa tensione drammatica che si respira nella pittura, arriva anche dalla scrittura, segno grafico significante e preciso che diventa elemento irrinunciabile dell’universo universo artistico di Basquiat.
Promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, la mostra è prodotta e organizzata da DART Chiostro del Bramante e Gruppo Arthemisia in collaborazione con la Mugrabi Collection, è curata da Gianni Mercurio e vanta come media Partner Sky Arte HD. Previste anche visite interattive e laboratori per la scuola dell’infanzia e primaria, visite guidate e visite per la scuola secondaria di primo e secondo grado. Info e prenotazioni, 06 915 19 41, www.chiostrodelbramante.it, orario di apertura da lunedì a venerdì 10.00 – 20.00 / Sabato e Domenica 10.00 – 21.00.