di: Euripide
traduzione: Maria Grazia Ciani
adattamento: Gabriele Lavia
con: Federica Di Martino, Simone Toni, Mario Pietramala, Giorgio Crisafi, Angiola Baggi, Francesco Sferrazza Papa e con Sofia De Angelis, Giulia Horak
coro: Barbara Alesse, Ludovica Apollonj Ghetti, Silvia Biancalana, Maria Laura Caselli, Flaminia Cuzzoli, Alice Ferranti, Giulia Gallone, Giovanna Guida, Katia Mirabella, Sara Missaglia, Marta Pizzigallo, Malvina Ruggiano, Anna Scola
regia: Gabriele Lavia
produzione: Fondazione Teatro della Toscana
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L’uccisione di un bambino innocente è il fatto di cronaca più lacerante e disumano che si riscontri nella nostra civiltà, specialmente quando a commetterlo sono le stesse madri: il seme della follia dal quale scaturisce questo clamoroso atto contro natura viene definito in psicologia “sindrome di Medea”, ma nelle parole di Euripide e della stessa Medea, è possibile trovare un’altra connotazione: “quando una donna si vede tradita nell’amore, la sua ferocia non conosce limiti”. La mente di questa donna, definita la capostipite di tutte le battaglie femministe, è totalmente estranea al pensiero logico e comune: la principessa della Colchide, nipote di Apollo, parente delle maga Circe, la fanciulla dalle “fulgenti pupille”, non ha più nulla di umano in sé; il suo animo è stato posseduto dal bestiale orgoglio, il rancore l’ha trasformata in una bestia, lei donna altera che non medita solo una vendetta amorosa, ma che dà il via ad una ruota che concluderà il suo giro in un sacrificio perpetuato con il solo scopo di arrecare dolore e sofferenza più estremi all’uomo che l’ha abbandonata.
Eccesso è la parola cardine di questa tragedia greca, risalente al V sec. a. C.; eccessivo e smisurato è l’amore di Medea per Giasone, eccessiva e smisurata sarà la sua ferocia.
Gabriele Lavia dirige questo spettacolo contestualizzandolo in un’epoca a noi più coeva, collocando la scena all’interno di una casa dove tutto è ferro, ferro arrugginito e vecchio, così come sono anche i rapporti familiari che vi vivono all’interno. Tutta la rappresentazione è ricca di simbolismi: l’acqua e il continuo bisogno di Medea di bere, di attingervi, di bagnarsi e non sentirsi mai appagata così come è il sentimento che arde in lei, la sua sete di vendetta; le vesti scure e cupe dei protagonisti in contrapposizione ai colori chiari del Coro, il “male” contro il “bene” che cerca di dissuadere la donna dal suo intento; le movenze di Federica Di Martino, così senza controllo, fuori da ogni schema, bestiali, irrazionali, proprio perché la passione e la forza smisurata del suo sentimento hanno soverchiato la ragione e non c’è più argine che possa contenere il suo dolore dilagante.
Un lavoro che scava nell’animo umano e nei grandi interrogativi della vita: i temi della diversità e dell’istinto sono attraversati da folgoranti visioni tragiche, sullo sfondo di una rilettura dove a emergere è la modernità della potenza passionale e devastatrice della protagonista: “È un testo sconvolgente”, afferma Lavia, “di una bellezza e di una contemporaneità commoventi”.
Gabriele Lavia, presenta al Teatro della Pergola venerdì 21 aprile, ore 18, l’esclusivo volume “Lavia Il Terribile”, con il critico teatrale Marcantonio Lucidi e il direttore generale della Fondazione Teatro della Toscana Marco Giorgetti.
Con la preziosa prefazione di Dacia Maraini, il corposo libro fotografico edito da Manfredi Edizioni è il secondo volume dopo Magnetica Mariangela (dedicato all’attrice Mariangela Melato) che la Casa Editrice tributa a un grande protagonista del teatro italiano. Una vita spesa sul palcoscenico, interamente dedicata allo spettacolo e raccontata nel libro attraverso gli scatti del fotografo di scena Tommaso Le Pera e le interviste o le testimonianze curate dalla giornalista di teatro Anna Testa.
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“Terribile è che al di qua e al di là del sipario l’uomo è sempre nudo.
Ma ci si può vestire davanti a se stessi?”
Gabriele Lavia
L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.